Une.Rèputation?

...Spagna, 1996, un padre e un figlio...


A Barcellona, nella sala del monastero di Pedralbes, uno dei grandi monumenti del gotico catalano, che ospitava una bellissima collezione di quadri, si notava, fra i pochi visitatori, una coppia di padre e figlio. Il primo era un lindo signore di circa settantacinque anni, piccolo di statura e dall'aria tranquilla e conduceva per mano l'altro, evidentemente affetto dalla sindrome di Down ovvero, come si usa impropriamente dire, un mongoloide. I due, davanti a me, si fermavano di fronte ad ogni quadro ed il padre spiegava al figlio, sempre tenendolo per mano, un quadro di Beato Angelico, tema prediletto degli ordini mendicanti, l'ombra da cui esce il ritratto di Anselmi di Tiziano, il canarino che scappa dalla sua gabbia nel Ritratto di una dama di Longhi. Il figlio stava a sentire, accennava con la testa, mormorava ogni tanto qualcosa; poteva avere quaranta o cinquant'anni, ma aveva soprattutto l'età indefinibile di un bambino avvizzito. il padre gli parlava, lo ascoltava, gli rispondeva, probabilmente era da una vita che faceva questo e non sembrava nè stanco, nè angosciato, ma compiaciuto di insegnare al figlio ad amare i Maestri. Giunto davanti al Ritratto di Marianna d'Austria, si china per leggere il nome dell'autore, poi si rizza di scatto e, rivolgendosi al figlio, gli dice, in un tono di voce un po' alto: "Velàzquez!" e si toglie il cappello, alzandolo il più possibile. La croce che, con la minorazione del figlio, gli era stata gettata addosso da un'ingiustizia imperdonabile non aveva curvato le sue spalle, non lo aveva piegato nè incattivito, non gli aveva tolto la gioia di riconoscere la grandezza, renderle omaggio e farne partecipe la persona per la quale verosimilmente viveva, suo figlio. Spesso il dolore stronca, inacidisce, spinge comprensibilmente a negare ciò che altri, ai quali la sorte è stata prodiga di doni, sono riusciti a creare ottenendo gloria nel mondo; soprattutto una pena che costringe all'ombra, come quella minorazione, rende difficile rallegrarsi e godere dello splendore raggiunto da un altro. Quel gesto rispettoso e festoso di togliersi il cappello era un gesto regale e lo era ancora di più l'evidente piacere col quale il vecchio comunicava il suo entusiasmo al figlio. Quell'amore paterno e filiale faceva sì che quelle due persone si bastassero, come si basta l'amore. Era davanti a quell'uomo, che senza saperlo era divenuto per me un piccolo Maestro, che bisognava togliersi il cappello.