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IL VALORE DELL'AMICIZIA

"Di tutti i valori umani, niente di più santo e di più utile può essere desiderato e cercato, nulla di più dolce e di più vantaggioso può essere gustato e trovato, dell'amicizia, benchè nulla sia così difficile da acquisire. L'amicizia è fonte di benedizioni in questa vita e nell'altra. La sua soavità rende attraenti tutte le virtù, mentre è capace di estirpare ogni specie di vizi. Addolcisce l'avversità e modera la buona fortuna, sicchè si può dire che nessun uomo può essere contento in questo mondo senza amici. "Guai a chi è solo; se cade, non ha alcuno che lo rialzi". (Qo 4,10). Chi non ha amici è proprio solo. Al contrario pensa alla soddisfazione, alla gioia che uno prova nell'avere una persona alla quale poter parlare senza reticenze dei propri problemi personali, nell'avere qualcuno cui rivelare i propri punti deboli e manifestare senza arrossire, i propri progressi spirituali, cui confidare i segreti e le aspirazioni del cuore. Nulla è più dolce di una tale unione di cuore a cuore e di mente a mente. In simile unione non c'è posto per l'arrivismo nè per il sospetto. La stessa correzione non è presa in cattiva parte, nè la buona parola per adulazione. (A. Rievaulx)

 

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« Quale Bellezza?Diventare umani »

Irena Sendler

Post n°157 pubblicato il 27 Gennaio 2012 da carbonediamante
 

 

 

 

 

Irena Sendler, nata a Varsavia il 15 febbraio 1910 e morta a Varsavia il 12 maggio 2008 all'età di 98 anni, soprannominata l'angelo del ghetto, a proposito del suo impegno nella Resistenza polacca ebbe a dire:

"Avrei potuto fare di più. Questo rimpianto non mi lascia mai".

 

 

 

 

Di professione infermiera e assistente sociale, ancora prima della costruzione del Ghetto a Varsavia (1940), prevedendo le conseguenze delle politiche razziali della Germania di Hitler, iniziò a fornire documenti falsi e a reclutare famiglie e istituti religiosi per ospitare in incognito bambini ebrei.
Come operatrice ufficiale del Dipartimento contro le malattie contagiose possedeva un lasciapassare per entrare nel Ghetto. La sua libertà di muoversi dentro le mura del Ghetto le permetteva di convincere i genitori ad affidarle i bambini per farli uscire dalla prigionia e per riunirli in futuro con i loro genitori.
L'organizzazione clandestina Zegota (nome in codice del Consiglio per l'Aiuto agli Ebrei) aiutò Irena (sotto lo pseudonimo di "Jolanta" ) nell'esecuzione di questo piano.


Irena portò in salvo migliaia di neonati nascondendoli nel fondo della sua cassetta degli attrezzi  e di bambini più grandi nascosti in un sacchi di iuta e trasportati in ambulanza.
Teneva anche un cane, che aveva addestrato ad abbaiare quando i soldati nazisti si avvicinavano e per coprire così il pianto dei bambini.
Nella sua attività è riuscita a salvare circa 2500 tra bambini e neonati.


 

 

 

Il 20 ottobre 1943 venne arrestata dalla Gestapo. Le spezzarono gambe e braccia, ma nessuno riuscì a spezzare la sua volontà e a carpirgli i suoi segreti. Condannata a morte, venne salvata dalla rete della resistenza polacca corrompendo con denaro dei soldati tedeschi.
Irena tenne nascosto in un barattolo di vetro sepolto nel suo cortile, un registro con i nomi di tutti i ragazzi che clandestinamente aveva portato fuori dai confini del ghetto e dopo la guerra, cercò di rintracciare i genitori che potessero essere sopravvissuti per riunire le famiglie. La maggior parte di loro erano stati gasati e Irena ha così continuato a prendersi cura di questi ragazzi, mettendoli in case famiglia o trovando loro famiglie affidatarie o adottive.

La sua lista, due volte più lunga di quella di Oskar Schindler, è custodita allo Yad Vaschem, il memoriale dell'Olocausto in Israele, che nel 1965 l'aveva insignita della medaglia dei giusti, anche se poi ha dovuto aspettare 18 anni per andare a Gerusalemme, a piantare il suo albero.
La sua storia venne portata alla conoscenza internazionale solo nel 1999 da quattro ragazze della cittadina americana di Uniontown, nel Kansas, le quali allestirono uno spettacolo teatrale, dal titolo: "La vita in un barattolo".

 


 

 

La Sendler ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti in patria e all’estero. E' stata proposta per il Premio Nobel della Pace, non è stata nominata. Ma per una donna che non smette mai di pensare a quanto avrebbe potuto fare di più, il riconoscimento più grande non viene dalle onorificienze ricevute bensì dall'aver strappato alla follia umana creature innocenti, affermando:

"Ogni bambino salvato con il mio aiuto è la giustificazione della mia esistenza su questa terra, e non un titolo di gloria"

 

 

 
 
 
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