Il desiderio d'incontro è insito nella natura umana, è un'esigenza di vita. L'uno può essere qualche cosa per l'altro, non semplicemente per una sua ricchezza interiore, ma per quello che non è, per la sua povertà, per il suo gemere e sperare, per il suo attendere e tendere, per ciò che può divenire. Famosa è l'espressione di M. Buber: "io divento [me stesso] nel Tu". Il confronto con l'altro può far scoprire sempre qualcosa di nuovo, portare alla luce una dimensione profonda del proprio io. Un incontro vero ha il potere di risvegliare il bene presente in ciascuno.Non sempre facciamo incontri gradevoli e aperti all'amicizia. Talvolta incrociamo persone che vorrebbero recarci del danno. Ci sono situazioni dove occorre guardarsi dagli altri, ma anche un incontro di per sé negativo non è del tutto privo di possibilità. Può farci riflettere sui nostri lati nascosti, per liberarci dai falsi ruoli, dalle maschere che indossiamo all'occorrenza.Il divenire della persona umana non è un'avventura solitaria, si compie nell'incontrare la verità degli altri; tuttavia questo non accade se la mia posizione tende soltanto ad un atteggiamento di giustificazione o di difesa, senza volermi aprire all'altro, a qualcosa per me fino ad allora sconosciuto. Diventa fondamentale ascoltare e capire l'altro, cosa gli sta veramente a cuore, quali sono le sue necessità, i suoi desideri segreti. I moderni mezzi di comunicazione hanno moltiplicato le occasioni di contatto, ma si realizzano pochi veri incontri. Ognuno tende a concentrarsi sui suoi problemi, così risulta difficile prestare attenzione alle situazioni altrui e, non vedere le difficoltà, equivale in qualche modo ad accrescerne il disagio. L'incontro richiede un'attenzione vicendevole; darsi all'altro non ci sottrae mai a noi stessi. Un incontro "nella verità", senza pregiudizi, trasforma la vita, restituisce senso all'esistenza, diventa occasione forse irripetibile, di un nuovo inizio del compimento di noi stessi: questa è la gioia dell'incontro.