Une.Rèputation?

... di me


   Fino ai sei anni la piccola aveva trascorso un'infanzia felice fino a quando cominciarono a prospettarle l'idea della scuola. Erano talmente indulgenti con lei e la sua infelicità che si chiese se forse non avesse la leucemia e loro non glielo nascondessero. Poi si rese conto di non avere la leucemia. Era semplicemente la vittima passiva delle consuetudini sociali. Per mesi le avevano parlato della necessità della scuola e lei aveva trattenuto paura e rabbia per amore della madre. Adesso lei l'aveva tradita. L'avevano portata via ed accompagnata in quel lugubre edificio. Non c'era più nessuna ragione per essere buoni. Quello che la piccola non aveva messo in conto era la speranza dei genitori che in un modo o nell'altro lei sarebbe cambiata, si sarebbe adattata alla loro vita. A nessuna bambina con la leucemia sarebbe stato chiesto di cambiare. La piccola decise così di diventare una bambina con la leucemia, una bambina malata, una bambina frustrata, una bambina con cui essere indulgenti. Quando poi le chiesero se non desiderasse trasferirsi nella stanza più grande, per fare spazio alla scrivania e ai nuovi libri scolastici lei fece la scenata più clamorosa che avesse mai fatto. Non glielo chiesero più. Incominciarono a guardarla stancamente quando non voleva mangiare, quando non voleva parlare a nessuno. Persero la pazienza e lei di rimando perse la sua. Ma non capivano? Lei era una vittima! La piccola allora imparò due cose: che essere silenziosi significava essere quasi pazzi ed essere chiassosi significava ancora una volta essere quasi pazzi. Le sembrò di non avere scelta. Non conosceva nessun modo di vita che non includesse silenzi imbronciati o attacchi di rabbia. Quando la zia le chiese perchè non si godesse la vita che conduceva, lei sentì una fiera resistenza nascere dentro di sè. Non si sarebbe arresa. Invece, misteriosamente ed inaspettatamente si innamorò della scuola. Le piacevano i colori, le piacevano le parole e ciò che poteva creare con tutti quei simboli misteriosi. Dotata di una memoria quasi prodigiosa non studiò praticamente mai. Imparava osservando ed ascoltando. Così si adattò.A mia madre e a tutte le madri che accompagnano i loro bimbi al primo giorno di scuola:  ...Sebbene il bianco siail colore del culto e del lutto, egli non è qui per pregare ed è troppo saggioper dolersi – condannato all'ergastolo ma rassegnato.Con la proboscide rigidamente sollevata – il segno di sconfittadell'elefante – ha resistito, ma ora è figlio della ragione. La proboscide diritta sembra dire: quandociò in cui speravamo è finito in nulla, ci siamo riavuti  Marianne Moore, Elephants