Parole non dette...

Medico cura te stesso...


E’ stato pubblicato qualche giorno fa sulle pagine di Liberazione il reportage di Davide Varì che, fintosi omosessuale, ha passato sei mesi tra medici (di formazione cattolica) desiderosi di “guarirlo“.La sede delle Edizoni Paoline di Roma è l’anticamera di un percorso sotterraneo in cui operano, autorizzati non si sa bene da chi, i “guaritori” che applicano la teoria riparativa messa a punto da Joseph Nicolosi che ha poi dato vita ad una frotta (dalla mortalità assai elevata) di ex-gay. Tutto questo mondo oscuro gira intorno a Tonino Cantelmi, fondatore dell’Associazione Italiana Psicologi e Psichiatri Cattolici e al “Obiettivo Chaire” gruppo ultra-cattolico, che diffonde e applica in Italia le teorie di Nicolosi.Il percorso di guarigione fa perno su triti luoghi comuni: conflitto materno, padre assente, traumi infantili e la terapia è tutta base di lavaggio del cervello e preghiera. Negare la mia omosessualità è il primo passo verso la “guarigione”. Probabilmente è una modalità per iniziare a smontare la convinzione del “paziente”. Sentirsi dire, «non sei propriamente omosessuale», forse, significa iniziare a destrutturare la personalità dell’individuo, le sue convinzioni e metterlo di fronte al fatto - un fatto certificato da uno psicologo - che la sua omosessualità non è mai esistita.Il giornalista viene rimbalzato da un medico ad una dottoressa e poi ad un assistente in una serie di incontri in cui, tra un test e l’altro (tra cui il famigerato “Minnesota”: quello che si faceva ai “3 giorni” del militare), ritornano ossessive le stesse domande e una certa dose di voyeurismo«Davide, i tuoi rapporti sono stati completi?». «Vuol sapere se l’ho preso nel di dietro dottore? Sì, due volte», rispondo seccato. Lui sorride imbarazzato. Ma in effetti è proprio quello che voleva sapere. Poi si riprende e attacca. «Vorrei anche sapere le sensazioni che hai provato». Sull’orlo dell’esaurimento per quelle domande così ripetitive e di basso livello, attacco un pilotto infinitoDopo sei mesi di questo trattamento il giornalista, che si era incredibilmente immedesimato nella parte, trae laconicamente le sue conclusioni:Mi rendo conto che in questo lungo periodo abbiamo solo parlato del mio didietro. Per la prima volta realizzo che nessuno di loro mi ha mai chiesto se mi era capitato di innamorarmi di qualche uomo. All’indomani dell’articolo di Liberazione giungono le prime dichiarazioni. L’attacco di Aurelio Mancuso, presidente nazionale ArcigayDenunciamo come in tutto il paese, come più volte evidenziato da nostre comunicazioni e di altre associazioni lgbt, imperversino gruppi di psicologi o sanitari cattolici, che nelle parrocchie e in altri ambiti ecclesiastici propagandino la cura dell’omosessualità, senza che alcuna autorità preposta sia per ora intervenuta a contrastare teorie altamente lesive della dignità delle persone omosessualie poi la difesa d’ufficio dell’On. Paola Binetti (Pd) che ribaltà la realtàCantelmi svolge un lavoro eccellente. Fino agli Anni Ottanta nei principali testi scientifici mondiali l’omosessualità era classificata come patologia, poi la lobby degli omosessuali è riuscita a farla cancellare. Ma le evidenze cliniche dimostrano il contrarioLe assurde dichiarazioni della Binetti fanno rumore. Ma più di tutto fa rumore, come sottolineato da Cristiana Alicata, il silenzio del Pd nei suoi confrontiLa cosa orrenda e scandalosa e insopportabile è il silenzio dei compagni di partito della Binetti di alto livello. Davanti ad una cosa del genere, così offensiva, così falsa, mi aspetto l’intervento del ministro della Salute, di persone del calibro di Finocchiaro, di D’Alema. E ovviamente una replica del segretario VeltroniUna risposta dal Pd, seppur timida, arriva. E’ quella di Giorgio Tonini“L’omosessualità è una condizione umana che non può certo essere ridotta ad una patologia. E’ una condizione che merita rispetto e che pone questioni che hanno a che fare coi diritti delle persone a cui la società deve dare risposta e che la politica deve aiutare ad affrontare”Leggi per approfondire l’articolo di Daniele Varì