Parole in cammino

 


Stanotte ho dormito. Male ma ho dormito. Ho preso 15 gocce di alprazolam, principio attivo di un farmaco più famoso e dopo un po' di lotta con me stessa, un andirivieni letto cucina e un'ultima lettura a notte fonda dei quotidiani, mi sono adormentata e ho dormito, a tratti, agitata, ma le mie sei ore di sonno le ho avute.Dormire è fondamentale per me. Se non dormo il panico ha gioco facile. Un'anima sofferente stanotte mi ha parlato di quanto si senta stronza ad arrendersi al farmaco. Credo sia un modo distorto di vedere la propria situazione e lo dico essendoci passata pure io. Un tempo non prendevo farmaci, in primo luogo perchè il tipo di analisi che praticavo era antitetica rispetto all'ansiolitico, poi perchè c'è una sorta di pregiudizio verso il farmaco ad uso psichiatrico e questo pregiudizio faceva si che anche io dicessi "devo farcela da sola"Ebbene, vi do una brutta notizia, non ci si riesce da soli.Vi do anche una bellissima notizia: siamo ammalati.E adesso spiego perchè questa notizia sia bella. Mio padre ha avuto un l'infarto e ha cinque bypas, da anni prende la cardioaspirina e un sacco di altre cose piuttosto tostarelle. Ha anche il diabete e fa l'insulina ogni giorno. Ci credete che non si sente per niente stronzo quando prende le medicine?Mia madre non ha più la tiroide. Ogni giorno prende un ormone tiroideo e lo farà per tutta la vita. Nemmeno lei si sente stronza a prendere la pillolina.Allora, vogliamo metterci in testa che abbiamo una malattia e che per sopravvivere decentemente dobbiamo prenderci la dose quotidiana di farmaco? Perchè rifiutiamo di essere ammalati? Perchè ce ne vergognamo? Lo so, non si vede la malattia, le analisi non ne danno traccia, le radiografie men che meno, ma allora le persone cha hanno subito l'amputazione di un arto, ma continuano a sentirne la presenza e il dolore non le dovremmo curare? Eppure questi prendono pillole per sedare un dolore che non esiste, si sentiranno stronzi anche loro?Nel primo blog che aprii su libero, scrissi un pezzo sugli attacchi di panico parlandone come una malattia. Mi rispose una ragazza sgridandomi, dicendomi che non dovevo credermi ammalata. Magari ha ragione lei, ma quando apro i giornali e vedo di gente che torna dal lavoro e fa strage della famiglia, di ragazzi che si impiccano per una pagella non buona, di donne che uccidono i figli in lavatrice, scusate, ma forse se qualcuno li avesse creduti ammalati e curati, li avremmo ancora tutti qui. Hasta la victoria.... con juicio. (Foto: Ilia Rubini - L'anima svelata - La depressione)