parliamo_di_libri

Vi racconto un libro... ma non vi dico il titolo nè l'autore.Buona lettura!


"Un figlio, ti dico, ci vuole un figlio" sentenziò Marco con la sua cantilenante voce dall'accento milanese. " Fidati di me!" .Chiuse la frase frettolosamenete , senza più pensare a ciò che stava dicendo preso dal "sodo ripieno" di un piccolo costume rosso. Allungato sulla sedia a sdraio, sotto il sole di un luglio torrido, senza perdere di vista un attimo le ragazze in costume, l'uomo continuava a sorseggiare il suo aperitivo con la solita aria incurante e sicura.La sua attenzione era più che altro rapita dalle figure seminude che gli ruotavano attorno,ma la presenza cupa del suo compagno gli impediva di rilassarsi e lo spronava a tentare di dargli un consiglio, almeno per evitare di avere per tutto il pomeriggio una compagnia così pesante. Con quello zombie accanto, neanche la sua immancabile volontà di fare caccia grossa poteva portare a qualcosa di buono.La piscina quel venerdì pomeriggio era un vero formicaio, tanto che solo la sua lunga conoscenza col gestore gli aveva permesso di trovare un ombrelone libero: era evidenre che tutti quelli che non erano potuti partire per il mare, avevano deciso di tentare di costruirsi un pezzo di "similvacanza" tra l'erba incolta riarsa dal sole e quel piccolo mare olezzante di cloro. Non era certo granché, ma andava bene lo stesso,c'era tuuto quello che paiceva a lui :il sole, l'acqua, le donne interessanti su cui concentrarsi.Ed era quello che cercava di fare, lui, ma non ci riusciva..Accidenti! Nessuna ragazza si sarebbe avvicinata e tutto per colpa di quella "mummia" che aveva accanto.Infatti lo faceva incazzare il suo amico seduto immobile sulla sdraio accanto, nascosto dietro un paio di occhiali scuri: con lui imbronciato a quella maniera non si poteva certo pensare di combinare qualcosa.Certo non era il momento di rimorchaire: tra poco meno di mezz'ora sarebbe arrivata sua moglie e quindi non poteva certo procurarsi una ragazza, ma almeno avrebbe potuto"prepararsi il terreno" per qualche nuova conoscenza. Per la prossima volta magari."Credimi, ti dico" riprese sperando di togliergli dalla faccia quel muso lungo e insopportabile:"  Te lo dico per esperienza...guarda me":Luca seduto al di là del tavolino girò un attimo la testa verso l'uomo che gli stava di fianco:quanto gli stava antipatico in tutta la sua "lombarda sicurezza", lui che di certezze, ormai, non ne aveva più neppure una.Si chiese per l'ennesima volta cosa ci stesse facendo lì, con quello strano personaggio che credeva di essere suo amico. Che cos'era per lui Marco? Non lo aveva ancora capito e forse non lo avrebbe capito mai,però da come stava andando la sua vita non sapeva più a che santo votarsi e forse aveva bisogno di lui. Sì, forse avrebbe potuto aiutarlo, se solo avesse smesso di dire cretinate.Marco era il più in gamba dei suoi colleghi. La sua sfrenata mancanza di scrupoli, la sua innata sicurezza e la sua furbizia evidente aveva fatto sì che da semplice impiegato era, in poco più di due anni, arrivato ad essere uno dei più invidiati manager dell'azienda in cui lavoravano assieme.Dal più alto al meno importante dei dirigenti della fabbrica, chiunque, quando c'era un problema, si rivolgeva a lui. Per qualunque cosa: dalla soluzione di qualche faccenda illecita, alla copertura per qualche scappatella sentimentale, Marco trovava una soluzione per tutti.In verità Marco non piaceva a nessuno, anzi.....