Parole in maschera.

Parte 2. Il mio punto di vista.


Era il 2005. Ricordo perfettamente quella sera. E' ancora qui, stampata nella mia testa. Mi annunciasti che partivi militare per poi entrare nei carabinieri. Quella sera e il giorno dopo piansi disperata, quello che davanti a te non ero riuscita a fare, perchè la tua partenza sapevo avrebbe cambiato le nostre vite e il nostro rapporto, come tre anni dopo è effettivamente successo. Era all'incirca maggio quando partisti per Verona, dove avresti trascorso i primi mesi. Ed io rimasi qui con l'ansia per il nostro rapporto. Ma mentre io mi rendevo insicura, tu a chilometri di distanza, hai ricominciato a cercarmi. E al contrario di come mi aspettavo, cominciammo a sentirci sempre più spesso. Non c'era sera che non ci chiamavamo. Ed è così che cominciò un bellissimo periodo, uno dei più belli della mia vita, perchè sentivo che nonostante la distanza tu c'eri per me. E quando tornavi, era me che preferivi vedere. Così passarono i mesi e tu ti trasferisti a Bologna. Ed è lì che tu mi chiesi di raggiungerti. Ma io vittima ancora della mia inesperienza e del rapporto poco dialogico con i mie genitori, non chiesi mai il permesso di poterti venire a trovare. E' stato l'errore più fatale che potessi fare, perchè era allora che tu avevi bisogno di me. Così decidesti di fare una sorpresa a me. Fu il capodanno più meraviglioso che potessi passare. Finalmente mi guardavi con occhi diversi, finalmente guardavi una donna che desideravi. E infatti passammo tutta la serata abbracciati. Tanto che una mia amica in seguito mi fece notare che ci eravamo etraniati da tutto e tutti. Ma a me non importò nulla del resto perchè contavi solo tu quella notte. Così un mese dopo successe ciò che avevo desiderato per tutta la vita, essere in un qualche modo completamente tua. Lì non ho capito assolutamente nulla di ciò che volevi da me. Perchè poi ti rinnegasti tutto quello che era successo. E cominciasti a non farti più sentire, tant'è che a quel punto io decisi di tagliare tutto di netto. E di nuovo provai a ricominciare con un'altra persona. Nel frattempo, se a volte mi mettevo in contatto con te, tu mi facevi rispondere al telefono dagli altri e se tu mi rispondevi tagliavi subito la conversazione o mi parlavi stizzosamente. E fu così che a novembre 2007 successe ciò che nel 2005 temetti. Accadde tutto in un periodo difficile per tutti noi amici, un amico comune a causa di un sarcoma morì. Tutti eravamo molto sconvolti perchè era una persona come ce ne sono poche. Una persona che se era tuo amico ti dava l'anima. Conscia del fatto di come sia breve la vita, e che i rapporti preziosi vanno conservati, ti feci notare che non ti stavi comportando come un amico con me. Ma forse usai la maniera più sbagliata. Infatti ti dissi che era meglio se mi avessi usata, che riempirmi di chiacchiere sull'amicizia per tanti anni e poi non dimostrarti un amico. La tua reazione fu automatica. Dicesti che non dovevo scriverti cose così squallide e che dovevo solo pensare alla persona che avevo accanto. E da allora, alle mie scuse tu non risposi più. Il tuo silenzio completo fu peggio di mille spade dentro al petto. A febbraio mi mandasti un'unico messaggio. Nel quale mi chiedevi di tornare ad essere solo due conoscenti. Ma io sapevo che indietro non si può tornare in un rapporto, dopo aver avuto quello che abbiamo avuto noi, e non accettai questo, non volli naanche salutarti se ci fossimo incontrati. Ed è così che è esattamente successo. Ma ad aprile decisi di ricucire quello che avevamo perduto. Ti raggiunsi lì dove prestavi servizio. Ma tu non mi ha voluto vedere e mi hai detto di far ritono a Roma. La partenza da quel luogo pose fine definitivamente a tutto.