Parik70&ciò che è

Post N° 11


Mariella lasciava scorrere sempre troppa acqua dal rubinetto mentre teneva le mani sotto a sciaquar i quattro piatti serviti per la cena. Ascoltava l' accendino stridere ogni tanto nella stanza accanto e così lasciava il suo pensiero volare fin in quella stanza non lontana ma distante dai suoi occhi, dove P. sedeva a fumare. Era la sua passione immaginarselo agl' occhi in quei piccoli gesti, come teneva la canna in mano o i tratti della bocca mentre inspirava ed espirava il fumo credendosi un gran figo e poi, se capitava di raggiungerlo, trovarlo in una posa un pò diversa da quella che lei s' era immaginato la lasciava col cuore dolente, subito si faceva abbracciare e così la storia della sua piccola delusione era risolta presto. Non capitò così quella volta in cui una voce si mescolò allo sciabordio del lavandino e piano piano, insinuandosi dalle orecchie nella testa, divenne un motivo cantato dall' altra stanza che faceva press' a poco così: "...lungo come l' amore che non so fare, Signorina se non le dispiace mi faccia il caffè! Spero non la farà soffrire il tempo dell' attesa, lungo lo voglio... imparare a sostener!" "Mariè, sono cantante, vero...?" "Sì...e come mai canti così?!?": s'era fatta vedere alla soglia del limitar delle due stanze, con un ticchettare di tacchi che preannunciava l'arrivo di tutto il suo portamento: bellissima, con le mani ancora leggermente bagnate, poggiata allo stipite col fianco sinistro, lo straccio e il bicchiere che asciugava mentre lo guardava dritto negl' occhi, le maniche della blusa alzaze fino al gomito, non un centimetro di più. "Sì o no...?" "Che cosa?" "Sono cantante o no?!?" "Cantante, preparati!" Avremmo avuto la notte più linga, quella che sembra finire e che l'alba chiude all' improvviso, lasciando quello che è stato fatto al passato e il futuro al sole che spunta dietro l'angolo del grattacielo Miriaci. Ah, che storia, che storia allucinate ammazzare qualcuno.