Parole in cammino

 


Alcuni anni fa, una persona a me assai cara, decise di poter sopravvivere senza mangiare. Lavorava come un mulo e ingurgitava una pesca al giorno, più qualche decina di caffè. Fu difficile convincerla di avere un probelema, ma alla fine si arrese e andò dal medico, il quale le prescrisse un farmaco apposito contro l'anoressia e un antidepressivo. E lì scoppiò il dramma: lei diceva di non essere depressa, di non aver bisogno di farmaci contro la depressione, che l'avrebbero intontita e quant'altro. In sostanza rifiutava di curarsi. Finchè un giorno la convinsi ad ascoltarmi: le spiegai come io da anni prenda un farmaco per il cuore, anche se non sono ammalata di cuore. A leggerne il bugiardino mi si sono rizzati un poco i capelli, la prima volta, ma poi l'ho ingoiato e da allora lo ingoio ogni giorno. Le spiegai che la mia tiroide ammalata mi rendeva molto tachicardica e se non avessi preso quel farmaco, sarei diventata sì una cardiopatica. Certo, mi abbassa la pressione, a me che già tendo ad averla sotto ai tacchi, però fa si che la tiroide non mi faccia scoppiare il cuore... Non so se afferrò proprio il concetto, ma è certo che iniziò a curarsi ed infine è guarita, per la gioia sua e nostra. Tutto questo l'ho scritto per una persona che spero voglia leggere e convincersi che i medici non sono dei pazzi furiosi che prescrivono farmaci a vanvera. C'è sempre un buon motivo e se si ritiene che non ci sia, se ne discute. Ma rifiutare una cura per un pregiudizio è il modo più sciocco per farsi del male.[OT] Non perdetevi questo nel post del 14 marzo