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V

Post n°5 pubblicato il 04 Agosto 2006 da Larka4

V

 

La villa di Axel era di tre piani e la sua ampiezza non era evidente poiché tutti quegli spazi che potessero creare inquietudine erano riempiti da qualche oggetto. In quell’illimitato spazio regnavano tre istanze: il disordine, l’arte e la malinconia.

Al pian terreno vi erano il salotto, un’ampia cucina abitabile, una camera per gli ospiti con un letto matrimoniale, una stanza buia per la pittura, un ripostiglio, un bagno piccolo e uno grande con doccia.

Nella camera degli ospiti Axel portava le sue amanti. Nessuno, tranne gli amici aveva accesso ai piani superiori.

Il secondo piano era costituito sempre da una camera dedita alla pittura. Vi erano, inoltre, la camera da letto di Axel, quella di Paolo e una biblioteca. Dalle camere si aveva accesso direttamente a dei servizi personali dotati di doccia e di una vasca con idromassaggio.

Al terzo piano c’erano la camera da letto di Charlot e del defunto patrigno di Axel, un servizio,  un’altra camera con un letto singolo, uno studio e una stanza in cui Axel era solito ad abbandonare i suoi dipinti.

 

Monica e Axel entrarono nella villa alle sei.

Monica sorrise maliziosamente e salì lentamente le scale a chiocciola recandosi così al piano superiore nella camera da letto di Axel.

Nella camera di Axel c’erano indumenti dispersi per terra, sulla sedia, sulla scrivania.

Il letto era a doppia piazza su di esso le lenzuola bianche erano aggrovigliate ai cuscini. Cuscini di diverse di diverse dimensioni: due piccoli, due medi, quattro grandi. Axel adorava i cuscini grandi: erano comodi e talvolta sembrava che li facessero compagnia. Essi occupavano lo spazio libero che, durante la notte, c’era nel suo letto.

Nessuna ragazza, nessuna donna si era mai infilata in quelle lenzuola. Nessuna aveva fatto compagnia ad Axel e a lui la solitudine non terrorizzava. L’unica che poteva emancipare quei momenti di solitudine era Monica. Per il resto del tempo ci furono sempre i cuscini.

Di conseguenza Monica era anche l’unica ragazza che venisse dipinta in quel luogo. Tutte, senza alcuna eccezione, venivano accomodate sul divano nella camera degli ospiti al piano inferiore.

 

Non comprendo per quale ragione la solitudine venga considerata come un male!

Lo spirito ha bisogno di essa (basta che non diventi condizione di vita!) per ritrovarsi  con sé, per liberarsi, per crescere affinché nulla possa danneggiarlo.

La solitudine non è altro che il riflesso indisturbato della nostra anima nello specchio. Solo quando la nostra anima è così spaventosa la solitudine ci appare anch’essa spaventosa.

 

Axel, dopo essersi levato la giacca, preparò la tavolozza dei colori e la sua tela. Monica si levò il suo lungo cappotto nero e lo appoggiò sulla sedia accanto alla finestra.

Si avvicinò al letto e, mentre fissava Axel, incominciò a sbottonarsi la sua camicia beige. Si sfilò la lunga gonna nera e la lasciò cadere per terra. Si levò la camicia: sotto non indossava nulla.

Axel le si avvicinò, le sfiorò delicatamente il viso e incominciò ad accarezzarla dolcemente per tutto il corpo. Le sue mani scesero lentamente fino ai fianchi. Con le dita tenne ai lati il suo perizoma nero e lentamente glielo tolse.

Axel si allontanò e ritornò ai suoi colori ad olio e alla sua tela.

Monica si sdraiò sul letto fra le lenzuola bianche. Distese le braccia ciascuna in senso opposto all’altra. Appoggiò una gamba sull’altra sul lato destro. Poggiò il viso sulla spalla destra e chiuse le palpebre dei suoi scurissimi occhi.

 

Axel dipinse per mezz’ora. Il dipinto era già terminato.

Era incredibile come Monica fosse l’unica immagine che dipingesse con velocità, spontaneità e volontà.

La figura di Monica era esile e veniva rappresentata con assoluta precisione. Lo sfondo era costituito da un reciproco accostamento di colori freddi e colori caldi. Fra le varie tonalità nessuna aveva il sopravvento. Tutti i colori erano in perfetta armonia.

L’armonia di quel dipinto travalicava qualsiasi errore potesse esserci in esso.

 

Monica sembrava essersi addormentata.

Axel si avvicinò e con la mano sinistra incominciò a percorrere la via che va salendo dal piede alle cosce.

Monica aprì gli occhi. Sorrise. Si sedette e lo baciò intensamente. Gli accarezzò i capelli e gli tolse la felpa. Distendendosi sul letto lo portò a sé e accarezzandolo in mezzo alle gambe allungò le mani e gli sbottonò i jeans.

Lui avvicinò le sue labbra all’orecchio sinistro di lei e le sussurrò amorevolmente:

- Ti amo. -  Lei non rispose.

Ci volle veramente pochissimo per ritrovare entrambi nudi.

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