Paola Farah Giorgi

Chesil Beach di Jan McEwan - recensione


Chesil Beach, spiaggia ciottolosa lunga 28 km nel sud dell’Inghilterra, contea del Dorset. È la spiaggia di una fuga, di un bisogno impellente e tragico di solitudine, di un silenzio impossibile nel fragore dell’anima, un fragore impietoso, quasi da affogarci dentro. Il mare osserva. Il mare è lì. Di fronte a Florence Ponting. Onde di sensazioni, percezioni e pensieri inconsulti, opprimenti. Lei è lì, a Chesil Beach, il suo futuro è altrove.Chesil Beach, spiaggia ciottolosa lunga 28 km nel sud dell’Inghilterra, contea del Dorset. È la spiaggia dove raggiungere e catturare una spiegazione, un chiarimento dei fatti, un perché, ed è l’evidenza di una fine non ancora iniziata, di un qualcosa che è successo ma che non avrebbe dovuto succedere. Edward è lì, di fronte al mare, assurdamente imbrigliato in parole che non vorrebbe sentire, in un buio che non vorrebbe vivere.Chesil Beach è un romanzo di Ian McEwan, un concentrato di 136 pagine di emozioni. Personaggi scavati nella sabbia e nel sale delle proprie paure, ansie, inquietudini. È un romanzo dalla trama minima, essenziale: un momento di vita, preceduto da un’attesa, scaraventato nella realtà. Quasi una punizione per ciò che Florence ed Edward non hanno mai avuto il coraggio di dirsi in anticipo.Mi è piaciuto, lo consiglio, adatto anche a lettori pigri come me, quelli che prima d’iniziare un libro guardano anche il numero delle pagine: è di una bellezza concentrata, con immagini forti, da non dimenticare, ed è una riflessione acuta su ciò che la sessualità era e rappresentava sino ad una manciata di anni fa.Dal romanzo è stato tratto un film.