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........continua...puntata n.2


 In verità Marco non piaceva a nessuno, anzi attorno a lui si era creato un bizzarro meccanismo perverso: era talmente privo di qualsiasi senso morale, nella ricerca delle sue soluzioni, che quasi tutti lo odiavano sentendosi colpevoli sia di dovergli qualcosa, sia di avere accettato le sue decisioni scorrette; e in fondo erano consapevoli, che egli, esente da qualsiasi scrupolo, avrebbe potuto, senza nessun problema fare un voltafaccia completo verso di loro. Ma non intenzionalmente, solo in base al suo momentaneo interesse.Luca continuò a guardarlo da dietro gli occhiali: quanto gli stava antipatico quel presuntuoso che mentre parlava con lui pensava a come abbordare le donne che si sarebbe portato a letto. Ma con lui Luca sapeva di essere al sicuro perché tra di loro non c’era nessun tipo di competizione: Marco non lo avrebbe mai tradito e non certo per dovere di amicizia, che non sapeva minimamente cosa fosse,solo per il fatto che niente gli importava al mondo a parte di se stesso. Era talmente pieno di sé che non riconosceva nessuna importanza nell’amico, quindi non aveva nessun interesse né a parlare in giro degli affari suoi, né a ricordarsi ciò che gli aveva detto. Luca sapeva che quando si sarebbero lasciati quella sera, Marco avrebbe fatto fatica a ricordarsi il motivo del suo malumore e questo poteva essere un vantaggio. Era proprio un disperato, pensò Luca di se stesso, se pensava che Marco avrebbe potuto aiutarlo, ma per lo meno non avrebbe raccontato a nessuno del suo errore. Luca era nato al sud, e imputava a questo la differenza che c’era tra di loro. Educazioni diverse, forse anche caratteri diversi, pensava, e per questo i primi tempi della loro conoscenza si era chiesto da cosa dipendesse il loro sia pur fragile legame.Quando era arrivato a Milano, Luca non conosceva nessuno e le attenzioni che gli aveva rivolto il collega gli avevano evitato l’isolamento totale; in principio aveva pensato di essere diventato, per Marco che evidentemente non aveva amici intimi, una specie di discepolo; qualcuno da guidare e da “tirare su” alla sua maniera, “la sua maniera milanese”, come ripeteva lui.Inoltre Luca che, sul posto di lavoro, non si riteneva competitivo nei confronti dell’amico, immaginava di garantire a Marco la sicurezza di non essere scavalcato.Queste, credeva all’ inizio Luca, erano le ragioni della loro strana “amicizia”, ma col passare del tempo ed esaminando il comportamento dell’amico, si era reso conto che, Marco non era affatto interessato al suo buon inserimento nella società milanese ed inoltre era talmente pieno di sé che nessuno gli sarebbe sembrato un rivale, neppure a livello lavorativo.Tanto meno lui con tutte le sue insicurezze.Allora perché gli si era appiccicato addosso da quando era arrivato a Milano? L’aveva capito dopo qualche uscita assieme: lui era quello bello e indolente che attirava le ragazze con la sua prestante figura mediterranea, pur senza esserne particolarmente interessato, mentre Marco che era appena presentabile col suo fisico tozzo tendente alla pinguedine, prima approfittava del fascino dell’amico, poi sfoderava le sue arti di seduttore e riusciva a trattenere le prede con la sua irresistibile galanteria. “Una bella coppia di stronzi, siamo" pensò Luca