I due Messia

Giovanni di Gamala e Yeshua ben Panthera

 

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La sintesi neotestamentaria

Post n°751 pubblicato il 18 Ottobre 2013 da paralotti
 

Giovanni di Gamala figlio di Giuda il Galileo e Yeshu figlio di Pandera: due personaggi con carisma divino e dai ruoli diversi, ma che percorrono strade parallele su un comune disegno escatologico e ineluttabile perchè voluto da Dio.

La vittoria finale mancò, la "fine dei tempi" non venne, il sogni si infransero sotto i colpi micidiali delle armate di Tito e più tardi di quelle di Adriano, e sembrò lasciare il passo allo sgomento e alla disperazione.

Molto tempo dopo e lontano da quei luoghi, qualcuno seppe trasformare la sconfitta in vittoria, la desolazione di una fine nella gioia di un principio, il castigo della terra nel premio del cielo, la spada nel ramoscello d'ulivo, il riscatto d'Israele nella salvezza del mondo, la storia nella favola...

La "buona novella" viaggiò per mare e per terra, conquistando popoli e paesi ma il prezzo da pagare fu altissimo: la negazione delle proprie origini e la cancellazione della memoria.

L'orgoglio nazionale, anima del messianismo, divenne vergogna e condanna dello stesso giudaismo disperso in un mondo ostile, lasciato ai margini delle società civili, quasi mai tollerato, ovunque tormentato a causa dell'infame e indelebile marchio del deicidio.

La favola, ormai lontana dalla realtà, si mosse a velocità crescente sulle ali della sublimazione mistica, fagocitando antichi archetipi appartenenti all'universo fideistico pagano e più in particolare, al mondo ellenistico e a quello dei culti misterici.

Di fronte ai pericoli di una tradizione orale, perennemente soggetta ad incontrollabili trasformazioni e ancora insidiata dal ricordo e dalla rivendicazione della memoria storica, si avvertì l'esigenza di immortalare l'immagine definitiva del "Salvatore del Mondo".

L'immagine di Yeshu, il predicatore illuminato che operava prodigi, il cui ricordo regnò nel cuore di più generazioni, iniziò a mescolarsi con quella appena  precedente di Giovanni di Gamala, il messia sconfitto, la cui vicenda aveva infiammato gli animi e alimentato i sogni di un popolo convinto della propria divina investitura.

Più in particolare il "Salvatore" cristiano ereditò dal mago prodigi, esorcismi, guarigioni visti come trucchi, il nome, la disononorevole assenza di legittima paternità, riciclata in prodigiosa maternità virginale e l'imputazione di apostasìa e pubblico plagio.

Dal messia politico, invece, rilevò la legittimazione davidica, i rapporti parentali con l'avanguardia messianista dei fratelli trasformata poi in mite corte di santi apostoli, il titolo di "Cristo", l'ingresso in Gerusalemme e i tragici fatti degli ultimi giorni.

Da entrambe le figure trasse, infine, gli eventi riguardanti i rispettivi processi (mescolati in un improbabile e irrituale giudizio a doppia competenza, con reciprovo scarico di responsabilità e verdetto popolare) e la croce (strumento di pubblica ignominiosa esposizione dopo la morte per il primo e di morte per il secondo.

Ci sarà un sussulto, dopo tante sconfitte e la distruzione del Tempio nel 70 d.C., nel II secolo da parte dell'ultimo guerriero giudaico: Simone bar Kochba, il "figlio della Stella". Egli rappresentò l'ultima tenue speranza di un messianismo disperato, alla quale poteva seguire soltanto la rassegnazione o come accadde, il ripensamento, la riconversione e la rilettura della storia a costo del rinnegamento delle proprie radici.

Il cristianesimo nascente nel II secolo e non prima come ci è stato fatto credere falsamente, è il prodotto di un incessante divenire nel quale hanno giocato un ruolo essenziale sia le dinamiche inconsce di tipo antropologico che le costruzioni artificiose scientemente condotte dal potere secolare allo scopo di plasmare la coscienza del mondo occidentale asservendone la storia alla propria sete di potere.

In altre parole il cristianesimo, oltre ad essere in parte frutto di "costruzioni a tavolino" indotte da intenti fraudolenti, si giovò anche di un'inconsapevole predisposizione ad assumere contenuti, forme e fisionomia note, grazie allo specifico "bisogno di fede", insito da sempre nell'uomo.

Finisco citando una frase significaiva risalente al II secolo, dove un attento e qualificato osservatore seppe individuare il vero criterio ispiratore della trasformazioni avvenute, lasciandoci una testimonianza sulla quale i sostenitori della "verità" dei Vangeli dovrebbero riflettere:

"... E' noto a tutti che ciò che avete scritto è il risultato di continui rimaneggiamenti fatti in seguito alle critiche che vi venivano portate".

Anni di tensioni, guerre fraticide ed attriti divennero sempre più forti e determinarono, attraverso una lunga serie di azioni e reazioni, la nascita, lo sviluppo e la stabilizzazione di quello che con Ehrman possiamo definire come "cristianesimo vincente", a scapito di un gran numero di altri vangeli poi scomparsi.

Nacquero dunque e si diffusero i primi scritti poi corretti, integrati, aggiustati, distrutti, ripensati e ricostruiti, in un vortice di trasformazioni che uccise la verità con la pretesa di testimoniarla e ostentarla al mondo.

Il cerchio si strinse intorno ai quattro canoni neotestamentari e le "voci diverse" furono assimilate o soppresse affinchè la "verità", come appena scritto, non avesse che un volto solo.

Da Giovanni di Gamala e Yeshu Pandera figlio di un soldato romano, nasce il Cristo cristiano, un assemblamento vincente che dura ormai da 1700 anni!

La trasfomrazione del titolo messianico di "Unto" (Cristo), appartenuto al messia davidico, in una sorta di identificativo anagrafico simile ad un moderno cognome, ha vissuto nei secoli accanto al nome appartenuto al messia di Aronne (Yeshu).

Quale fu il risutlato? Da Gesù più Cristo nacque... Gesù Cristo!

Di: Giancarlo Tranfo- La Croce di Spine (pag.213-214)

 
 
 
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