Espressione Libera

Punizione


Sento lo strappo del capestro alla nuca del suo collo, il vento sulla sua fronte nuda. Gonfia i capezzoli in gocce d'ambra, scuote il fragile sartiame delle sue costole. Vedo il suo corpo affogato Nella torbiera, la zavorra di pietra, le verghe e i rami fluttuanti. Sotto di loro all'inizio scortecciato alberello e ripescata ora come un osso di quercia, coppa di cervello: la sua testa rasata come una stoppa di grano nero, la benda agli occhi una fascia sporca, il cappio un anello a custodire i ricordi d'amore. Piccola adultera, prima che ti punissero avevi i capelli biondo lino, denutrita, e il tuo volto nero come catrame era bello. Mio povero capro espiatorio, io quasi ti amo ma avrei scagliato, lo so, le pietre del silenzio. Io sono l'abile voyeur delle esposte e annerite celle del tuo cervello, dell'intreccio dei tuoi muscoli, di tutte le tue ossa enumerate: io che sono rimasto muto quando le tue sorelle traditrici coperte di pece piangevano al cancello, che sarei complice della civile indignazione, io comprendo anche l'esatta e tribale, intima vendetta.