Parole non dette...

Gesù si, Chiesa no!


1. Il problema
Quando si parla di Dio e della religione, specie fra i giovani, è facile sentire quest'affermazione: "Credo a Gesù, ma non credo alla Chiesa!", oppure "Sono molto legato/a alla figura del Cristo, ma non me la sento di andare in chiesa, posso pregare anche nella mia stanza"; simili espressioni costituiscono il 'manifesto' dei cosiddetti "credenti non praticanti" e di tutti coloro che ammettono di "credere in Dio", ma di essersi 'allontanati' dalla Chiesa. Tra breve si vedrà con chiarezza la contraddittorietà di siffatte posizioni, ma merita dedicare qualche riga alla questione della ammissibilità della figura del 'credente non praticante'; di per sé infatti il Cristianesimo non richiede una 'pratica' esterna convenzionale e prestabilita; la fede cristiana insegna infatti un modo nuovo di impostare interiormente le proprie scelte personali, e potrebbe non essere necessario un mutamento 'visibile' della condotta di vita (1).Si consideri poi che, nel linguaggio comune, 'praticante' vuol dire 'che va a messa', ma neppure la partecipazione alle funzioni comunitarie assume valore assoluto, in quanto nessuno dubita che il religioso eremita sia un 'credente praticante'. D'altro canto, sono innumerevoli i testi cristiani che spronano a 'mettere in pratica' (2) gli insegnamenti del Maestro, nel senso che i buoni propositi non devono rimanere semplici intenti, ma vanno vissuti concretamente nel quotidiano; da questo punto di vista è chiaro come un 'non praticante' non possa dirsi neanche 'credente'…ma 'credente' in cosa, o in chi?È importante ora chiarire bene i termini della questione Gesù/Chiesa; in un secondo momento si potranno poi cercare le possibili cause di un tale approccio culturale, scorretto perché in sé contraddittorio, al Cristianesimo.2. La risposta Per chi conosce a sufficienza i fondamenti del Cristianesimo, è chiaro che il discorso "Gesù sì, Chiesa no" è privo di senso. A Gesù di Nazaret, e al di lui pensiero, presumibilmente genuino, si arriva infatti solo attraverso le testimonianze orali e scritte prodotte dalle comunità di fedeli che vissero a contatto con Gesù e con gli Apostoli. Tali testimonianze, raccolte e selezionate nei primi quattro secoli di Cristianesimo, sono oggi sintetizzate (3) nei libri del Nuovo Testamento.La scelta, tra le tante testimonianze disponibili, fu operata dalle comunità cristiane, quindi dalla Chiesa, dei primi quattro secoli (4) . Senza tale mediazione è impossibile conoscere il pensiero cristiano genuino, ma non solo: non è neppure possibile conoscere altre informazioni su Gesù di Nazaret, al di là del fatto che nacque, visse e morì crocifisso in Palestina sotto Ponzio Pilato e che i suoi discepoli ne affermarono l'avvenuta risurrezione nonostante pesantissime persecuzioni! Solo in seguito a un esplicito atto di fede nel fatto che quelle comunità cristiane abbiano mantenuto i testi integri e al riparo da manipolazioni, si può affermare di leggere oggi il Nuovo Testamento, poiché gli originali dei testi sono andati perduti e i manoscritti completi più antichi risalgono solo al III secolo d.C., a circa centocinquanta anni di distanza dalla stesura.Solo se ci si fida della Chiesa dei primi quattro secoli si può dunque risalire al Gesù di Nazaret storicamente esistito (5) e al suo genuino insegnamento: prestar fede a quanto racconta il Nuovo Testamento su Gesù implica, necessariamente, un atto di fede su quella Chiesa che ha formato il Nuovo Testamento stesso.A questo punto il discorso potrebbe benissimo considerarsi concluso, poiché la mediazione della Chiesa nella conoscenza del Maestro è assolutamente insostituibile: non si arriva al Dio di Gesù Cristo se non attraverso la comunità che lo ha conosciuto e seguito. Tuttavia sono in molti a non percepire la presenza, dietro le nostre edizioni a stampa del Nuovo Testamento, del lungo lavoro di copiatura e conservazione dei manoscritti e dell'opera di selezione dei testi genuini. Si pensa comunemente infatti di poter entrare in contatto diretto con Gesù-Dio solo grazie alla lettura dei vangeli, senza considerare che quei vangeli sono ciò che resta di un'ampia scrematura di tutti gli scritti pseudo-biografici composti sul falegname di Galilea nei primi cinque secoli di storia cristiana. È forse il caso ora di riflettere sulle possibili cause di tale mancata presa di coscienza.3. Ma perché "la Chiesa no"?Ho fatto il discorso di poco fa a parecchi 'cristiani confusi': in particolare, a una mia coetanea compagna di studi aggiunsi, provocatoriamente: "Vedi, tu dici di fidarti di Gesù e non dei preti… però, in realtà, ti fidi del Gesù che i preti vogliono farti conoscere!" ed ella mi rispose: "Sì, mi rendo conto che il mio modo di vedere è contraddittorio, eppure io la penso così!" (6) . Tale conclusione è disarmante, eppure illumina il problema di fondo: la Chiesa, comunque sia essa intesa e percepita, gode tra i giovani di scarsa credibilità; urge interrogarsi sulle cause di tale fenomeno (7) .4. Prima causa possibile: confusione sul termine "Chiesa" Tanto per cominciare, allorché ci si accinge a presentare i fondamenti del Cristianesimo e, in particolare, l'opera di raccolta e selezione dei testi canonici, è bene premettere il significato vero del termine "Chiesa": essa coincide con l'insieme di tutti i cristiani, di ogni tempo e luogo; a parte l'indubbia difficoltà di immaginare un'entità umana così vasta, bisogna riconoscere che, nel linguaggio comune, il termine "Chiesa" indica oggi, genericamente, il clero o i vertici di esso: la Conferenza Episcopale, il Vaticano, il Papa… anche molti giovani cattolici, quando nominano "la Chiesa" sembrano riferirsi a un'entità lontana, da cui solo in parte accettano di essere rappresentati. Le considerazioni sociologiche potrebbero proseguire, ma qui basti evidenziare che, nella mentalità comune, la "Chiesa" è formata da preti, vescovi e suore; in realtà, essa consta di casalinghe, operai, medici, studenti, disoccupati, ingegneri, impiegati, professionisti, insegnanti, preti, monaci, pensionati, commercianti, suore, poliziotti, agricoltori… e così avanti, all'infinito e abbraccia tutti i credenti vissuti dal I al XXI secolo d.C.Nonostante le precedenti precisazioni però, quando si parla di "Chiesa" si continua a pensare alla gerarchia ecclesiastica e non al popolo cristiano, quasi che la Chiesa fosse una élite ideologica alla pari delle dirigenze dei partiti politici o delle rappresentanze di gruppi di interesse: in tal senso, il pressappochismo degli organi di stampa e comunicazione non aiuta affatto (8) . 5. Seconda causa possibile: la difficile fiducia in un ente collettivo.Un secondo motivo possibile di diffidenza è di tipo non culturale ma psicologico; ogni atto di fede richiede solide garanzie da parte del portavoce che pretende di essere creduto, e riesce perciò molto importante la conoscenza di costui, del suo passato e della sua coerenza con il messaggio che intende trasmettere. È vero anche che un maggior numero di garanti può rafforzare la credibilità dell'annuncio, e tuttavia quando questi vadano a formare una collettività indistinta, paradossalmente, la fiducia riposta diminuisce, proprio per l'assenza di punti di riferimento stabili e sicuri per tutti gli ascoltatori. A livello psicologico dunque è più accettabile l'idea di "fidarsi di Gesù" piuttosto che di "fidarsi della Chiesa": del primo infatti si conoscono la vita, la morte e i miracoli, oltre ai discorsi e a molti episodi significativi… sulla Chiesa invece le idee sono alquanto confuse, poiché se ci si riferisce all'operato del clero nella storia, il giudizio è prevalentemente negativo; se invece si tenta di spostare l'attenzione sull'intero popolo cristiano, le informazioni appaiono molto più vaghe e generiche: chi di noi conosce bene la vita e l'operato dei cristiani, anche solamente dei primi tre-quattro secoli? Tale massa indistinta di individui, non facilmente 'personalizzabile', fatica ad imporsi all'attenzione dell'ascoltatore: quest'ultimo infatti pare aver perso di vista il fatto che, per la maggior parte, la nostra conoscenza è frutto di atti di fede e che solo una minima parte dei dati da noi posseduti è stato sottoposto, da noi, a verifica sperimentale. 6. Terza causa possibile: l'atto di fiducia, oggi.Quanto segue è soltanto un'ipotesi per spiegare le radici di quest'ormai perduta presa di coscienza, che pare riguardare l'approccio culturale non solo al Cristianesimo, ma ad ogni conoscenza. Il problema si presenta assai complesso e merita la riflessione attiva di ogni lettore, affinché la questione sia ben chiarita e si possa procedere nell'indagine di possibili rimedi. Partiamo da una constatazione: oggi il giudizio di credibilità, che si pone ogni qualvolta una notizia orale o scritta ci viene riferita, pare essersi spostato dal referente al riferito. In altri termini, oggi il giudizio non investe più tanto l'attendibilità di chi annuncia, bensì la plausibilità dei contenuti annunciati. Spiegare tale fenomeno è impresa tutt'altro che agevole ed è lecito, per il momento, rimanere al livello di semplici ipotesi (9) ; tuttavia esso è molto diffuso. Prova di ciò è infatti l'uso comune di espressioni quali "L'ho letto su una rivista" "L'ho visto sul giornale" "L'ha detto la TV o il TG" e altre simili, dove non vi è il minimo accenno critico alla credibilità della testata o del cronista, ed è sufficiente la corrispondenza, di quanto riferito, alla categoria del 'plausibile' propria di ciascuno; si noti infatti che, ormai, gli unici argomenti contrari alla veridicità di una notizia rimontano tutti a un'eventuale sua scarsa plausibilità, di volta in volta espressa con le frasi "per me è esagerato" "per me è impossibile" "l'ho letto anch'io, ma mi sembra troppo…". Concludendo, par di capire che ognuno di noi scelga in anticipo, e alla luce della propria esperienza soggettiva, ciò che è possibile oppure no; successivamente, e alla luce del criterio così elaborato, seleziona le notizie che gli giungono, di talché, se la cosa è plausibile, la testimonianza altrui funge da semplice conferma di ciò che è già dato per avvenuto e, al contrario, quando un fatto non sembra possibile, l'eventuale sostegno dato da altri alla notizia non scalfisce la convinzione personale, anzi va a scapito della credibilità del testimone (10) .8. Conclusione? Il discorso non può finire qui; spero solo, con queste (molte, e mi scuso per la prolissità) righe, di aver stimolato la riflessione e il dibattito: la questione, come detto, è complessa e, per essere affrontata bene, necessita del contributo di ogni lettore. Diego Poggi(Tratto dalla Rivista periodica ANA'STASIS - DIDASKALEION)NOTE1 Valga per tutti l'esempio dell'elemosina: il Cristianesimo insegna a farla per puro amore del prossimo. Se però uno la fa, inizialmente, per esibizione e poi, convertitosi, la fa per amore, la sua condotta esteriore non muta, ma per la fede il cambiamento è radicale e importante. 2 Le citazioni sono veramente numerose: si va dalla similitudine della casa costruita sulla roccia (discorso di Gesù, riportato da Mt 7,24-27 e Lc 6,47-49) alla spiegazione del senso della lavanda dei piedi (Gv 13,17: "Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica" (disse loro Gesù) ); è poi chiarissimo Giovanni, nella sua prima lettera, ai capp. 3 e 4, per non parlare di Paolo, sempre sollecito nell'elencare le virtù cristiane, sempre saldamente ancorate alla concretezza (Gal 5,22-23; Ef 4,31-32 e 1Cor 13,4-7); a fronte di ciò è quasi superfluo citare Gc 2,17: Così anche la fede: se non ha le opere è morta in se stessa. 3 Il Nuovo e l'Antico Testamento infatti non contengono l'intera rivelazione, posseduta completamente solo dalla Tradizione orale cristiana; la costituzione dogmatica Dei Verbum (par. 8) parla infatti di "predicazione apostolica… espressa in modo speciale (ma non unico) nei libri ispirati…"; ecco perché pare lecito dire che il NT è una sintesi delle verità di fede rivelate da Gesù ai discepoli. 4 Il frammento muratoriano però garantisce che sui Vangeli, gli Atti e l'epistolario paolino si raggiunse l'unanimità già prima dell'anno 180 d.C. 5 Senz'addentrarci ora in una digressione molto impegnativa, non si può evitare di notare la moderna tendenza a mettere in secondo piano il Gesù storico, in favore di un più 'concreto' (in apparenza) "Gesù del cuore"; il rapporto interiore anche sentimentale con la figura del Salvatore è una fase importante della crescita spirituale della persona, ma non può sostituire una conoscenza, almeno basilare, dell'operato storico (e umano) del Cristo.6 La risposta è curiosa ma può essere illuminante su quanto analizzeremo dopo. Per ora basti osservare che essa sembra mettere in discussione il principio di non-contraddizione, che viceversa dovrebbe costituire la base per ogni ragionamento! 7 Mi permetto di non prendere in considerazione qui l'impopolarità di certi insegnamenti pubblici del papa, in tema di morale sessuale; questi ultimi infatti costituiscono un 'motivo di allontanamento' che sconfina nel comodo. In realtà, per chi conosce il senso della vita cristiana, le posizioni 'antiquate' del Magistero rappresentano un ostacolo risibile, poiché l'impegno di vita, che una scelta cristiana coerente impone, è molto più profondo e serio rispetto a quello della frequenza e libertà dei rapporti sessuali. 8 Maliziosamente, si può aggiungere che fin quando la CEI esprimerà abitualmente il proprio parere sul Governo nazionale e sulla politica, sarà difficile non accostarla alla Confindustria, ai sindacati e ad altre entità di rappresentanza di interessi diffusi…9 Lo sviluppo della comunicazione di massa sembra aver giocato qui un ruolo di primo piano: esso infatti ha letteralmente sommerso l'individuo di informazioni, tra le quali è lo stesso destinatario a dover operare una cernita; questo ruolo 'attivo' nella selezione e, quindi, nella composizione del proprio patrimonio conoscitivo potrebbe aver ingenerato l'illusoria sensazione di essere noi 'arbitri' della nostra conoscenza e di essere a contatto diretto con ogni fonte possibile. Lo sviluppo e la diffusione della telematica hanno fatto il resto, 'sfondando' una porta aperta dalla televisione…tuttavia è bene sempre ricordare che, 'dietro' a un giornale, un programma televisivo o a una pagina web c'è sempre qualcuno che ha predisposto il mezzo di comunicazione e ha selezionato le informazioni che egli ritiene più importanti per noi: la scelta non è nostra! 10 Se si pensa al costume politico odierno il quadro è sconfortante: per molti un giornale è 'serio' se dice ciò che a loro piace, una sentenza è 'giusta' se assolve un amico e condanna un avversario, e gli esempi potrebbero continuare all'infinito…pare infatti molto difficile, per chiunque, concludere che un amico sia un ladro e un avversario sia onesto.