Creato da webmaster73 il 12/03/2009

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Plasma o lcd, questo il dilemma

Post n°2 pubblicato il 12 Marzo 2009 da webmaster73
 
Foto di webmaster73

Cosa chiederei io al genio della lampada? Mah, probabilmente (dopo una decina diville con piscina, soldi, macchine, salute ecc, ecc, ecc.) un bel televisore nuovo. Ma cosa comprare? Premetto che il mio 32 pollici wide screen, a tubo catodico della Samsung, funziona ancora bene. Ma proprio ieri notavo con mio dispiacere che il display ha assunto una lieve rotazione in senso orario che non dà particolarmente fastidio se non nei casi in cui scorrono dei sottotitoli (sembra che vadano in salita). Sarà una cosa grave?? Intanto l’altro giorno mi affaccio al vicino super negozio della Mediaworld. Mi dirigo verso la sezione televisori e lì mi perdo… Una marea di schermi ultrapiatti di tutte le specie e qualità. Cosa faccio? Chiediamo informazioni, non si può mai sapere. E se il mio attuale televisore mi abbandona? Non penso proprio di ripararlo. Oggi voglio cercare di capire se è meglio e soprattutto perchè, un televisore al plasma o lcd. Innanzitutto, in base al mio soggiorno, decido che un 37 pollici è sufficientemente grande. Poi agguanto il primo venditore che mi passa vicino e di lì a poco lo tempesto di domande. Per ogni domanda effettuata vi elenco anche la risposta, in modo che possiate trarne consigli utili per un vostro futuro acquisto.

   1. (Domanda) Non capisco. E’ meglio un lcd o un plasma? (Risposta) Sicuramente un plasma: qualità migliore, immagini più profonde. Non c’è dubbio io le consiglio un plasma.
   2. (D) Ma il plasma non ha una vita inferiore rispetto un lcd? Io sò che lo schermo lcd è più longevo in termini di tempo di  funzionamento garantito? (R) Non è vero, e poi guardi. Ditte come la Panasonic, ad esempio, certificano sui loro nuovi televisori al plasma le ore di funzionamento dello schermo garantite. Questo tv 40 pollici al plasma ad esempio ha uno schermo garantito per 100.000 ore. Le sembrano poco più o meno 11 anni?
   3. (D) E il contrasto (per intenderci quella proporzione tipo 1:30000, che si vede sugli schermi)? Cosa mi dice meglio un contrasto maggiore o minore? (R) Dipende dal televisore e dalla marca. Le spiego: il contrasto cambia a seconda della ditta, in quanto ogni azienda ha una propria scala di contrasto. E’ un dato che può variare la qualità dell’immagine, indipendentemente se sia maggiore o minore la proporzione. Esistono ditte come la Samsung che pubblicizzano questo colore nero, superiore a qualsiasi altro nero. Ok per il nero ma se poi questo nero mi copre anche gli altri dettagli perchè è troppo forte, non so fino a che punto convenga. Il contrasto è comunque un dato che secondo me non va preso in considerazione. Ogni tv possiede una propria caratteristica di contrasto che non influenza la qualità dell’immagine.
   4. (D) E la frequenza? Io so che ci sono televisori a 50 Hertz ed altri a 100 Hz. Lei cosa mi consiglia? (R) Sicuramente un 100 Hz. E’ lo standard che stabilisce una maggiore qualità nelle immagini in movimento, per intenderci quell’effetto scia tipico degli oggetti che si muovono. Con un 100 Hz smorza l’effetto scia e la qualità ne guadagna di tanto.
   5. (D) Quindi ora lei mi consiglierebbe questo Panasonic 40 pollici, 100.000 ore al plasma, 100 Hz? (R) Sì, in questo momento le consiglierei questo.
   6. (D) Ma io ho un soggiorno in cui preferirei piazzare massimo un 37 pollici? (R) Purtroppo ora non lo fanno e poi consideri che questo 40 pollici per essere visto nella maniera ottimale, deve distare dagli occhi almeno 3 o 4 metri. Questa è una cosa molto importante, perchè una cosa è vedere uno schermo grande a 2 metri e una cosa è vederlo a 6 metri: più è grande la distanza più le imperfezioni o il classico effetto pixel non si vede. Si regoli lei.

Ho ringraziato tantissimo quel venditore (che poi poteva essere un mio coetaneo) per avermi dedicato 20 minuti, tutti per me. Io se potessi scegliere ora, sceglierei quel televisore Panasonic anche se lo preferirei più piccolo. Magari prima di natale lo faranno a 37 pollici. Comunque quel commesso così disponibile mi ha quasi convinto. E a voi? E’ riuscito a convincervi?

 
 
 

Digital divide: le prospettive future sulla banda larga.

Post n°1 pubblicato il 12 Marzo 2009 da webmaster73
 
Foto di webmaster73

“Digital divide” ossia il divario digitale, esistente tra chi può accedere alle nuove tecnologie (internet, personal computer) e chi no. Le cause sono ad oggi oggetto di studio. Tuttavia vi è consenso nel riconoscere che condizioni economiche, di istruzione e, in molti paesi, l’assenza di infrastrutture siano i principali motivi di esclusione. Così Wikipedia, l’enciclopedia libera conosciuta da tutti gli utenti di internet, definisce la carenza dei servizi connessi alla fruizione delle meraviglie del web. I promotori di questa specie di sensibilizzazione verso l’era digitale, furono l’allora Presidente degli Usa Bill Clinton ed il suo vice Al Gore che negli anni ‘90 intrapresero una politica di forte sviluppo per il potenziamento di internet negli states. Il concetto di “divario digitale” era riferito alla difficoltà di accesso a internet in determinate zone del paese (difficoltà intesa anche sotto l’aspetto dei costi). In quegli anni internet esplode come fenomeno di massa e diventa sempre di più un mezzo di lavoro e di business: non essere connessi alla rete (o non avere gli strumenti cognitivi per farlo), significa quindi essere relegati ai margini della società. In Italia il problema interessa circa 10 milioni di persone e la maggior parte di esse, vivono nelle zone rurali: questo divario, diventa ormai sempre più inaccettabile non solo per chi lavora ma anche per chi utilizza internet per motivi di studio o di svago. La mancanza nel nostro paese è evidenziata soprattutto nei limiti della connessione a banda larga, chiamata anche Adsl, acronimo di Asymmetric Digital Subscriber Line (per intenderci “connessione veloce”). Diverse società in diversi comuni, stanno cercando di contrastare il fenomeno, fornendo collegamenti satellitari e parabole per ottenere una connessione accettabile  raggiungibile in qualsiasi punto del mondo. Ottima cosa se non fosse che, a volte i costi iniziali e quelli di gestione di questi sistemi, risultano proibitivi e non accessibili a tutti. Ma dove sono le grosse società telefoniche? Perchè internet deve essere un bene per pochi eletti, accessibile solo dai grossi agglomerati urbani e nelle periferie, ossia dove le aziende fornitrici possono incrementare facilmente i margini dei loro guadagni? Una risposta certa di sicuro non c’è. La nota positiva è che qualcosa si stà muovendo: un gruppo di imprese che credono nello sviluppo della banda larga e soprattutto con l’intento di distribuirla in tutto il pianeta. Al gruppo di compagnie già impegnate nello sviluppo della “connessione veloce per tutti” si è da poco aggiunta anche Google, con un ambizioso progetto teso a portate la banda larga ad oltre tre miliardi di persone nel continente Africano e in altre aree emergenti del Pianeta. Per perseguire il non semplice obiettivo, il colosso di Mountain View (la sede storica del famoso motore di ricerca) ha stretto un accordo con HSBC, la più grande banca d’Europa, che provvederà sia all’istituzione di un fondo cui attingere e sia alla ricerca di nuovi finanziatori per la messa in opera del progetto, cui parteciperà anche la società Liberty Global Inc. I tre soggetti supporteranno O3b Networks che avrà la responsabilità operativa dell’intera operazione tesa a diffondere il Web nei paesi in via di sviluppo attraverso nuovi collegamenti satellitari. Stando alle prime informazioni fornite da O3b Networks, infatti, nel corso dei prossimi anni saranno lanciati in orbita 16 nuovi satelliti che raggiungeranno con il loro segnale circa tre miliardi di persone. I dispositivi destinati a orbitare intorno alla Terra saranno costruiti dal gruppo Thales Alenia Space, che ha già iniziato l’assemblaggio dei primi modelli. I tempi dell’operazione sembrano essere, infatti, molto ristretti: O3b Networks conta di raggiungere una prima operatività dei sistemi satellitari nel corso degli ultimi mesi del 2010. Successivamente, le società partecipanti al progetto avranno modo di valutare l’efficacia della nuova rete e deciderne un’eventuale implementazione con l’aggiunta di una nuova batteria di satelliti. Aspettiamo fiduciosi, il finalizzarsi dell’intera operazione, anche e soprattutto con la speranza che questo progetto, richiami nel nostro paese nuovi investitori e nuove tecnologie atte a portare la banda larga, in tutte ma proprio in tutte, le case degli italiani.

 
 
 

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