Paola Farah Giorgi

I FANTASMI DEL CAPPELLAIO


Uno strano romanzo I FANTASMI DEL CAPPELLAIO di Georges Simenon, un romanzo diviso in due blocchi distinti forse a causa di una riscrittura effettuata su un precedente racconto. Il primo blocco è “giallo”, il secondo blocco è “psicologico”. La trama è semplice: una serie di omicidi di donne anziane, coetanee, nella tranquilla cittadina di La Rochelle. L’assassino si svela nelle prime cinquanta pagine ed il “perché” degli omicidi nelle cinquanta successive, svincolando la regola che vuole la risoluzione di un caso solo nel finale. Non c’è indagine in questo romanzo. Simenon ti presenta tutto sul classico vassoio d’argento come solo un grande scrittore può permettersi di fare, poche portate. Comunque, a prescindere dall’analisi della struttura di questo romanzo, credo che i primi capitoli siano un concentrato di bellezza narrativa, condotta nel dettaglio su silenzi, passi, sguardi, giochi di prospettiva, entrate in scena al rallentatore, zoom e grandangolo, tutto totalmente visivo, perfetto nei particolari senza necessità di dialogo. Il lettore riesce a percepire sulla pelle l’aria densa e gelata, l’umidità, i respiri trattenuti o concitati, le abitudini, gli scricchiolii, i movimenti minimi, le distanze, i gesti ripetuti e metodici: una situazione esplosiva in altre parole, che esploderà in silenzio al Cafè des Colonnes durante una partita a bridge, quando il piccolo sarto armeno, Kachoudas, si piegherà a terra a raccogliere un pezzetto apparentemente innocuo di carta in un risvolto di pantaloni ….