Parole non dette...

Il Giorno della Memoria


27.01.1945 - 27.01.2008 Omocaustolo stermineo dimenticato degli omosessuali
Gli omosessuali furono uno dei gruppi maggiormente perseguitati durante l'Olocausto. Nello specifico l'omosessualità risultava incompatibile con l'ideologia nazionalsocialista inquanto i gay, non riproducendosi, non erano idonei a perpetuare la "razza padrona". Il Reich, quindi, non esitò a perseguitarli, sebbene Ernst Röhm, comandande delle SA ed uno dei principali artefici dell'ascesa di Hitler al potere, sia stato omosessuale.Oltre un milione di uomini venne perseguitato, 100.000 furono gli arrestati e 50.000 subirono condanne per la loro convinta omosessualità. In aggiunta, un numero imprecisato venne internato in ospedali psichiatrici e migliaia di omosessuali europei vennero, durante l'occupazione nazista, castrati a seguito di sentenze pronunciate dai tribunali tedeschi.
La morte di almeno 15.000 gay nei campi di sterminio è ufficialmente documentata: tale cifra non tiene conto degli ebrei omosessuali e degli omosessuali imprigionati per motivi politici. Inoltre, i documenti relativi ai motivi di internamento non esistono per molti campi di concentramento, rendendo così difficile dare un numero preciso dei gay morti nei campi di concentramento.Le condizioni per gli omosessuali nei campi furono particolarmente difficoltose. Essi non subirono persecuzioni solamente dai soldati tedeschi ma anche dagli altri internati e molti gay vennero seviziati fino alla morte. Inoltre, seguendo la politica nazista di "sterminio attraverso il lavoro", gli omosessuali vennero spesso destinati ai peggiori lavori all'interno dei campi rispetto agli altri prigionieri non ebrei. In altri casi i soldati tedeschi utilizzarono gli omosessuali per fare pratica di tiro, facendo indossare loro il triangolo rosa. Pierre Seel (Haguenau, 16 agosto 1923 - Tolosa, 25 novembre 2005) è stato l'unico omosessuale francese ad avere testimoniato a viso aperto la deportazione delle persone omosessuali ad opera del nazismo. La sua storia è raccontata nell'autobiografia "Io, Pierre Seel. Deportato omosessuale", tradotta in tedesco e in inglese con il significativo titolo: "La Liberazione era per gli altri". La sua testimonianza è riportata anche nel film sull'olocausto degli omosessuali Paragraph 175. Ecco l'agghiaccante descrizione del suo calvario di deportato omosessuale nei lagher nazisti:Il barbaro assassinio del mio amore...di Pierre Seel et Jean Le Bitoux
"Intanto passavano giorni, settimane, mesi. Ho trascorso sei mesi, dal maggio al novembre del 1941, in un luogo dove l'orrore e la barbarie erano legge. Ma non ho ancora descritto la prova peggiore che ho subito. E' accaduta durante le prime settimane al campo e ha contribuito piu' di qualsiasi altra cosa a fare di me un'ombra silenziosa, obbediente fra le altre ombre.Un giorno gli altoparlanti ci ordinarono di presentarci immediatamente all'appello. Urla e grida ci spingevano la' senza indugi. Circondati dalle SS, abbiamo dovuto formare un quadrato e restare sull'attenti, come facevamo la mattina per l'appello. Il comandante e' arrivato con il suo intero staff. Ho pensato che stesse per picchiarci ancora una volta con la sua fede cieca nel Reich, accompagnando il tutto con la solita serie di comandi, insulti e minacce - emulando l'infame atteggiamento del suo capo, Adolf Hitler. Ma la prova in effetti era peggiore: un'esecuzione. Due uomini delle SS hanno portato un giovane al centro del quadrato. Inorridito, ho riconosciuto Jo, il ragazzo che amavo, appena diciottenne. Non l'avevo ancora incontrato al campo. Era arrivato prima o dopo di me? Non ci eravamo visti nei giorni che avevano preceduto la mia consegna alla Gestapo.Ero gelato dal terrore. Avevo pregato perche' non fosse nelle loro liste, sfuggito alle retate, risparmiato dalle loro umiliazioni. E invece era li' di fronte ai miei occhi impotenti, colmi di lacrime. Diversamente da me, non aveva consegnato lettere pericolose, affisso manifesti o firmato dichiarazioni. E tuttavia era stato catturato e adesso stava per morire. Cosa era accaduto? Di cosa lo stavano accusando quei mostri? Nella mia angoscia ho dimenticato completamente la motivazione della sentenza di morte.Gli altoparlanti trasmettevano musica classica a volume molto alto mentre le SS gli strappavano i vestiti di dosso lasciandolo nudo e gli ficcavano un secchio in testa. Poi gli hanno aizzato contro i loro feroci Pastori Tedeschi: i cani lo hanno azzannato all'inguine e tra le cosce, e lo hanno sbranato proprio li' di fronte a noi. Le sue grida di dolore erano distore e amplificate dal secchio sulla testa. Ho sentito il mio corpo irrigidito vacillare, gli occhi sbarrati dall'orrore, le lacrime mi correvano giu' irrefrenabili, ho pregato perche' la sua potesse essere una morte rapida.Da allora e' accaduto spesso che mi sia svegliato urlando nel cuore della notte. Per cinquanta anni quella scena e' passata e ripassata continuamente nella mia mente. Non dimentichero' mai il barbaro assassinio del mio amore - davanti ai miei occhi, davanti ai nostri occhi, perche' li' c'erano centinaia di testimoni. Perche' stanno ancora zitti oggi? Sono tutti morti? E' vero che eravamo fra i piu' giovani del campo e che e' passato molto tempo da quei giorni. Ma sospetto che alcuni preferiscano tacere per sempre, impauriti dal rivangare i ricordi, quell'episodio tra i tanti altri. "Quanto a me, dopo decenni di silenzio mi sono deciso a parlare, accusare, testimoniare."