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Auguri per una serena e felice Pasqua...Kemper Boyd
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Lo guarderò sicuramente,ciao e grazie
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il 17/01/2008 alle 21:38
 
sono quella dl commento precedente, credevo che apparisse...
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il 27/12/2007 alle 11:56
 
Ti lascio questo commento, perchè ho visto che abbiamo...
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il 27/12/2007 alle 11:54
 
Auguri di un felice, sereno e splendido Natale dal blog...
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Post n°17 pubblicato il 01 Giugno 2007 da parliamo_di_libri

Il telefono nella stanza accanto aveva squillato e Luca, semiaddormentato nel letto, non ci aveva neppure fatto caso e neppure, quando la donna gli era tornata di fianco nel letto e lui le aveva sorriso, si era accorto che l’allegria sul suo viso era sfumata.

La telefonata veniva dalla direzione dell’aeroporto, che richiedeva la sua presenza per sostituire una collega che era a letto ammalata.

Magdala dispiaciuta, ma coscienziosa come sempre, era partita nel tardo pomeriggio, si era fatta promettere che lui sarebbe andato alla festa anche senza di lei.

Sulla porta, lo aveva baciato con passione e gli aveva sussurrato, prima di uscire, con quella sua voce calda che lo faceva sempre vibrare: “Mi raccomando, fai il bravo.” Ed era scappata via ridendo di quella che per lei era stata una semplice battuta.

Luca si era chiuso la porta alle spalle un poco malinconico, ma sapeva che tra meno di ventiquattro ore sarebbe tornata. Non aveva più voglia di uscire, anche perché si era accorto che il tempo faceva schifo, e sapeva che alla festa senza sua moglie si sarebbe annoiato a morte. Rimpiangeva, ora, di non avere dato retta alla tentazione di telefonare al collega per dire che non sarebbe più andato. Ma Luca sapeva che sua moglie ci teneva tanto a quella opportunità, che già era stata dimezzata con la sua partenza e se non fosse andato lui sarebbe stata addirittura persa. Dopotutto era un modo per ammazzare il tempo in attesa del ritorno di Magdala. Aveva deciso, infine, che sarebbe andato comunque, che sarebbe rientrato tardi e avrebbe dormito fino al pomeriggio, così gli sarebbe pesata meno la giornata in solitudine.

Si era preparato con calma e una volta uscito,aveva lasciato la macchina in garage, preferendo andare a piedi alla festa che aveva raggiunto dopo aver girovagato per almeno un’ora nel mezzo chilometro che lo separava dalla villa dell’amico a casa sua. Solo all’ingresso si era reso conto che erano già passate le undici e la festa era cominciata per lo meno da un’ora. Poco importava, così sarebbe passato il più inosservato possibile, e avrebbe potuto ritirarsi quando voleva. All’ingresso un uomo in uniforme aveva preso il suo cappotto e lo aveva introdotto in un enorme salotto, pieno di gente elegante, dove a differenza di ciò che aveva creduto non vide nessuno che conoscesse. Almeno ci fosse stato Marco. Si sentiva ridicolo con il piccolo pacchetto in mano, senza sapere dove andare a parare. Quanto gli mancava sua moglie, lei sapeva sempre come comportarsi. Aveva quasi deciso di fare retromarcia e andarsene, quando il suo ospite gli si era fatto incontro, affiancato da una elegante e magrissima signora che gli venne presentata come la moglie. Finalmente si era liberato del pacchetto, e dopo essersi scusato per l’assenza di Magdala, si era potuto allontanare dalla coppia alla ricerca di qualche amico.

Il salotto attorno a lui era quasi grande come tutto il suo appartamento, e un’enorme quantità di gente sconosciuta continuava a sciamargli intorno come un nuvolo di farfalle impazzite. Alcuni sedevano sugli ampi divani bianchi che riempivano gli angoli della sala, altri al centro, si servivano da un buffet stracolmo, esagerate quantità di cibo in piatti esageratamente grandi. Nella parete centrale del salotto si apriva una vetrata che dava su un giardino coperto, dove in fondo ad un grande corridoio si poteva vedere una sala da ballo gremita di gente. Luca, con le mani in tasca, si diresse verso la pista cercando di capire se sarebbe riuscito a trovare qualcuno dei suoi colleghi. Ma a parte qualcuno dei soci più anziani, che ballavano con le rispettive consorti, non vide nessuno a cui potersi unire per trascorrere il resto della serata. Tornò velocemente sui suoi passi, demoralizzato ed intenzionato a defilarsi sul serio quando una luce, proveniente da una saletta seminascosta sulla destra della serra, attirò la sua attenzione. Ci si infilò velocemente, per togliersi dall’imbarazzante solitudine, urtando una coppia che stava uscendone, e si trovò in una piccola sala dalle luci soffuse, dove una quindicina di persone stava guardando un film proiettato su un maxischermo.

Qualche faccia nota gli fece un sorriso, per poi ricominciare a guardare il film, sprofondato nelle comode poltrone. Luca si sedette in fondo, prendendo il bicchiere di vino che un cameriere gentilmente gli porse. “Certo che se questa è una festa della Milano bene, c’é da stare allegri” pensò e col proposito, comunque, di non restare più di tanto, cercò di rilassarsi almeno per un po’.

Era proprio una serata da schifo: tra un poco si sarebbe alzato e sarebbe tornato a casa. Ma la stanchezza si cominciava a far sentire, le poltrone erano comode, e lo aspettava una casa vuota. Dopotutto era lì, tanto valeva godersi un po’ di tranquillità. Finalmente riuscì a rilassarsi e piano piano si lasciò trasportare da un piacevole torpore. Il cameriere con vassoio ben rifornito di vino faceva la ronda ogni dieci minuti, e nella saletta cominciava a fare un po’ di caldo. Luca si tolse la giacca ormai convinto che nessuno ci avrebbe fatto caso. Si stava bene in questo angolino di mondo, dopotutto se non fosse stato attento si sarebbe quasi addormentato.

Aveva caldo, adesso Luca, ed una strana sensazione di abbandono lo stava cogliendo: l’aria era carica uno strano odore che gli ricordava certe sere, quando nascosto negli angoli bui delle palestre, fumava di nascosto con i compagni del liceo; forse era un’idea strana, ma era quasi intontito come avvolto in un’atmosfera ovattata.

Fu normale, quindi, quasi scontato vedersi avvicinare una bella ragazza, che si sedette di fianco a lui e cominciò a parlargli. “Ciao” disse la giovane bionda coi corti capelli arruffati “sei solo anche tu?” Luca si girò verso di lei sorridendole come un bambino: “Già!” continuò “Mia moglie è… volata via” rispose l’uomo sollevando le mani a volo di uccello.

“Su una nuvola”; gli venne naturale prenderle la lunga mano bianca che lei gli porgeva e baciandola chiederle: “E tu? Sei sola?” “ Si” rispose la donna “Cercavo il mio uomo, ma non è qui!”

Luca rivolse alla ragazza uno sguardo indignato e imbronciato, di evidente biasimo nei confronti del suo uomo assente: “Ma come si può lasciare sola una donna bella come te. Non si deve lasciare sola una donna bella come te.” E perdendo un attimo di vista la ragazza guardò verso l’alto, dimenticandosi di lei. “Anche mia moglie è bella come te, la mia è la moglie più bella del mondo.”

“ Ma non è qui.” lo interruppe la donna, facendolo tornare alla realtà.

 
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