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Creato da poeta_magico il 18/12/2007
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Ho chiesto a un falegname
di costruire la mia bara
e ieri notte sono stata lì dentro,
appoggiata a un cuscino,
annusando il legno,
lasciando che il vecchio re
respirasse sopra di me,
pensando al mio povero corpo assassinato,
assassinato dal tempo,
aspettando di diventare rigida come un maresciallo,
lasciando che il silenzio mi disonori,
ricordando che non tossirò un'altra volta ancora.
La morte sarà la fine della paura
e la paura di morire,
paura come un cane conficcato nella mia bocca
paura come sterco conficcato nel mio naso,
paura dove l'acqua diventa acciaio,
paura come il mio seno che finisce nel tritarifiuti,
paura come mosche che ronzano nel mio orecchio,
paura come il sole che si infiamma nel mio grembo,
paura come una notte che non può essere spenta,
e l'alba, la mia alba solita,
è bloccata per sempre.
La paura e una bara in cui giacere
come una patata avvizzita.
Pure ancora danzerò nei miei vestiti spaventosi,
un volo crematorio,
accecando i miei capelli, le mie dita,
ferendo Dio con la sua faccia blu,
la sua tirannia, il suo regno assoluto,
con il mio afrodisiaco.
I hired a carpenter
to build my coffin
and last night I lay in it,
braced by a pillow,
sniffing the wood,
letting the old king
breathe on me,
thinking of my poor murdered body,
murdered by time,
waiting to turn stiff as a field marshal,
letting the silence dishonor me,
remembering that I'll never cough again.
Death will be the end of fear
and the fear of dying,
fear like a dog stuffed in my mouth,
fear like dung stuffed up my nose,
fear where water turns into steel,
fear as my breast flies into the Disposal,
fear as flies tremble in my ear,
fear as the sun ignites in my lap,
fear as night can't be shut off,
and the dawn, my habitual dawn,
is locked up forever.
Fear and a coffin to lie in
like a dead potato.
Even then I will dance in my dire clothes,
a crematory flight,
blinding my hair and my fingers,
wounding God with his blue face,
his tyranny, his absolute kingdom,
with my aphrodisiac.
Serendipità è dunque - filosoficamente - lo scoprire una cosa non cercata e imprevista mentre se ne sta cercando un'altra. Ma il termine non indica solo fortuna: per cogliere l'indizio che porterà alla scoperta occorre essere aperti alla ricerca e attenti a riconoscere il valore di esperienze che non corrispondono alle originarie aspettative.
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Sento lo strappo
del capestro alla nuca
del suo collo, il vento
sulla sua fronte nuda.
Gonfia i capezzoli
in gocce d'ambra,
scuote il fragile sartiame
delle sue costole.
Vedo il suo corpo affogato
Nella torbiera,
la zavorra di pietra,
le verghe e i rami fluttuanti.
Sotto di loro all'inizio
scortecciato alberello
e ripescata ora
come un osso di quercia, coppa di cervello:
la sua testa rasata
come una stoppa di grano nero,
la benda agli occhi una fascia sporca,
il cappio un anello
a custodire
i ricordi d'amore.
Piccola adultera,
prima che ti punissero
avevi i capelli biondo lino,
denutrita, e il tuo
volto nero come catrame era bello.
Mio povero capro espiatorio,
io quasi ti amo
ma avrei scagliato, lo so,
le pietre del silenzio.
Io sono l'abile voyeur
delle esposte e annerite
celle del tuo cervello,
dell'intreccio dei tuoi muscoli,
di tutte le tue ossa enumerate:
io che sono rimasto muto
quando le tue sorelle traditrici
coperte di pece
piangevano al cancello,
che sarei complice
della civile indignazione,
io comprendo anche l'esatta
e tribale, intima vendetta.
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Everything flows. Even a solid man,
A pillar to himself and to his trade,
All yellow boots and stick and soft felt hat,
Can sprout wings at the ankle and grow fleet
As the god of fair-days, stone post, roads and crossroads,
Guardian of travellers and psychopomp.
‘look for a man with an ash-plant on the boat,’
My father told his sister setting out
For London, ‘and stay near him all night’
And you’ll be safe. ‘Flow on, flow on
The journey of the soul with its soul-guide
And the mysteries of dealing-men with sticks!
3.
Tutto scorre. Anche in un uomo solido,
pilastro di sé e del proprio mestiere,
con tanto di scarponi gialli, bastone, feltro floscio in testa,
possono spuntare le ali ai piedi e farlo lesto,
come un dio da fiera, da erma, bivio o stradone,
patrono di viandanti e psicopompo.
“Sul battello cerca uno col bastone di frassino”,
disse mio padre a sua sorella che partiva
per Londra, “stagli vicino tutta la notte
e sarai in salvo”. Che scorra, scorra pure
il viaggio dell’anima con la sua guida,
ed i misteri di intermediari col bastone!
Da: Attraversamenti di Seamus HEANEY (Libri Scheiwiller – Playton 2005)
Traduzione di Anthony Oldcorn
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Sarete stanco, signor passeggero.
La notte è andata, e voi qui sul mio carro
tutta una tirata sotto le stelle.
Fa freddo? Queste che il rosa addolcisce
sono le mura di Recanati.
E queste le chiavi della città.
Entrate da solo, sarà affar vostro
orientarvi – il dedalo non è
nelle vie dove non si sente un grido
ma semmai nel cuore di chi sapete.
Il poco sole forse gioverà.
Penso che un paio d'ore basteranno
a farvi capire se questo viaggio
era opportuno o inutile. Se i libri
da lontano dicevano già tutto.
Io intanto lego il carro a questi lecci
su cui insiste la luna (o cara luna…).
Siate calmo. Io v'aspetto. Mi direte.
PER MORE, 2000), Crocetti
Da questa poesia si evincono i capisaldi della poesia di Ramat: il viaggio, il desiderio, il sogno, la passione letteraria, il tempo, la natura, la storia, la solitudine del poeta, il labirinto della conoscenza, l’interiorizzazione, l’interrogazione, la trasmissione attraverso la parola, l’emozione del vivere.
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I.
Tu ancora intatta sposa della quiete,
Tu figlia adottiva del silenzio e del tempo lento,
Narratrice silvestre, che puoi così esprimere
Un racconto fiorito più dolce della nostra rima:
Quale leggenda ornata di foglie sovrasta la tua forma,
Di divinità o di mortali, o di entrambi,
A Tempe o sulle vallette dell'Arcadia?
Quali uomini o dèi sono questi? Quali vergini restìe?
Quale folle inseguimento? Quale lotta per fuggire?
Quali flauti e tamburelli? Quali estasi selvagge?
II.
Le melodie udite sono dolci, ma quelle non udite
Sono più dolci: dunque, voi, flauti lievi suonate ancora:
Non per l’orecchio sensuale, ma, più preziosi
Suonate canti senza toni allo spirito:
Bel giovane, sotto gli alberi, tu non puoi abbandonare
La tua canzone, né mai possono quegli alberi esser spogli;
Sfrontato amante, mai, mai puoi tu baciare,
Benché vincente, quasi alla mèta - ma, non affliggerti;
Lei non può svanire, pur non avendo tu la tua beatitudine,
Per sempre l’amerai e lei sarà bella!
III.
Ah felici, felici rami! incapaci di perdere
Le vostre foglie, né mai di dire addio alla Primavera;
E, felice musico, instancabile,
Che suoni per sempre canzoni eternamente nuove;
Amore più felice! più felice, felice amore!
Per sempre ardente e ancora da godere,
Per sempre ansante e per sempre giovane;
Ad ogni passione umana che respira superiore,
Che lascia un cuore afflitto e saziato,
Una fronte in fiamme, e una lingua inaridita.
IV.
Chi sono questi che vengono al sacrificio?
A quale verde altare, o sacerdote misterioso,
Tu conduci quella giovenca mugghiante verso il cielo,
E tutti i suoi fiocchi di seta coperti di ghirlande?
Quale piccola città sul fiume o sulla spiaggia,
Quale monte eretto con serena cittadella,
È pieno di questa gente questo mattino devoto?
E, piccola città, le tue strade per sempre
Saranno silenziose; e nessun'anima a dirti
Perché tu sei deserta, può mai tornare.
V.
O forma Attica! Bella attitudine! con fregio
Di marmo uomini e vergini adornati
Con rami di foresta e l'erba calpestata;
Tu forma silenziosa! Ci induci a pensare
Come fa l'eternità. Freddo pastorale!
Quando la vecchiaia sperpererà questa generazione,
Tu rimarrai, in mezzo ad altro dolore
Che il nostro, un amico all'uomo, al quale tu dici,
"bellezza è verità, verità bellezza", è tutto ciò che
Tu sai, è tutto quello che ti basta sapere.
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Inviato da: foscarina_0
il 16/09/2008 alle 10:51
Inviato da: poeta_magico
il 17/07/2008 alle 09:08
Inviato da: sonnygirl76
il 16/07/2008 alle 09:37
Inviato da: Ladybaby23
il 10/07/2008 alle 11:17
Inviato da: sonnygirl76
il 25/06/2008 alle 20:49