Paola Farah Giorgi

RIFLESSIONI LIBRARIE E DI VITA


Mi sto cullando la mente con Milan Kundera ed Eric-Emmanuel Schmitt. In questi giorni è per me importante trascurare benevolmente i libri dei "colleghi" scrittori (con cui organizzo qua e là simpatiche presentazioni) per rinfrescarmi e dare nuovi stimoli alla mia voglia di scrivere. Leggere i grandi serve a questo, a farti sentire uno scrittore in viaggio e a desiderare in modo inaudito di raggiungere una sorta di bellezza d'inventiva e di stile che abbia un valore. La letteratura di valore è un modo diverso di concepire un romanzo, è un modo diverso di godere della fantasia, è un modo diverso di offrire te stesso, è un modo diverso di essere nella scrittura, è un modo diverso di dare piacere al lettore. Sì, mi sono cullata nella Festa dell'Insignificanza e nell' Ignoranza di Kundera, inframezzandoli con la Sognatrice di Ostenda di E.E. Schmitt, ed ora mi sento bene. So cosa leggerò domani, forse la Lentezza o la Ronda del Piacere, per sentirmi ancora meglio. M'isolerò da ogni ansia promozionale per integrare invece con i loro insegnamenti ciò che adoro scrivere io. A volte sono tentata di optare per qualcosa di commerciale (visto che nessuno sa che esisto e che, in questo caso, riuscirei forse a farmi notare) ma la verità è che non posso e non voglio. Uno scrittore non può abbruttirsi. Meglio rimanere sconosciuti ma col cuore intatto.