Parole in cammino

Post N° 568


Papā č stato un gran ballerino. In un paese dove saper ballare significava, per la grande maggioranza degli uomini, saper far girare vorticosamente una donna durante una "courenta", papā eccelleva in tango e valzer. Non ballava il tango argentino, no.... lui era il tipico tanguero da balera e la dama la stringeva a se con forza guidandone con fermezza i passi. Poteva farla girare per tutta la pista come trottola impazzita e poi cambiare il senso del giro in modo del tutto imprevisto, cosė da costringerla, per cercare equilibrio, ad un movimento con il capo che a chi guardava pareva il gesto di un'amante stordita... Papā non faceva figure strane con i piedi, non intrecciava gambe. Lui trascinava i passi tra le note ed era un incanto quel trattenere il polpaccio a mezz'aria, il piede sbarazzino incerto tra l'avanti e l'indietro e la dama abbandonata, certa che dove fosse fosse, sarebbe stato un bell'andare danzando....Ho ballato una sola volta il tango e l'ho ballato con lui. Senza che conoscessi un solo passo, mi fece danzare la cumparcita cosė come avrebbe fatto uno di quei ballerini che intrattengono i turisti per strada a Buenos Aires, ballando con un pupazzo attaccato ai piedi.Ieri sotto ai portici in corso Nizza c'erano due uomini (di quelli a cui in certe parti d'Italia da un po' si usa dare la caccia), uno con una fisarmonica e uno con una chitarra, suonavano mirabilmente un tango. Ho pensato alla colonna sonora del post di ieri, ho pensato che da un po' di tempo mi torna in mente il mio unico tango con papā e mi č parso che non dovesse essere un caso, quel suono, quelle note ad accompagnarmi da lui. Voglio rimetterlo in piedi e voglio vederlo ballare il tango una volta ancora.