Parole non dette...

UN CONFRONTO BIBLICO


Un confronto BIBLICO - CATTOLICO - PROTESTANTEL'invito di confrontarmi su un brano del Nuovo Testamento l'ho ricevuto da un FRATELLO EVANGELICO gicotagi La sua visione BIBLICA con la mia INTERPRETAZIONE SCRITTURISTICA. Potete trovare l'INTERPRETAZIONE del FRATELLO gicotagi sul suo BLOG.INTRODUZIONEPoiché Dio nella sacra Scrittura ha parlato per mezzo di uomini alla maniera umana, l'interprete della sacra Scrittura, per capir bene ciò che egli ha voluto comunicarci, deve ricercare con attenzione che cosa gli agiografi abbiano veramente voluto dire e a Dio è piaciuto manifestare con le loro parole. Per ricavare l'intenzione degli agiografi, si deve tener conto fra l'altro anche dei generi letterari. La verità infatti viene diversamente proposta ed espressa in testi in vario modo storici, o profetici, o poetici, o anche in altri generi di espressione. È necessario adunque che l'interprete ricerchi il senso che l'agiografo in determinate circostanze, secondo la condizione del suo tempo e della sua cultura, per mezzo dei generi letterari allora in uso, intendeva esprimere ed ha di fatto espresso. Per comprendere infatti in maniera esatta ciò che l'autore sacro volle asserire nello scrivere, si deve far debita attenzione sia agli abituali e originali modi di sentire, di esprimersi e di raccontare vigenti ai tempi dell'agiografo, sia a quelli che nei vari luoghi erano allora in uso nei rapporti umani. Perciò, dovendo la sacra Scrittura esser letta e interpretata alla luce dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta, per ricavare con esattezza il senso dei sacri testi, si deve badare con non minore diligenza al contenuto e all'unità di tutta la Scrittura, tenuto debito conto della viva tradizione di tutta la Chiesa e dell'analogia della fede. (dalla Costituzione dogmatica del Concilio Vaticano II sulla divina rivelazione - DEI VERBUM)TESTO PAOLINO DELLA LETTERA AI ROMANI 1,18-32"In realtà l'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell'ingiustizia, poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato. Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità; essi sono dunque inescusabili, perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa. Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno cambiato la gloria dell'incorruttibile Dio con l'immagine e la figura dell'uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili.Perciò Dio li ha abbandonati all'impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi, poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli. Amen.Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s'addiceva al loro traviamento. E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d'una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno, colmi come sono di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d'invidia, di omicidio, di rivalità, di frodi, di malignità; diffamatori, maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia. E pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa."  (Romani 1,18-32)INTERPRETAZIONE DEL TESTO PAOLINOIn questo testo Paolo, dopo aver affermato che la colpa primaria, origine di ogni altra, è il mancato onore reso al vero Dio, che la ragione  umana poteva conoscere partendo dalla perfezione del mondo creato, afferma che Dio, in conseguenza di questa deviazione idolatrica,ha abbandonato i pagani a "passioni disonorevoli". Le donne pagane, dice Paolo, hanno mutato le relazioni naturali in altre innaturali e gli uomini, abbandonando il naturale rapporto con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo cose vergognose, uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che era conveniente al loro deviamento idolatrico.Se analizziamo con attenzione la lettera di Paolo, ci accorgeremo che usa l'espressione "hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura". Cosa vuol dire questa frase? Un'interpretazione possibile è che Paolo sta parlando di uomini e donne che pur essendo naturalmente eterosessuali, hanno CAMBIATO, quindi VOLONTARIAMENTE il loro orientamento naturale- sessuale. Paolo non può conoscere la naturale inclinazione sessuale verso il proprio stesso sesso, che noi oggi chiamiamo OMOSESSUALITA'. Un termine coniato solo nel 1869 dal letterato ungherese di lingua tedesta Kàroly Mària Kertbeny (1824-1882). Quindi, utilizzare questa espressione paolina per condannare l'ORIENTAMENTO NATURALE-SESSUALE verso il proprio stesso sesso, OGGI significherebbe forzare il testo della Lettera di Paolo.Paolo vede nella presenza di comportamenti omosessuali, femminili e maschili, all'interno del modo di vivere pagano, una conseguenza della perversione dell'idea di Dio verificatasi nell'idolatria. Essendo stata degradata l'immagine di Dio, egli ha permesso che venisse scardinata l'immagine dell'uomo, cosicché la colpa dell'uomo è ricaduta sull'uomo.E' molto probabile che Paolo pensi in primo luogo a quei rapporti innaturali che erano in uso in alcuni culti idolatrici della fecondità. Pur scrivendo ai Romani, egli è probabilmente influenzato dalla critica biblica contro l'antica prostituzione sacra cananea, perché l'idea di collegare idolatria e perversione sessuale  gli viene quasi certamente da un'analisi implicita nella tradizione biblica. E' chiaro però che, se il culto avvalora l'omosessualità sacralizzandola, essa diventa lecita anche nella vita profana e, di conseguenza, Paolo può includere nella sua condanna anche l'omosessualità profana. Paolo, come tutti gli Ebrei, è convinto che l'omosessualità è una cosa assurda e inspiegabile  e vede in essa il segno della miseria in cui Dio ha lasciato che l'uomo precipitasse, per poter poi  comprendere, da questo abisso, la necessità di credere al Vangelo del gratuito perdono. Più che una colpa è per lui una punizione e una disgrazia, è peccato, nel senso, tipicamente paolino, di potenza malvagia e distruttrice dell'uomo, podromo di morte, alienazione da Dio. Utilizzare i versetti paolini per una colpevolizzazione settoriale  degli omosessuali significa distorcerne il senso, perché per Paolo, quell'anomalia presente nel mondo pagano, è segno della miseria  in cui sono caduti tutti, eterosessuali compresi.Come, scrivendo ai Corinzi che distorcono il senso della presenza reale di Cristo nell'eucaristia, Paolo ricorda che tra loro molti sono malati e alcuni sono morti, non per condannare solo costoro ma per rimproverare tutti, perché hanno ricevuto in maniera indegna il cibo della vita, così qui egli segnala questa innaturale situazione umana come segno della rovina di tutti. Buon senso vuole che non sia corretto questo sfruttamento di una situazione minoritaria per farne bandiera di un male comune, ma Paolo ragiona secondo i luoghi comuni e i pregiudizi della sua cultura ebraica. Invece di citare ciechi, storpi o lebbrosi, egli cita, come prova che l'idolatria rovina l'uomo, gli omosessuali, perché, da un lato, glielo suggerisce la connessione con la prostituzione sacra e, dall'altro, ciò gli permette di giocare sull'effetto del parallelismo tra natura di Dio deformata e natura dell'uomo parimenti deviata.UNA POSSIBILE CONCLUSIONEApparentemente l'analisi e l'interpretazione del testo Paolino di Romani 1,18-32, vedeva una condanna dell'OMOSESSUALITA'. Quest'affermazione dev'essere sfumata, perchè gli atti omosessuali non sono l'obbiettivo primo della Lettera ai Romani di San Paolo. Inoltre, non è in causa l'omosessualità in quanto STATO PSICOLOGICO del proprio ORIENTAMENTO NATURALE. Sono unicamente gli atti di carattere omosessuale e i desideri all'origine di questi ultimi ad essere condannati. Come per ogni comportamento morale, la distinzione tra la persona e i suoi atti è qui essenziale. L'omosessualità è una realtà psicologica che può tradursi in certi comportamenti affettivi o sessuali. Una realtà psicologica che non passa all'atto non si espone al giudizio morale. Gli atti e i desideri pienamente accolti possono essere qualificati come BUONI o CATTIVI. Il criterio di riferimento per l'Apostolo è la legge divina. Alla luce di tutto questo si deve concludere che l'interpretazione del testo paolino rimane aperta e discutibile. La ricerca sulla valutazione morale dell'omosessualità deve procedere su altre strade.