Parole non dette...

PRETI GAY


E' da un pò di tempo che sento il dovere e l'esigenza di scrivere un post-it sulla realtà dei Preti Gay, e ciò anche in considerazione delle  ultime vicende di cronaca relative a fatti scandalosi e drammatici venuti alla ribalta e concernenti il tema PRETI E PEDOFILIA! Si e tanto parlato del video trasmesso dalla BBC riguardante alcune testimonianze di vittime di abusi sessuali da parte di Sacerdoti, nonchè il "silenzio" della Chiesa, che sembra avere nascosto tali abusi per evitare uno scandalo. Lo scandalo consisterebbe proprio in questo silenzio nei confronti, permettetemi il termine, di depravati che vestono la talare e che vanno a dir Messa ogni giorno ... Non ricordando che Gesù nel Vangelo ha detto: "Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare. Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che avvengano scandali, ma guai all'uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!" (Matteo 18,6-7).Nondimeno, ciò che mi preoccupa maggiormente, è il pensiero comune che si fà su OMOSESSUALITA' e PEROFILIA, sopratutto quando a parlare è un'esponente della Chiesa come il Vescovo Bagnasco, ora Presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Queste le sue parole:"Se si approva una legge che regolarizza le unioni di fatto tra etero e omosessuali, poi si legalizzerà l'incesto e la pedofilia" (questa la frase riportata sui giornali e tratta da un discorso più ampio, per cui correttezza ermeneutica imporrebbe di leggere per intero l'intero scritto). Ciò che tuttavia colpisce, e che occorre sottolineare, è l'aver posto sullo stesso piano una depravazione, come la pedofilia, con una realtà che non è depravazione, l'omosessualità, la quale costituisce un modo "diverdo" di esprimere la propria affettività verso l'altro dello stesso sesso (nessuno pensi che voglia approvare le minacce di morte che anonimi hanno rivolto più volte al Vescovo, sia attraverso scritte sui muri delle città, sia facendo recapitare buste con frasi intimidatorie e con proiettili. Questi atti sono ASSOLUTAMENTE da condannare).E' noto anche il documento che la Chiesa Cattolica ha publicato, a seguito di un'indagine su tutti i seminari cattolici presenti negli Stati Uniti e diretta a ricercare "prove di omosessualita" fra preti e seminaristi e per scovare eventuali allievi non ubbidienti agli insegnamenti della Chiesa Cattolica stessa. Tale documento reca il titolo: "Istruzione della Congregazione per l'Educazione Cattolica circa i criteri di discernimento vocazionale riguardo alle persone con tendenze omosessuali in vista della loro ammissione al Seminario e agli Ordini sacri". Nel predetto Documento così si legge: ".....questo Dicastero, d'intesa con la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, ritiene necessario affermare chiaramente che la Chiesa, pur rispettando profondamente le persone in questione, non può ammettere al Seminario e agli Ordini sacri coloro che praticano l'omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta cultura gay. Le suddette persone si trovano, infatti, in una situazione che ostacola gravemente un corretto relazionarsi con uomini e donne. Non sono affatto da trascurare le conseguenze negative che possono derivare dall'Ordinazione di persone con tendenze omosessuali profondamente radicate. Qualora, invece, si trattasse di tendenze omosessuali che fossero solo l'espressione di un problema transitorio, come, ad esempio, quello di un'adolescenza non ancora compiuta, esse devono comunque essere chiaramente superate almeno tre anni prima dell'Ordinazione diaconale ... il direttore spirituale ... ha l'obbligo di valutare tutte le qualità della personalità ed accertarsi che il candidato non presenti disturbi sessuali incompatibili col sacerdozio. Se un candidato pratica l'omosessualità o presenta tendenze omosessuali profondamente radicate, il suo direttore spirituale, così come il suo confessore, hanno il dovere di dissuaderlo, in coscienza, dal procedere verso l’Ordinazione"Alla luce di quanto sopra riportato, non posso che rimanere perplesso su alcune espressioni: "praticano l'omosessualità", "tendenze omosessuali radicate" e "cultura gay". E' risaputo che anche un ragazzo etero, e non solo omosessuale, che vuole accedere al Sacerdozio fa anch'egli voto di castità; quindi, specificare che l'omosessuale non deve praticare l'omosessualità sembra assolutamente superfluo ovvero potrebbe essere inteso come un qualcosa di discriminante. Sulle tendenze omosessuali radicate è come se si chiedesse al ragazzo gay di rinnegare la propria identità per "vestire, fingendo", i panni di un finto eterosessuale. Con riferimento alla Cultura Gay, non si capisce bene il significato di tale espressione e cosa con essa si voglia intendere, a meno che non si voglia vietare tutto ciò che può alimentare con libri, documenti, immagini e film una naturale tendenza affettiva e sessuale... Il Documento prosegue con questa espressione: conseguenze negative di persone omosessuali all'Ordinazione: quali sono queste conseguenze negative???Da stigmatizzare ancor di più è la seguente affermazione: "le tendente omosessuali" devono essere superate almeno TRE anni prima dell'Ordinazione, e ciò come se la scoperta di essere gay si possa tranquillamente superare o accettare entro dei precisi limiti di tempo, limiti di tempo non prevedibili anche in considerazione del dramma, della sofferenza e del dolore causati sia dalla società, che dalla stessa Chiesa.Il Documento si conclude con l'invito da parte del Direttore Spirituale, di dissuadere il candidato al sacerdozio, se presenta "disturbi sessuali". In questo modo il ragazzo omosessuale diventa un DISTURBATO e, quindi, un MALATO, magari da curare o da portare da uno psicologo se non dal psichiatra...!Vorrei sottoporre alla vostra attenzione una esperienza personale: in questi anni, da quando cioè ho scoperto e accettato la mia omosessualità, Dio ha messo sul mio cammino alcuni Sacerdoti che, come me, sono Gay. Loro mi hanno saputo ascoltare più di tutti gli altri Sacerdoti, che si riempiono la bocca di belle parole, citando a pappagallo versetti della Bibbia, senza guardare alla sofferenza di chi vive questa realtà. Loro mi hanno saputo capire, consigliare, giudare, perchè, anche loro come me, hanno vissuto la stessa sofferenza, gli stessi disagi, le stesse incomprensioni. La Chiesa con siffatti documenti non si rende conto che, prima di predisporli, deve conoscere la realtà di grande sofferenza nella quale vivono le persone. Occorre ascoltare proprio quei ragazzi che, pur vivendo la loro "DIVERSITA", non vogliono rinunciare alla propria FEDE, nè rinunciare alla CHIESA. A questo punto una domanda sorge spontanea: ma come mai, proprio adesso, la Chiesa si sta accorgendo che tra le sue mura ci sono centinaia e centinaia di Preti Gay, che, nel nascondimento, nella castità, nell'Amore senza interessi, continua a Pascere il Gregge che Cristo ha affidato alla Chiesa stessa. Che si donano senza misura e senza riserve?!. Io ringrazio pubblicamente tutti questi Sacerdoti che in questi anni mi sono stati vicini e che mi stanno aiutando nel mio cammino Spirituale e di Fede.Concludo, riportando una LETTERA APERTA, che alcuni SACERDOTI GAY, hanno scritto in risposta a questo "ASSURDO" Documento: La lettera aperta che segue è stata pubblicata dall'agenzia Adista (www.adista.it) ed è firmata da 39 preti: 26 diocesani e 13 religiosi, provenienti da tutte le regioni d’Italia. Tra le righe, la perplessità di fronte alla recente Istruzione vaticana che dispone il divieto di ordinazione per le persone omossesuali.La recente Istruzione della Congregazione per l’Educazione Cattolica circa i criteri di discernimento vocazionale riguardo alle persone con tendenze omosessuali ci spinge a presentare alcune riflessioni a riguardo. Ci rivolgiamo ai fratelli nel sacerdozio, ai Pastori e ai Superiori religiosi, ai consacrati e alle consacrate, agli uomini e donne della società. Siamo dei sacerdoti cattolici con tendenza omosessuale, diocesani e religiosi, e il fatto di essere tali non ci ha impedito di essere buoni preti. Alcuni di noi hanno speso la loro vita in missione, altri sono parroci e pastori d’anime, amati e stimati dalla loro gente, altri ancora vivono il loro sacerdozio nell’insegnamento con dedizione e professionalità. La nostra tendenza omosessuale, come il documento farebbe credere, non è stato un impedimento a far si che la vita del ministro sacro sia animata dal dono di tutta la sua persona alla Chiesa e da un’autentica carità pastorale (1). La nostra omosessualità non ci mette in una situazione tale da ostacolare gravemente un corretto relazionarsi con uomini e donne come afferma il documento al secondo paragrafo: come uomini e sacerdoti ci sentiamo feriti da questa affermazione assolutamente gratuita. Non abbiamo problemi maggiori degli eterosessuali a vivere la castità, perché omosessualità non è sinonimo di incontinenza, né di istinti irrefrenabili: non siamo malati di sesso e la tendenza omosessuale non ha intaccato la nostra salute psichica (2) né le nostre doti morali e umane (3). Il documento definisce determinante per il candidato il fatto che eventuali tendenze omosessuali transitorie siano chiarite e superate tre anni prima dell’ordinazione diaconale. Ora la maggior parte dei preti hanno vissuto il periodo del seminario come un momento sereno dal punto di vista sessuale. Infatti confrontandoci tra di noi sacerdoti in varie occasioni, come ritiri o esercizi spirituali, ci siamo resi conto che i turbamenti, per gli eterosessuali come per gli omosessuali, sono venuti dopo, causati non d alla tendenza sessuale, ma dalla solitudine, dalla mancanza di amicizia, dal sentirsi poco amati e, qualche volta, abbandonati dai propri superiori, dai confratelli, dalle nostre comunità. Inoltre, per quanto ci riguarda, vari di noi hanno preso coscienza della loro omosessualità solo dopo l’ordinazione. Si ha la sensazione che questo documento nasca come reazione ai casi di pedofilia recentemente manifestati, soprattutto nella Chiesa americana e brasiliana: ma la tendenza omosessuale non è assolutamente sinonimo di pedofilia. Si ha pure un’altra impressione: che si pensi agli omosessuali come necessariamente inseriti in una cultura gaia, esibizionista, pungente, fuori degli schemi, una filosofia di vita che spesso appare agli occhi di molti come contraria ad ogni regola morale, in cui tutto è permesso. Certe manifestazioni del mondo gay nascono come rivalsa da anni di ghetto e di persecuzione in cui è stato imprigionato il mondo omosessuale, ma non tutto il mondo gay condivide tali manifestazioni. In ogni caso nessun di noi assume atteggiamenti stravaganti né accetta un permissivismo edonistico in cui non esistono leggi morali.Nel documento sembrerebbe che il problema maggiore per poter essere buoni preti sia la tendenza sessuale, per poi sorvolare su certi stili di vita che pur ineccepibili dal punto di vista sessuale, creano scandalo tra i fedeli: ci riferiamo al lusso, all’attaccamento al denaro, alle egemonie di potere, alla lontananza dai problemi della gente. Noi, invece, consideriamo la nostra omosessualità come una ricchezza, perché ci aiuta a condividere l’emarginazione e la sofferenza di tante persone: per parafrasare san Paolo, possiamo farci tutto a tutti, deboli con i deboli, emarginati con gli emarginati.L’esperienza mostra che la nostra condizione omosessuale, vissuta alla luce del Vangelo e sotto l’azione dello Spirito, ci mette in condizione di sostenere e appoggiare nel loro cammino di fede i fratelli e le sorelle con tendenze omosessuali, attuando quella pastorale che la Chiesa riconosce come necessaria e desiderabile. Quella Chiesa che ha ricevuto il ministero della riconciliazione (4) ha bisogno di riconciliarsi con l’omosessualità, realtà di tanti credenti, figli e figlie di Dio: uomini e donne di buona volontà che hanno il diritto di trovare in essa il tetto della loro anima. Chiaramente come tutte le persone oneste non possiamo negare le nostra fragilità, condizione della natura umana: portiamo il dono di Dio in vasi di creta (5), ma la nostra situazione non è un ostacolo ad essere pastori secondo il cuore di Dio. Ora, dopo la pubblicazione del citato documento, proviamo maggiore disagio, come se la nostra vocazione non fosse autentica. Ci sentiamo figli abbandonati e non amati da quella Chiesa alla quale abbiamo promesso e dato fedeltà e amore. Ci sentiamo “fratelli minori” in un presbiterio in cui sembra di essere entrati quasi clandestinamente.(1) Cfr. Presbyterorum Ordinis, n.14 .(2) Cfr. C.I.C., can 1051.(3) Cfr. Pastores dabo vobis, n. 35.(4) Cfr. 2 Cor. 5,18.(5) Cfr. 2 Cor. 4,7.