Pallavolo Nave

scritto da un certo MARCO ANGIOLINI.. è un punto di vista..


La pallavolo, come in tutti gli altri sport “di situazione”, presenta un alto tasso di imprevedibile discordanza tra i risultati conseguiti e quelli pianificati.In altri sport come per esempio l’atletica leggera o il ciclismo, in allenamento grazie a cronometro e misure si ha un riferimento abbastanza affidabile sul risultato conseguibile in gara. Nella pallavolo le variabili in gioco aumentano in maniera quasi esponenziale.Ciò porta spesso a giustificare i fallimenti agonistici con motivazioni sempre meno tecniche e sempre più psicologiche.Frasi del tipo “Questa squadra non ha grinta” oppure “Manca di carattere” servono il più delle volte a nascondere le carenze tecniche e tattiche dell’organico. Il repertorio è assai vasto. Una fra le tante: “Questa squadra non ha la voglia di vincere”. Figuriamoci ! Allora mi viene da pensare che in campo la domenica scendono una dozzina di dementi che si allenano 3 giorni alla settimana solo per prendere pallonate in faccia. Oppure…: “I ragazzi non sono abbastanza cattivi in campo”. Allora che facciamo? Bastoniamo gli atleti come si fa con i Pitt Bull prima di un combattimento? Ve ne sono anche altre molto più colorite che per motivi di decenza non vi riporto ma sicuramente avrete colto il senso.Quando certe sciocchezze sono pronunciate da non addetti ai lavori o da dirigenti volenterosi ma incompetenti la cosa non preoccupa più di tanto. Ma quando queste panzane le partoriscono atleti o allenatori poco inclini a riconoscere i propri errori la cosa si fa allarmante.Quasi viene la tentazione di aggregare in panchina anche uno psicologo al servizio degli atleti.Chissà! Magari con qualche pasticca di Prozac si riesce a vincere 3-0.Quando negli anni 80 si cercava di stabilire il perché la Nazionale Italiana di Volley non ottenesse risultati di rilievo  le motivazioni espresse rasentavano il ridicolo. Si diceva che i russi vincessero tanto in quanto caratterialmente predisposti a questa disciplina. Qualcuno disse anche che le loro partite erano tatticamente simili a delle partite a scacchi. Ed esistono giocatori di scacchi più forti dei Russi? E quando si parlava dei risultati della nazionale statunitense? La risposta era ancora più semplice. Quelli vincono tutto perché sono Americani e sono forti in tutto. Punto e basta !!Noi siamo Italiani, non abbiamo la disciplina dei russi e la tecnologia degli statunitensi pertanto che ci possiamo fare?Oggi che l’Italia è al vertice nella pallavolo mondiale si è capito che tale risultato lo si è ottenuto soltanto lavorando sul miglioramento globale tecnico e tattico a tutti i livelli. In ambito nazionale, regionale e provinciale. Di psicologico non si è fatto quasi nulla. Certo con questo non voglio dire che io non ho mai caricato i miei atleti. Ma non posso farlo sempre se no si abituano e allora non funziona.Il fattore psicologico può essere determinante quando si perdono gare al 5° set magari con lo scarto di 2 puntiMa quando si rimediano una “sichitanza” di secchi 3-0 di psicologico non c’è assolutamente nulla.Quando si lavora con una squadra da più di 3 mesi e non si evidenziano miglioramenti per lo meno tecnici allora è giusto che l’allenatore di concerto con la dirigenza facciano un sano e proficuo esame di coscienza.Certo l’equazione Buon Allenatore uguale Buona Squadra il più delle volte non risulta esatta. Ma ai nostri livelli se la dirigenza di una società sportiva lavora seriamente con i settori giovanili nel giro di pochi anni non si ha bisogno del “Velasco della situazione” per togliersi dal basso delle classifiche. Se invece gli organici si compilano in base a criteri per così dire “politici” per accontentare dirigenti ed atleti, non ci si può aspettare che fuochi di paglia.. Quando nel 1999 fui incaricato di allenare il Minerbio Volley di Bologna femminile trovai una situazione analoga. In quell’ occasione dovetti sostituire un allenatore che  in seguito valutai di discreto livello ma  che purtroppo non riusciva a relazionarsi con atlete e dirigenti. Certo per me fu facile. Trovai una squadra già impostata e non dovetti fare altro che impartire alcune disposizioni tattiche. Le ragazze il campionato se lo giocavano quasi da sole ma senza nessuna ambizione di andare oltre la media classifica. Quando a Gennaio assunsi l’incarico di allenare Il Papiro di Prima Divisione rilevai una squadra che usciva da 6 sconfitte consecutive ed una sola vittoria contro l’ultima in classifica. Conscio senza dubbio della mole di lavoro che mi attendeva dal punto di vista didattico e metodologico, cercai insieme al Presidente di stabilire degli obiettivi. Il primo era di raggiungere quanto prima la salvezza matematica. Il secondo quello di impostare un discorso formativo giovanile per un adeguato turn over fra al massimo tre anni.  Il primo obiettivo è stato raggiunto. Per il secondo si sta lavorando con un gruppo di under 15 ma i frutti si vedranno molto più in là. Il problema principale che mi trovai di fronte era il disastroso livello tecnico dovuto a mesi di abbandono. Atleti demotivati abituati ad allenarsi un paio di volte alla settimana per non più di un ora alla volta.Un ulteriore, ma più subdolo, problema era, e lo è tuttora, la presunzione di alcuni di loro nel considerarsi quasi dei fuori classe sprecati nel contesto generale di questa squadra.Mettiamo in conto anche un paio di infortuni di atleti importanti ed il quadro era fatto. Consapevole delle difficoltà che mi aspettavano non ho fatto altro che rimboccarmi le maniche.Oggi sono in grado di poter affermare che l’incremento dei risultati mi danno ragione, e quelli non risentono di interpretazioni “psicologiche”.Certo anche io i miei passi falsi li ho fatti. Ancora oggi non mi sono chiari i motivi di alcune sconfitte con squadre tecnicamente nettamente inferiori alla nostra. Ma di sicuro psicologicamente non eravamo partiti svantaggiati. Anzi ! Semmai eravamo convinti di dover sbrigare una formalità. In ogni caso è inutile cercare scuse. Le gare si perdono sempre per motivazioni tecniche, tecniche, tecniche ! La stessa autocritica ogni tanto dovrebbero farla anche  altri  “allenatori di grido” presenti sulla piazza.Una squadra forte si realizza con uno sforzo combinato e prolungato negli anni di tutte le componenti societarie. Pertanto tecnici, giocatori e dirigenti dovrebbero aver imparato che la pallavolo, come tanti altri sport, non si improvvisa. Bisogna lavorare bene e con dedizione sulle fondamenta per poter poi innalzare un edificio di risultati gratificanti.La psicologia lasciamola ai perdenti !