Larka4

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I Lui adorava dipingere durante la notte. Faceva in modo che le sue tele venissero illuminate da una debole luce proveniente da una piccola lampada. Non sfruttava mai la luce naturale tranne per osservare le sue stesse opere.Talvolta, durante il giorno, mentre osservava quei dipinti, coglieva un’incompiutezza o l’imperfezione di qualche particolare. Quando calava la notte, tentava di rimediare a tutti quei dettagli artistici che lui stesso definiva come “errori”. Il suo spirito era così instabile che i suoi tentati rimedi gli apparivano fallimentari e senza volerlo tutti i suoi quadri facevano la medesima fine: venivano abbandonati uno sopra l’altro in un angolo della camera e venivano ricoperti con un bianco, vecchio, strappato lenzuolo.“Non essere mai soddisfatti: l’arte è tutta qui” aveva detto lo scrittore francese Jules Renard, lui inconsapevolmente aveva trasformato la sua insoddisfazione in un’arte. Un’arte che non lo soddisfava ma compiaceva tutti.Amava dipingere corpi nudi e imperfetti di amanti giovani o anziane: poco importava. Sullo sfondo di quei corpi sfumava una varietà di colori così intensa da formare un abisso dentro il quale gli stessi corpi rappresentati sprofondavano fino ad annullarsi. Quei corpi erano elementi figurativi totalmente slegati dai colori. Finora solo due cose avevano senso nella sua vita, una di queste era la sua arte. Aveva incominciato a disegnare accuratamente durante l’infanzia, forse all’età di cinque anni. Provava piacere quando sua madre, per evitare di sentire i suoi pianti, lo tranquillizzava dandoli carta bianca e tempera. Si divertiva moltissimo con tutti i colori e finiva sempre a dipingere anche sulle pareti. Era piccolo ma tuttavia sapeva riconoscere come quel pezzo di carta fosse veramente limitato per esprimere tutte le sue sensazioni.Qualsiasi genitore avrebbe rimproverato il proprio figlio vedendolo dipingere sulle pareti, tuttavia, Charlot, una bellissima donna di origine francese, non le importava. Si faceva travolgere dall’instabilità che le procuravano le bottiglie di cognac e rimaneva proiettata nelle sue emozioni, dimenticando il mondo circostante.Fu la domestica a regalare, a quel bimbo di spiccata creatività, la prima tela. Lui si chiamava Axel e aveva ventitrè anni. La sua carnagione chiarissima appariva talvolta come pallida. Aveva due occhi verdi bellissimi e profondi. Con essi era in grado di scrutare ogni forma vivente fino a smantellarne l’anima. Tuttavia quei bellissimi occhi difettavano di una capacità: erano legatissimi ad ogni particolare che si presentasse nel presente. Quel presente secondo dopo secondo si trasformava in passato e quegli occhi non erano in grado di osservare oltre, non erano in grado di immaginare il futuro.Axel era ignaro della bellezza dei suoi occhi e non era cosciente di come essi avessero il potere di lasciare un’impronta nell’anima delle persone che scrutava.Egli non sapeva e non voleva sapere. Inoltre, non voleva comprendere quale fascino esercitassero quelle due piccole pupille verdi nascoste dai suoi semilunghi, lisci capelli neri. Ci sono persone che piombano nella nostra vita e senza rendercene conto sono in grado di sconvolgere tutto: i nostri progetti, i nostri desideri, i nostri schemi e paradossalmente anche la nostra stessa instabilità.Queste persone possono decidere se continuare a rimanere o andarsene dalla nostra vita.Solo nel momento in cui ci abbandonano scopriamo come esse abbiano lasciato una traccia indelebile nella nostra anima. Tuttavia loro non ne sono consapevoli e continuano imperterrite a percorrere il lungo scorrere della loro vita. Probabilmente ogni tanto si fermano a cercare nei loro gesti la traccia che noi abbiamo lasciato in loro o forse vanno avanti in cerca di qualcosa di ignoto, in cerca di qualcosa di cui non possono immaginare l’esistenza.Axel era una di quelle persone! Axel incominciò a dipingere su tela all’età di dieci anni dopo aver visitato con la domestica il Musée Marmottan Monet di Parigi. Fu colpito dalla varietà di colori del Impression, soleil levant.Quel quadro di Monet risalente al 1872, in cui emerge una foschia azzurra e appena emergono le forme dell’imbarcazione sullo sfondo, gli aveva permesso di cogliere l’impressione, la verosimiglianza dell’essenza presente in ogni cosa e in ogni forma vivente.Uscito dalla mostra, Axel, come ogni bambino che desidera, ingenuamente chiese alla sua accompagnatrice di comprargli una tela. Egli dichiarò di voler diventare un artista proprio come Monet. Lei lo guardò sorpresa e senza neppure contraddirlo, o cercare di dargli una spiegazione dell’assurdità della sua idea, lo accontentò. Ella, probabilmente grazie al suo istinto materno e il suo fiuto da donna, era convita che la cosa migliore fosse permettere ad Axel di coltivare la sua passione.