Creato da paoloalbert il 20/12/2009

CHIMICA sperimentale

Esperienze in home-lab: considerazioni di chimica sperimentale e altro

 

Messaggi di Novembre 2012

Alcaloidi e letteratura

Post n°208 pubblicato il 29 Novembre 2012 da paoloalbert
Foto di paoloalbert

Non di sole sintesi vive l'uomo... e così talvolta mi soffermo a commentare a modo mio qualche libro che leggo.
Se poi quello in oggetto è un libro di "letteratura" (di qualunque genere si tratti) nel quale affiora qualche spunto di chimica allora è una festa... per esempio tempo fa mi sono divertito a fantasticare su quel capolavoro gotico che è Jeckyll & Hyde, e così via.

Per restare in tema "giallo", l'ultimo volumetto che mi è capitato sotto gli occhiali è "Il ritratto di Elsa Greer" di Agatha Christie.
E' uno dei numerosi gialli che la celebre e prolifica autrice sfornava con cadenza annuale, scritto nel 1942 col titolo originale di Five little pigs e dal quale è stato anche tratto un film nel 2003.
Dato che nel libro l'azione criminosa si basa su un avvelenamento, sentite qual'è la protagonista chimica del romanzo... nientemeno che la CONIINA!
Bella questa, da andarci a nozze!
Non in senso letterale, s'intende, dato che la coniina è il principio attivo della socratica cicuta, e tanto basta, tutti abbiam capito di cosa parliamo.

E' notevole, e lo dico a merito della Christie, che la scontatissima parola "cicuta" (hemlock) non viene nemmeno menzionata nel romanzo, ma sempre si cita il suo alcaloide principale, la coniina appunto.

 

Coniina

 

[Apro una parentesi: sono convintissimo che questa scelta nell'uso dei termini, del tutto irrilevante per l'economia del romanzo, derivi dalla mentalità molto più "scientifica" del mondo anglosassone rispetto alla nostra; un criminale di un qualsiasi autore italiano MAI avrebbe adoperato la coniina (come parola) per avvelenare, ma semmai l'estratto di cicuta, o quant'altro...
Da noi, quando televisivamente ci si rivolge ad una platea ampia, è d'obbligo vergognarsi quando si usa un termine scientificamente accurato... ci si sente in dovere di scusarsi sempre con chi ascolta... per carità, non sia mai che si scenda in particolari troppo "tecnici". 
Come odio profondamente questo stupido atteggiamento mass-mediatico!
Anzichè vergognarsi, si gode nel far permanere "scientificamente" ignoranti gli ascoltatori. Chiudo la parentesi].


                                   ---°°°OOO°°°---

Non dirò una parola su quest'erba velenosa (basta chiedere a Google e si è sommersi di notizie... a partire dal 399 a.C. in poi), se non che i suoi componenti altamente tossici sono, oltre alla coniina, la conidrina, la coniceina, la N-metilconiina e la pseudoconidrina.

 

Coniina alcaloidi

 

Tutti sono derivati della piperidina... vi ricordate? E' una delle famose "Gemelle PI".

Da lunto di vista chimico la coniina è una 2-propilpiperidina, ed è anche storicamente interessante perchè è stata il primo alcaloide ad essere prodotto in laboratorio.

La sintesi fu fatta nel 1886 da Albert Lademburg, neanche a farlo apposta uno degi innumerevoli figli di quella eccezionale generatrice di chimici che fu la scuola tedesca della seconda metà del XIX° secolo.
Egli partì dalla metilpiridina (un chilo, mi pare di aver letto da qualche parte!), scaldando ad alta temperatura il metilpiridinio ioduro, trattando poi con paraldeide, riducendo infine con sodio e alcol, ed arrivando ad ottenere finalmente pochi grammi dell'alcaloide di sintesi in forma racemica.

Separandone poi per cristallizzazione frazionata il tartrato ottenne gli enantiomeri, e quindi un prodotto identico a quello naturale.
Ecco le reazioni originali semplificate:



Coniina reazioni

Bravo Albert, il primo che taglia il traguardo passa alla storia!

Naturalmente altre sintesi furono ottenute più tardi secondo passaggi differenti, ma, nonostante la molecola sia apparentemente abbastanza semplice, la 2-propilpiperidina non è una sostanza facile da produrre in laboratorio.

La (+)Coniina è un liquido con p.e. 166° con un indice di tossicità LD50  di circa 7mg/Kg, quindi MOLTO velenosa; l'azione è curaro-simile, cioè paralizzante muscolare, ed è in questo modo che il nostro personaggio... - [omissis] - ha ammazzato il pittore Amyas Crale nel giallo di Agatha Christie che mi è servito di spunto per questo discorso.

Mi riprometto di prestare una specifica attenzione, tutte le volte che mi capiterà in primavera di bordeggiare luoghi incolti volgendo alla ricerca di qualche esemplare di Conium maculatum; chissà quante volte l'avrò vista di sfuggita questa cicuta, senza mai essere sicuro della sua identificazione, dato che queste grandi ombrellifere sono tutte simili e tutte puzzolenti se strofinate tra le dita.
Naturalmente non devo avvelenare nessun pittore... si fa questo ed altro solo per la scienza.

 
 
 

Un reattivo per il Magnesio

Post n°207 pubblicato il 19 Novembre 2012 da paoloalbert
Foto di paoloalbert

Qualche tempo fa avevo preparato il p-nitrobenzen-azo-1-naftolo, ovvero il Magneson II; oggi è il momento di verificare con delle semplici prove se questa sostanza (non l'avevo mai usata prima!) è proprio degna di questo nome e se sa fare il suo dovere, cioè essere MOLTO sensibile al magnesio.
Il principio di funzionamento di questo metodo si basa sul fatto che in presenza di ioni magnesio in ambiente fortemente alcalino per ioni OH- si viene a formare idrossido di magnesio, il quale, col colorante organico in queste condizioni produce per adsorbimento una lacca intensamente colorata in blù.

Magneson + Mg2+ + 2 OH- --> Mg(OH)2 > lacca blù

Vi sono vari modi di condurre il test, che si differenziano solo in qualche particolare, ma il principio è sempre lo stesso e la procedura non è critica in nessuna fase (tanto meno in un lavoro solo qualitativo/informativo come questo).

Io ho preparato una soluzione di Magneson II circa al 1% in etanolo (ne basta poco, il potere colorante è grandissimo) ottenendo un liquido intensamente colorato in rosso-arancio; per le prove ho poi usato qualche goccia di questa soluzione.

Non bisognerebbe mai aver fretta quando s'hanno da fare delle foto... ma càpita!
Le modeste immagini che seguono mostrano come ho proceduto: in una provetta contenente acqua distillata ho aggiunto dieci gocce della soluzione etanolica, ottenendo una soluzione di color rosa violaceo.
Alcalinizzando questa soluzione il colore passa decisamente a color malva e tale rimane (prova in bianco).
In un'altra provetta, contenente acqua di rubinetto, ho aggiunto due palline di KOH e la medesima quantità di reattivo.

 

Magneson 1

 

La provetta (a sinistra) assume subito un colore azzurro che si va velocemente intensificando; dopo pochi minuti si vanno formando evidenti fiocchi di un precipitato blù, indice della presenza di ioni magnesio.
Il calcio (e l'alluminio) eventualmente presenti non disturbano se in piccola quantità.

 

Magneson 2

 

Non ho trovato in bibliografia l'effettiva sensibilità (in ppm di Mg2+) di questa reazione; tuttavia è sensibilissima, potendo rilevare tracce di magnesio.
Per l'acqua della mia zona, che è abbastanza dura e ricca in questo elemento (circa 15-20 mg/l), non c'è alcun problema per il test, che come si vede riesce alla grande.
Quando avrò un po' più di tempo a disposizione proverò la sensibilità effettiva per successive diluizioni di una soluzione campione di MgCl2.

Ora, con i miei 5 g di Magneson II della sintesi precedente, sono attrezzato per almeno 103 test sul magnesio.

Ovvero, secondo le necessità del mio lab, questa quantità sarebbe sufficiente per tutta l'eternità...

 
 
 

Il professor Umberto Sborgi

Post n°206 pubblicato il 13 Novembre 2012 da paoloalbert

Prima di mettere alla prova dell'acqua il p-nitrobenzen-azo-1-naftolo, ho dato un'occhiata ad uno di quegli impagabili libri degli anni '50 che ho la fortuna di possedere: la "Guida all'analisi qualitativa" (1953) del professor Umberto Sborgi.
Alla voce "Magnesio", se si volesse essere ligi ai consigli di quell'emerito uomo di scienza, il reattivo andrebbe preparato sciogliendo 1 mg di Magneson II in 100 ml di NaOH 0,5 M... ma teniamo tutto ciò per la prossima volta!

Chi era Umberto Sborgi?

La bibliografia non è ricca, ma sufficiente a rendercene almeno un'idea sommaria.
Nato a Cecina nel 1883, fu emerito insegnante nelle Università di Parma e Milano; dal 1941 al 1953  fu direttore dell'Istituto di Chimica generale ed Inorganica in quest'ultimo Ateneo ed autore di numerose pubblicazioni.
A Lui successe nientemeno che il celebre professor Lamberto Malatesta, anch'esso autore di libri sui quali avrebbero poi studiato generazioni di futuri chimici.
A proposito del nostro Umberto, ho scoperto recentemente con molta e piacevole sorpresa che è stato autore anche di una singolare favola scientifica pubblicata nel 1949 (al prezzo di 85 lire!) da titolo "I Kemi"; nel libro si narra di un immaginario popolo, i Kemi appunto, che, distaccatisi ed isolatisi dall'umanità da un migliaio di anni, ha proseguito un percorso scientifico, politico e sociale costruito sul rispetto per la natura, il pensiero, il corpo, la sottile creatività individuale. Con una buona dose di tecnica, naturalmente!
Conoscendo l'Autore, il solo titolo del libro è tutto un programma!

 

Sborgi kemi


Sborgi, fra le altre cose, fu particolare studioso dei composti del boro riguardo le emanazioni geotermiche della Toscana ed ha avuto anche il notevole onore di aver dedicato a suo nome un minerale, che ovviamente si chiamerà... Sborgite!
Si tratta di un raro (si trova a Larderello e nella Death Valley) borato di sodio di formula Na[B5O6(OH)4]·3H2O, contenente l'anione  pentaborato [B5O6(OH)4].

 

Sborgite


Infine l'immagine del libro, talmente vissuto (dentro e fuori) da renderlo quasi impresentabile.
Ha perfino degli orrendi rinforzi di nastro adesivo degli anni '60, quando il medesimo si chiamava "carta gommata".
Ma che soddisfazione NON vedere quella triste grafica di certe copertine, oggi tanto di moda (magari quella con mezza beuta e l'alambicco stilizzato... o la molecola fatta con le palline...)!

Probabilmente mi è così caro anche per l'assenza di questi "artistici" particolari.

 

Sborgi

 
 
 

Sintesi del Magneson II

Post n°205 pubblicato il 09 Novembre 2012 da paoloalbert

In chimica analitica (quella classica) mi è sempre piaciuto il connubio Inorganica-Organica, cioè l'uso di reagenti organici per la rilevazione di un catione o di un anione.
Gli esempi sono tanti: la benzoinossima, il cupferron, la dimetilgliossima, la difenilcarbazide, l'aluminon, la brucina, eccetera, eccetera.
Come si vede, talvolta il lungo nome chimico viene sostituito da un altro più breve ed intuitivo per comodità d'uso; ci troveremo altrimenti in qualche situazione imbarazzante: anzichè aluminon, dovremmo dire... sale ammonico dell'acido 5-[(3-carbossi-4-idrossifenil)(3-carbossi-4-osso-2,5-cicloesadien-ilidene)metil]-2-idrossibenzoico!

                                   ---°°°OOO°°°---

Due bei reagenti organici per il magnesio prendono il nome (e qui non ci vuole tantissima fantasia) di Magneson I e Magneson II.
Entrambi derivano dalla diazotazione della p-nitroanilina e successiva copulazione rispettivamente con la resorcina o l'1-naftolo; le reazioni portano alla formazione del p-nitrobenzen-azo-1,2-diidrossibenzene o del p-nitrobenzen-azo-1-naftolo.
Questi prodotti, come tutti i numerosissimi simili, sono coloranti azoici molto potenti, poco o per niente solubili in acqua.

Scorrendo per l'ennesima volta quella bibbia dell'organica sperimentale che è il Vogel, mi è capitata sottomano la sintesi del Magneson II, che mi sono affrettato a provare proprio per il motivo spiegato all'inizio.
A differenza della versione I (con la resorcina), è assai difficile reperire notizie esaurienti sul composto II, tant'è che dopo averlo preparato ancora mi rimane il dubbio sull'esatto colore che dovrebbe avere il prodotto puro.
La sintesi mi ha fornito un prodotto rosso-marrone molto scuro (testa di moro, si diceva una volta), e non è detto che non sia prorio così... comunque il Magneson II è questo:

 

Magneson

 

Materiali occorrenti

- p-nitroanilina NO2-C6H4-NH2
- sodio nitrito NaNO2
- 1-naftolo C10H7-OH
- NaOH
- HCl
- acqua distillata
- vetreria opportuna

[Non ho foto della sintesi questa volta]

In un becher da 100 ml sciogliere 2 g di p-nitroanilina in una miscela di 5,5 ml di HCl conc. + 5,5 ml di acqua, scaldando leggermente.
L'ammina, basica, si scioglie facilmente originando il cloruro, che si separa per raffreddamento sotto forma di minuti cristallini.
Porre il becher in un bagno di ghiaccio su agitatore e, facendo in modo che la temperatura non salga oltre i 5°, aggiungere goccia a goccia una soluzione formata sciogliendo 1,5 g di sodio nitrito in 3,5 ml di acqua.
La diazotazione è terminata quando il test eseguito con un cartina amido-iodurata risulta positivo.
Preventivamente si sono sciolti anche 2,1 g di 1-naftolo in una soluzione di 2,8 g di NaOH in 10 ml di acqua, e sono stati raffreddati anche questi in ghiaccio.
Sotto vigorosa agitazione, aggiungervi piano piano la soluzione diazotata. Si forma un precipitato viola scuro, sempre più denso, quindi contribuire all'agitazione con una bacchettina di vetro.

Alla fine, aggiungere allo stesso modo dell'HCl conc. fino ad acidità decisa.
Il colore dovrebbe cambiare da viola molto scuro a rosso molto scuro.
Filtrare sotto vuoto e lavare con acqua fino ad eliminare la parte solubile e l'acidità residua e lasciar seccare all'aria.
Si ottiene una polvere di color bruno con riflessi rossastri, di leggerissimo odore fenolico; scogliendone una piccolissima quantità in NaOH diluita (con acqua distillata!) si ottiene una soluzione rosa-violacea.
Il prodotto è praticamente insolubile in acqua e poco solubile anche in alcol, fornendo tuttavia un liquido rosso arancio talmente scuro che è difficilissimo vedere quando la soluzione è satura.
Volevo provare a ricristallizzare (ho fatto qualche prova con metanolo), ma non trovando niente in bibliografia non è consigliabile andare alla cieca.


      Ecco sul solito muretto i 5,6 g di Magneson II ottenuti.

 

Magneson II


Perchè poco sopra ho sottolineato "acqua distillata"?
Perchè il p-nitrobenzen-azo-1-naftolo è un reattivo estremamente sensibile per il magnesio (non per niente si chiama Magneson!) e se per preparare il reattivo si usasse acqua di rubinetto (che contiene altre al calcio anche un po' di magnesio) si avrebbe subito la reazione... in questo momento indesiderata!

Quella desiderata la vedremo la prossima volta.

 
 
 

Nidi d'autunno

Post n°204 pubblicato il 06 Novembre 2012 da paoloalbert

In autunno o in inverno, forse perchè sono le stagioni che più odorano di spirito contemplativo, metto sempre qualche foto dell'ambiente che mi circonda.
Ad un centinaio di metri dal mio lab, in questa radura boschiva tra i castagni ormai in odor di riposo...

Nidi d'autunno 1


...ho beccato (è proprio il caso di dire!) questo magnifico nido di picchio, ben presente nei boschi della mia zona.

Nidi d'autunno 2

Li si sente spesso d'estate che sgranano lunghe mitragliate di -ta-ta-ta-ta-ta-ta-ta-ta- soprattutto sulla corteccia dei castagni vuoti, a produrre quel bel buco che si vede nella foto tra le fronde.

Nidi d'autunno 3


L'autunno, col diradarsi delle foglie, permette poi di trovare più agevolmente anche queste belle sorprese, magari nel tronco di qualche pianta con ancora appeso qualche spinoso riccio.

 

 
 
 

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