Il fiume delle idee

Il gioco dell'angelo di Carlos Ruiz Zafon


Inquietante, diversamene dal primo "l'Ombra del vento" (vedi nei post recensione) di cui mantiene l'ambientazione, Barcellona e qualche luogo come "il cimitero dei libri dimenticati" metafora di una biblioteca che salvaguarda capolavori e del rapporto d'amore quasi che si stabilisce tra libro e lettore. La storia è giocata tra realtà e fantasia, con elementi diabolici, il narratore è lo stesso protagonista, David, uno scrittore dalla storia di vita un po' travagliata, ma dotato di grande talento. L'aggancio da parte di un editore particolare lo porrà a scegliere tra il bene ed il male, laddove il male indossa vesti attraenti, salvando all'inizio il protagonista da malattia mortali, da nemici che muoiono accidentalmente incendiati... ma poi la vita dello scrittore si trasforma in un delirio con la ricerca degli ex abitanti della casa che ha affittato ed una strada quasi senza uscita con l'epilogo finale a lieto fine di seconda possibilità (quelle che di solito nella vita non si hanno perchè la partita è una). Terminate le quasi settecento pagine si assapora quasi un retrogusto amaro per le possibilità che l'autore ha perso: nella costruzione della storia e nello sforzo che si nota nel portarla avanti, nella fine poco scontata sì, ma anche poco credibile, nella descrizione di questo nuovo Falstaff, delle ombre della casa, nelle atmosfere grottesche che poi si risolvono in un bicchier d'acqua. Cosa salvare? le belle immagini del genio della scrittura: lo scrittore ha bisogno di regolarità e non di eccessi, come dire che la scrittura h a bisogno di riflessione, qualche immagine sui cuori infranti che "si rompono davvero una volta sola perchè il resto sono graffi". Un caso questo di Zafon che fa proprio dire...avuto un successo è difficile possa  ripetersi.