I due Messia

San Luca l'impostore e la carestia del 35-36 d.C.


Ecco come fece san Luca l’impostore a far slittare in avanti di oltre dieci anni la notizia riguardante la carestia sotto Claudio anziché sotto Tiberio di Emilio Salsi.L’evangelista, leggendo il lungo racconto di Giuseppe Flavio (Ant. XX, 17/96) scrisse sull’intera vita di Elena e suo figlio Izate, rispettivamente Regina e Re, ebrei, dell’Adiabene (regione a sud dell’Armenia e ad est dell’alto corso del fiume Eufrate), scoprì che essi intervennero generosamente con aiuti alimentari a Gerusalemme quando la Giudea fu colpita dalla carestia avvenuta in Giudea nel 35 e 36 d.C. anno della morte di “Gesù Cristo”. (ib. 51/53)La stessa carestia che costrinse Lucio Vitellio, legato di Siria di Tiberio, a recarsi nella città santa, nel periodo della Pasqua del 36 d.C., per domare la rivolta e detassare “in perpetuo” i prodotti alimentari, riducendone i costi e venendo così incontro al popolo, stremato dagli stenti. (Ant. XVIII, 90-95).Prima di questo episodio, nella vita di Elena e Izate, leggiamo che appena nominato Re…“Quando Izate giuse ad Adiabene per prendersi il regno e vide i suoi fratelli, giudicando cosa empia ucciderli, tenendo presente gli affronti ricevuti, ne mandò alcuni a Roma da Claudio Cesare, con i loro figli come ostaggi; e con la stessa scusa altri fratelli li mandò da Artabano Re dei Parti” (Ant. XX 36/37).L’accostamento cronologico dei due “Grandi” nella vicenda è un ERRORE STORICO GRAVISSIMO che Giuseppe Flavio non ha potuto commettere: lui sapeva benissimo che Artabano sarebbe morto nel 38 d.C. (lo riferisce più avanti), e che Claudio fu proclamato Imperatore nel 41 d.C.Essendo Artabano vivo e subito dopo lo storico ne racconta le gesta unitamente a Izate, gesta che coinvolsero Giovanni di Gamala)- l’unico Imperatore avente causa con lui fu Tiberio e non altri.La storia lo conferma, infatti in (Ant.XX, 92) Giuseppe Flavio scrive: “… Izate morì avendo l’età di cinquantadue anni e ventiquattro di regno”. Sapendo da Tacito (Ann. XII, 13-14) che nel 49 d.C. Izate era sempre vivo, ne ricaviamo che fu nominato Re Prima del 30 d.C., ma avendo letto che appena insediato nel regno, mandò i suoi fratelli come ostaggi all’imperatore di Roma, questi non poteva essere che Tiberio, proprio perché Claudio fu nominato Imperatore nel 41 d.C.La sostituzione del nome di Tiberio con Claudio la effettuò l’evangelista impostore per farci credere che l’episodio della carestia avvenne sotto Claudio, esattamente come lo riporta negli “Atti degli Apostoli” (XI 28-29), condendo “l’eschetta storica” con il solito trucchetto ipocrita della profezia: “E un profeta di nome Agabo, alzatosi in piedi, annunziò per impulso dello Spirito Santo che sarebbe scoppiata una grave carestia su tutta la Terra. Ciò che di fatto avvenne sotto l’impero di Claudio. Allora i discepoli si accordarono per mandare soccorso ai fratelli abitanti nella Giudea, indirizzandolo agli anziani per mezzo di Bàrnaba e Saulo”.Il riferimento a Claudio non fu casuale, ma mirato. Infatti luca, spulciando fra la storia alla ricerca di un alibi per sviare la ricerca, dopo aver scartato una carestia avvenuta sotto Tiberio nel 32 d.C. (Ann. VI,13) poiché troppo vicina all’epoca di “Gesù”, lo trovò in un’altra carestia che afflisse Roma durante l’Impero di Claudio, riportata da Svetonio e da Tacito: …” l’Addebito avanzato contro uno dei due fu di aver visto in sogno Claudio coronato di una corona di spighe rivolte all’indietro, con conseguente predizione di una carestia” (Ann. XI, 4).Questo “sogno apocalittico” servì all’impostore falsario Luca per farsi “dettare da Dio” il vaticinio del Profeta Agabo e depistare cronologicamente la vera carestia, molto più grave, anzi gravissima, avvenuta in Giudea nel 35-36 d.C. ma essendo i due territori quello di Roma e quello della Giudea troppo lontani fra loro, per contenerli entrambi, il furbacchione falsario Luca, fece dichiarare al Profeta Agabo che “ una grave carestia sarebbe scoppiata su tutta la terra”, evento di una drammaticità tale da dover essere riferito da tutti gli scritti e da tutti gli storici dell’epoca, FATTO CHE NON SI E’ VERIFICATO, OVVIAMENTE. Infatti la carestia di Roma, più che di una grave carestia si trattò di una carenza di cibo, risolta senza che nessuno morisse di fame! E mi fermo qui per adesso…Stralcio dal libro di Emilio Salsi. Giovanni il Nazireo detto “Gesù Cristo” e i suoi Fratelli. (pag. 191-192)