Creato da elisa.file il 19/11/2006
Lettera aperta al papa

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Il ritorno alla Messa di Pio V

Post n°1 pubblicato il 19 Novembre 2006 da elisa.file
 

Uno spettro si aggira sulla Chiesa. Il papa Benedetto XVI si sta accingendo a pubblicare, forse per l’08 dicembre 2006 un «motu proprio» con cui concederà «come diritto» la facoltà di celebrare la Messa secondo il rito di papa Pio V del 1570 in vigore fino al 1962: rigorosamente in latino (ecclesiastico) e con il prete che dà le spalle al popolo. Si ritorna al pre-concilio, alla chiesa degli anni ’50. Un gruppo francese di Bordeaux è già stato autorizzato.

Vogliamo dire al papa che in forza del diritto e della dottrina egli non può ripristinare la Messa di Pio V senza diventare complice di ciò che i fondamentalisti sono e rappresentano e della denigrazione costante a cui sottopongono il concilio e i suoi papi: Giovanni XXIII e Paolo VI. 

No! Noi non ci stiamo! Il rito di Pio V fu abolito da Paolo VI e sostituito con la riforma del Concilio che nemmeno il papa può abolire, modificare o rinnegare.

L’indulto della Messa di Pio V riguarda prevalentemente i discepoli del vescovo Marcel Lefebvre e i nostalgici dei «bei tempi andati», i quali già cantano vittoria e vedono in questo cedimento papale il primo passo verso l’abrogazione ufficiale del concilio per essi erroneo se non scismatico.

Qualcuno dirà che si tratta di una bega interna alla Chiesa e che quindi «come non credente»… passa all’ordine del giorno. Personalmente penso che sia una questione della massima gravità che dovrebbe interessare e appassionare tutti, credenti e non credenti. In Francia sta succedendo un putiferio.

Se passa questa linea di ritorno al passato, vinceranno i fondamentalisti cattolici sostenuti e finanziati dalle estreme destre fasciste di tutto il mondo per un ritorno dello Stato e della politica ad essere la longa manus laica del potere ecclesiastico. La Messa di Pio V (1570) è una bandiera, un vessillo per una nuova battaglia di Lepanto contro il mondo moderno. I lefebvriani attribuiscono le cause dello sfacelo del mondo e della Chiesa al Concilio ecumenico Vaticano II. Sono contro la libertà religiosa, contro l’ecumenismo, contro la democrazia, contro lo Stato di diritto, contro la laicità dello Stato perché sono a favore solo di se stessi e con se stessi. Molta della politichetta in giro per il mondo è suggerita e sostenuta da costoro, che sostengono nel mondo dittatori (non rossi of corse!) e militari e come in Italia hanno sostenuto a spada tratta il governo e la maggioranza di Berlusconi. I nostri politici saranno i primi ad accorrere a parlar latino.

Se passa questo indulto il concilio viene derubricato a semplice incidente della storia, messo da parte e affossato. E’ la politica che finora ha guidato la Cei sotto la gestione del cardinale Ruini che mirava ad un progetto culturale con cui condizionare la società italiana, specialmente oggi che è venuto a mancare il famigerato e cosiddetto partito cattolico, splendidamente sostituito dagli atei devoti.

Il Convegno di Verona ne è un esempio e l’icona: ha dominato il clericalismo, ha zittito il laicato, ha dato visibilità alla facciata con dietro il vuoto assoluto: né progetto né cultura, né tanto meno Cristo e il Vangelo. Verona è stata l’apoteosi di Ruini e dei chierici pagani teo-con e la sconfessione del pur timido Tettamanzi. La Cei degli ultimi 15 anni pur di condizionare la politica e passando sopra ad ogni contraddizione morale, non ha esitato ad allearsi con uomini oscuri, faccendieri, evasori fiscali, corruttori, affiliati alla P2, divorziati e senza parvenza di etica come Berlusconi (vassalli, valvassori e valvassini incorporati) sempre pronti ad essere proni, pur di averne un tornaconto elettorale e politico. In questo progetto c’è l’ansia per dominare la gestione del potere, ma manca soltanto Cristo e la logica della Croce. C’è un grande malessere oggi nella Chiesa e nella società, dominate da un egoismo individuale e corporativo, dove ciascuno fa fatica a vedere «l’interesse comune» come dimensione e misura del bene personale.

Poiché il tempo è breve, vorrei raggiungere 10.000 firme entro il 2 dicembre per avere il tempo di spedirle materialmente in Vaticano. Possiamo farcela, dobbiamo farcela.

Chi conosce giornalisti della carta stampata o della tv, s’impegni a dare risalto a questa raccolta di firme con cui ci opponiamo allo sfascio del concilio, ad un ritorno al passato e ci apriamo alla speranza di un nuovo concilio da celebrare a Gerusalemme che abbia al centro i grandi problemi che assillano l’umanità a cominciare dalla pace in Medio Oriente.

A quanti firmeranno, il mio grazie di cuore, a quanti non firmeranno, il mio grazie di cuore. Personalmente su questo fronte sono pronto a pagare qualsiasi prezzo, come sempre è stato, come sarà e come è giusto.

Paolo Farinella, prete Genova

 

Per firmare, ecco il link: http://appelli.arcoiris.tv/proconciliovaticano/

 
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