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Auguri per una serena e felice Pasqua...Kemper Boyd
Inviato da: Anonimo
il 23/03/2008 alle 16:42
 
Lo guarderò sicuramente,ciao e grazie
Inviato da: Anonimo
il 17/01/2008 alle 21:38
 
sono quella dl commento precedente, credevo che apparisse...
Inviato da: Anonimo
il 27/12/2007 alle 11:56
 
Ti lascio questo commento, perchè ho visto che abbiamo...
Inviato da: Anonimo
il 27/12/2007 alle 11:54
 
Auguri di un felice, sereno e splendido Natale dal blog...
Inviato da: Anonimo
il 25/12/2007 alle 22:42
 
 

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CONTINUA....

Post n°17 pubblicato il 01 Giugno 2007 da parliamo_di_libri

Il telefono nella stanza accanto aveva squillato e Luca, semiaddormentato nel letto, non ci aveva neppure fatto caso e neppure, quando la donna gli era tornata di fianco nel letto e lui le aveva sorriso, si era accorto che l’allegria sul suo viso era sfumata.

La telefonata veniva dalla direzione dell’aeroporto, che richiedeva la sua presenza per sostituire una collega che era a letto ammalata.

Magdala dispiaciuta, ma coscienziosa come sempre, era partita nel tardo pomeriggio, si era fatta promettere che lui sarebbe andato alla festa anche senza di lei.

Sulla porta, lo aveva baciato con passione e gli aveva sussurrato, prima di uscire, con quella sua voce calda che lo faceva sempre vibrare: “Mi raccomando, fai il bravo.” Ed era scappata via ridendo di quella che per lei era stata una semplice battuta.

Luca si era chiuso la porta alle spalle un poco malinconico, ma sapeva che tra meno di ventiquattro ore sarebbe tornata. Non aveva più voglia di uscire, anche perché si era accorto che il tempo faceva schifo, e sapeva che alla festa senza sua moglie si sarebbe annoiato a morte. Rimpiangeva, ora, di non avere dato retta alla tentazione di telefonare al collega per dire che non sarebbe più andato. Ma Luca sapeva che sua moglie ci teneva tanto a quella opportunità, che già era stata dimezzata con la sua partenza e se non fosse andato lui sarebbe stata addirittura persa. Dopotutto era un modo per ammazzare il tempo in attesa del ritorno di Magdala. Aveva deciso, infine, che sarebbe andato comunque, che sarebbe rientrato tardi e avrebbe dormito fino al pomeriggio, così gli sarebbe pesata meno la giornata in solitudine.

Si era preparato con calma e una volta uscito,aveva lasciato la macchina in garage, preferendo andare a piedi alla festa che aveva raggiunto dopo aver girovagato per almeno un’ora nel mezzo chilometro che lo separava dalla villa dell’amico a casa sua. Solo all’ingresso si era reso conto che erano già passate le undici e la festa era cominciata per lo meno da un’ora. Poco importava, così sarebbe passato il più inosservato possibile, e avrebbe potuto ritirarsi quando voleva. All’ingresso un uomo in uniforme aveva preso il suo cappotto e lo aveva introdotto in un enorme salotto, pieno di gente elegante, dove a differenza di ciò che aveva creduto non vide nessuno che conoscesse. Almeno ci fosse stato Marco. Si sentiva ridicolo con il piccolo pacchetto in mano, senza sapere dove andare a parare. Quanto gli mancava sua moglie, lei sapeva sempre come comportarsi. Aveva quasi deciso di fare retromarcia e andarsene, quando il suo ospite gli si era fatto incontro, affiancato da una elegante e magrissima signora che gli venne presentata come la moglie. Finalmente si era liberato del pacchetto, e dopo essersi scusato per l’assenza di Magdala, si era potuto allontanare dalla coppia alla ricerca di qualche amico.

Il salotto attorno a lui era quasi grande come tutto il suo appartamento, e un’enorme quantità di gente sconosciuta continuava a sciamargli intorno come un nuvolo di farfalle impazzite. Alcuni sedevano sugli ampi divani bianchi che riempivano gli angoli della sala, altri al centro, si servivano da un buffet stracolmo, esagerate quantità di cibo in piatti esageratamente grandi. Nella parete centrale del salotto si apriva una vetrata che dava su un giardino coperto, dove in fondo ad un grande corridoio si poteva vedere una sala da ballo gremita di gente. Luca, con le mani in tasca, si diresse verso la pista cercando di capire se sarebbe riuscito a trovare qualcuno dei suoi colleghi. Ma a parte qualcuno dei soci più anziani, che ballavano con le rispettive consorti, non vide nessuno a cui potersi unire per trascorrere il resto della serata. Tornò velocemente sui suoi passi, demoralizzato ed intenzionato a defilarsi sul serio quando una luce, proveniente da una saletta seminascosta sulla destra della serra, attirò la sua attenzione. Ci si infilò velocemente, per togliersi dall’imbarazzante solitudine, urtando una coppia che stava uscendone, e si trovò in una piccola sala dalle luci soffuse, dove una quindicina di persone stava guardando un film proiettato su un maxischermo.

Qualche faccia nota gli fece un sorriso, per poi ricominciare a guardare il film, sprofondato nelle comode poltrone. Luca si sedette in fondo, prendendo il bicchiere di vino che un cameriere gentilmente gli porse. “Certo che se questa è una festa della Milano bene, c’é da stare allegri” pensò e col proposito, comunque, di non restare più di tanto, cercò di rilassarsi almeno per un po’.

Era proprio una serata da schifo: tra un poco si sarebbe alzato e sarebbe tornato a casa. Ma la stanchezza si cominciava a far sentire, le poltrone erano comode, e lo aspettava una casa vuota. Dopotutto era lì, tanto valeva godersi un po’ di tranquillità. Finalmente riuscì a rilassarsi e piano piano si lasciò trasportare da un piacevole torpore. Il cameriere con vassoio ben rifornito di vino faceva la ronda ogni dieci minuti, e nella saletta cominciava a fare un po’ di caldo. Luca si tolse la giacca ormai convinto che nessuno ci avrebbe fatto caso. Si stava bene in questo angolino di mondo, dopotutto se non fosse stato attento si sarebbe quasi addormentato.

Aveva caldo, adesso Luca, ed una strana sensazione di abbandono lo stava cogliendo: l’aria era carica uno strano odore che gli ricordava certe sere, quando nascosto negli angoli bui delle palestre, fumava di nascosto con i compagni del liceo; forse era un’idea strana, ma era quasi intontito come avvolto in un’atmosfera ovattata.

Fu normale, quindi, quasi scontato vedersi avvicinare una bella ragazza, che si sedette di fianco a lui e cominciò a parlargli. “Ciao” disse la giovane bionda coi corti capelli arruffati “sei solo anche tu?” Luca si girò verso di lei sorridendole come un bambino: “Già!” continuò “Mia moglie è… volata via” rispose l’uomo sollevando le mani a volo di uccello.

“Su una nuvola”; gli venne naturale prenderle la lunga mano bianca che lei gli porgeva e baciandola chiederle: “E tu? Sei sola?” “ Si” rispose la donna “Cercavo il mio uomo, ma non è qui!”

Luca rivolse alla ragazza uno sguardo indignato e imbronciato, di evidente biasimo nei confronti del suo uomo assente: “Ma come si può lasciare sola una donna bella come te. Non si deve lasciare sola una donna bella come te.” E perdendo un attimo di vista la ragazza guardò verso l’alto, dimenticandosi di lei. “Anche mia moglie è bella come te, la mia è la moglie più bella del mondo.”

“ Ma non è qui.” lo interruppe la donna, facendolo tornare alla realtà.

 
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Post N° 16

Post n°16 pubblicato il 24 Maggio 2007 da parliamo_di_libri

Puntata n.3

 
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Post N° 15

Post n°15 pubblicato il 24 Maggio 2007 da parliamo_di_libri

Luca distolse lo sguardo dal profilo assente del suo amico facendolo passare direttamente ai suoi piedi, cercando di evitare di guardare più in là: negli ultimi sei mesi non riusciva a guardare una donna senza che gli venisse il panico e l’unico motivo per il quale aveva seguito l’amico in mezzo a quel carnaio era per ritardare il ritorno a casa.

Da parecchio tempo la sua vita si trascinava in un infinito supplizio, da quando cioè, sua moglie lo aveva trovato nel loro letto con un’altra donna. Non sapeva neppure come fosse successo, non era il tipo che faceva certe cose, ma quella maledetta sera si era lasciato andare più del necessario. Come cavolo gli era venuto in mente di fare una stupidaggine del genere, senza una ragione, senza riflettere?

Non riusciva a togliersi dalla testa quella notte e non riusciva a trovare il modo di farsi perdonare e di ricominciare.

Era assurdo continuare torturarsi a questa maniera, ma fino a quando non avesse trovato una soluzione non poteva farne a meno.

Ormai le aveva provate tutte, l’aveva supplicata, scongiurata di perdonarlo, ma da vendicativa donna del sud, sua moglie non riusciva a passare sopra al suo errore.

La loro vita si era trasformata in un inferno nel quale restavano sospesi per la caparbia volontà di sua moglie di non voler tornare dai suoi: non avrebbe mai ammesso una sconfitta del genere, ma non avrebbe mai perdonato l’affronto subito. Eppure erano stati così felici, in quei primi cinque anni di matrimonio.

E adesso il suo amico gli stava proponendo una soluzione che per lui era improbabile e ridicola.

“Ma dico, hai bevuto?” gli chiese guardandolo di straforo da sopra agli occhiali, cercando di catturare la sua attenzione.

“E credi che un figlio possa essere una soluzione?” Scosse la testa con disappunto continuando: ”Intanto è già una fatica arrivarle vicino. Sono sei mesi che non si lascia neppure toccare!” Prese il bicchiere semivuoto sul tavolino accanto a lui e bevve l’ultimo sorso del suo the freddo. “Mi tratta come se avessi la peste! Accidenti a me!”

Appoggiò lentamente il bicchiere sul tavolino, guardando l’amico che in quel momento sembrava più vicino ad una ragazza lontana cento metri da loro, piuttosto che a lui. “E’ solo un cretino” pensò e appoggiò rassegnato la testa allo sdraio cercando di pensare a qualcosa di diverso.

Ma il pensiero era sempre lo stesso. Lo stesso ossessionante pensiero. Non gli aveva mai dato fastidio il lavoro di hostess della moglie, e anche se qualche volta gli capitava di ritrovarsi a dormire solo, non aveva mai pensato a trovarsi una compagnia alternativa. Mai, fino a quella sera, fino a quella festa. Quella festa che avevano aspettato entrambi come un avvenimento e che non era andata come doveva, purtroppo.

Magdala e Luca parlavano da più di un mese di quella festa a cui erano stati invitati dall’ingegner Facchinetti  per la sua promozione. Era importante per loro che venivano dal meridione e non conoscevano nessuno: era l’ inizio della loro integrazione nella buona società milanese.

Erano usciti presto quel sabato mattina di gennaio perché sua moglie era eccitatissima al pensiero di conoscere tutti i colleghi di Luca e voleva essere al meglio.

Avevano girato per negozi sia per cercare un presente per il loro gentile ospite sia per comperare alla giovane donna un nuovo abito da sera.

Lo avevano trovato infine, e talmente perfetto che sembrava disegnato apposta per lei: lungo, nero, aderente e quando Magdala era uscita dalla cabina di prova Luca si era sentito mancare dal desiderio di abbracciarla. Era bellissima sua moglie, e alla festa avrebbe fatto girare la testa a tutti gli uomini. Ma era sua e di nessun altro. L’amava molto e godeva di ogni suo sguardo e di ogni suo successo perché sapeva di essere corrisposto e di non avere niente da temere da lei.

Era freddo quel giorno, ma erano rientrati allegri e accaldati dall’entusiasmo, come se il sole avesse brillato solo per loro. Erano carichi di speranze e di gioventù e non avevano neppure pranzato: si erano infilati nel letto e avevano fatto l’amore, in previsione della serata fuori.

Magdala lo aveva tenuto abbracciato a lungo guardandolo con i suoi occhi scurissimi e appassionati, poi era fuggita dal letto per prepararsi uno dei suoi immancabili caffè. Era stata una giornata perfetta, fino a quando…

 
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........continua...puntata n.2

Post n°14 pubblicato il 13 Maggio 2007 da parliamo_di_libri

 

In verità Marco non piaceva a nessuno, anzi attorno a lui si era creato un bizzarro meccanismo perverso: era talmente privo di qualsiasi senso morale, nella ricerca delle sue soluzioni, che quasi tutti lo odiavano sentendosi colpevoli sia di dovergli qualcosa, sia di avere accettato le sue decisioni scorrette; e in fondo erano consapevoli, che egli, esente da qualsiasi scrupolo, avrebbe potuto, senza nessun problema fare un voltafaccia completo verso di loro. Ma non intenzionalmente, solo in base al suo momentaneo interesse.

Luca continuò a guardarlo da dietro gli occhiali: quanto gli stava antipatico quel presuntuoso che mentre parlava con lui pensava a come abbordare le donne che si sarebbe portato a letto. Ma con lui Luca sapeva di essere al sicuro perché tra di loro non c’era nessun tipo di competizione: Marco non lo avrebbe mai tradito e non certo per dovere di amicizia, che non sapeva minimamente cosa fosse,solo per il fatto che niente gli importava al mondo a parte di se stesso. Era talmente pieno di sé che non riconosceva nessuna importanza nell’amico, quindi non aveva nessun interesse né a parlare in giro degli affari suoi, né a ricordarsi ciò che gli aveva detto. Luca sapeva che quando si sarebbero lasciati quella sera, Marco avrebbe fatto fatica a ricordarsi il motivo del suo malumore e questo poteva essere un vantaggio. Era proprio un disperato, pensò Luca di se stesso, se pensava che Marco avrebbe potuto aiutarlo, ma per lo meno non avrebbe raccontato a nessuno del suo errore.

Luca era nato al sud, e imputava a questo la differenza che c’era tra di loro.

Educazioni diverse, forse anche caratteri diversi, pensava, e per questo i primi tempi della loro conoscenza si era chiesto da cosa dipendesse il loro sia pur fragile legame.

Quando era arrivato a Milano, Luca non conosceva nessuno e le attenzioni che gli aveva rivolto il collega gli avevano evitato l’isolamento totale; in principio aveva pensato di essere diventato, per Marco che evidentemente non aveva amici intimi, una specie di discepolo; qualcuno da guidare e da “tirare su” alla sua maniera, “la sua maniera milanese”, come ripeteva lui.

Inoltre Luca che, sul posto di lavoro, non si riteneva competitivo nei confronti dell’amico, immaginava di garantire a Marco la sicurezza di non essere scavalcato.

Queste, credeva all’ inizio Luca, erano le ragioni della loro strana “amicizia”, ma col passare del tempo ed esaminando il comportamento dell’amico, si era reso conto che, Marco non era affatto interessato al suo buon inserimento nella società milanese ed inoltre era talmente pieno di sé che nessuno gli sarebbe sembrato un rivale, neppure a livello lavorativo.

Tanto meno lui con tutte le sue insicurezze.

Allora perché gli si era appiccicato addosso da quando era arrivato a Milano? L’aveva capito dopo qualche uscita assieme: lui era quello bello e indolente che attirava le ragazze con la sua prestante figura mediterranea, pur senza esserne particolarmente interessato, mentre Marco che era appena presentabile col suo fisico tozzo tendente alla pinguedine, prima approfittava del fascino dell’amico, poi sfoderava le sue arti di seduttore e riusciva a trattenere le prede con la sua irresistibile galanteria.

“Una bella coppia di stronzi, siamo" pensò Luca

 
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Vi racconto un libro... ma non vi dico il titolo nè l'autore.Buona lettura!

Post n°13 pubblicato il 08 Maggio 2007 da parliamo_di_libri

"Un figlio, ti dico, ci vuole un figlio" sentenziò Marco con la sua cantilenante voce dall'accento milanese. " Fidati di me!" .Chiuse la frase frettolosamenete , senza più pensare a ciò che stava dicendo preso dal "sodo ripieno" di un piccolo costume rosso.

Allungato sulla sedia a sdraio, sotto il sole di un luglio torrido, senza perdere di vista un attimo le ragazze in costume, l'uomo continuava a sorseggiare il suo aperitivo con la solita aria incurante e sicura.

La sua attenzione era più che altro rapita dalle figure seminude che gli ruotavano attorno,ma la presenza cupa del suo compagno gli impediva di rilassarsi e lo spronava a tentare di dargli un consiglio, almeno per evitare di avere per tutto il pomeriggio una compagnia così pesante.

Con quello zombie accanto, neanche la sua immancabile volontà di fare caccia grossa poteva portare a qualcosa di buono.

La piscina quel venerdì pomeriggio era un vero formicaio, tanto che solo la sua lunga conoscenza col gestore gli aveva permesso di trovare un ombrelone libero: era evidenre che tutti quelli che non erano potuti partire per il mare, avevano deciso di tentare di costruirsi un pezzo di "similvacanza" tra l'erba incolta riarsa dal sole e quel piccolo mare olezzante di cloro. Non era certo granché, ma andava bene lo stesso,c'era tuuto quello che paiceva a lui :il sole, l'acqua, le donne interessanti su cui concentrarsi.

Ed era quello che cercava di fare, lui, ma non ci riusciva..Accidenti! Nessuna ragazza si sarebbe avvicinata e tutto per colpa di quella "mummia" che aveva accanto.

Infatti lo faceva incazzare il suo amico seduto immobile sulla sdraio accanto, nascosto dietro un paio di occhiali scuri: con lui imbronciato a quella maniera non si poteva certo pensare di combinare qualcosa.

Certo non era il momento di rimorchaire: tra poco meno di mezz'ora sarebbe arrivata sua moglie e quindi non poteva certo procurarsi una ragazza, ma almeno avrebbe potuto"prepararsi il terreno" per qualche nuova conoscenza. Per la prossima volta magari.

"Credimi, ti dico" riprese sperando di togliergli dalla faccia quel muso lungo e insopportabile:"  Te lo dico per esperienza...guarda me":

Luca seduto al di là del tavolino girò un attimo la testa verso l'uomo che gli stava di fianco:quanto gli stava antipatico in tutta la sua "lombarda sicurezza", lui che di certezze, ormai, non ne aveva più neppure una.

Si chiese per l'ennesima volta cosa ci stesse facendo lì, con quello strano personaggio che credeva di essere suo amico. Che cos'era per lui Marco? Non lo aveva ancora capito e forse non lo avrebbe capito mai,però da come stava andando la sua vita non sapeva più a che santo votarsi e forse aveva bisogno di lui. Sì, forse avrebbe potuto aiutarlo, se solo avesse smesso di dire cretinate.

Marco era il più in gamba dei suoi colleghi. La sua sfrenata mancanza di scrupoli, la sua innata sicurezza e la sua furbizia evidente aveva fatto sì che da semplice impiegato era, in poco più di due anni, arrivato ad essere uno dei più invidiati manager dell'azienda in cui lavoravano assieme.

Dal più alto al meno importante dei dirigenti della fabbrica, chiunque, quando c'era un problema, si rivolgeva a lui. Per qualunque cosa: dalla soluzione di qualche faccenda illecita, alla copertura per qualche scappatella sentimentale, Marco trovava una soluzione per tutti.

In verità Marco non piaceva a nessuno, anzi.....

 
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