Parole non dette...

Digiuno, Elemosina e Preghiera


“Buona cosa è la preghiera con il digiuno e l’elemosina con la giustizia” (Tobia 12,8)
In Quaresima la Chiesa invita al digiuno. Qualcuno lo interpreta come una legge da rispettare e basta, qualcuno come buona norma per la propria salute, qualcun altro come un “do ut des” (Caro Dio, io ti offro questo digiuno… tu non potresti, in cambio, sistemarmi questa faccenda?), la maggior parte dei lontani dalla Chiesa lo ritiene una sciocchezza, retaggio di una tradizione ormai superata. Noi cristiani siamo perciò chiamati, pur nella necessaria discrezione che il Signore stesso raccomanda (“… quando digiuni, profumati il capo!” dice nel Vangelo), a dare ragione della nostra fede. Senza ostentare nulla, ma consapevoli di quello che stiamo facendo e capaci di spiegarne i motivi a chi dovesse mostrare interesse.Il digiuno, innanzitutto, ha una valenza personale. Cioè fa bene non a Dio, che è già Sommo Bene, ma a chi lo pratica. Innumerevoli e scientificamente provati sono gli effetti positivi del digiuno sulle condizioni fisiche di chi periodicamente lo pratica. E questo è senz’altro di facile comprensione a dei “consumisti” quali siamo, se pensiamo al digiuno dai cibi, dall’alcool, dal fumo. Esistono però un’altra serie di idoli che è un po’ più difficile individuare a chi non si guardi dentro con sufficiente sincerità. Pensiamo alla televisione, ad esempio, o al gioco del calcio, o al gioco delle carte, o ancora al collegamento internet… Beh, per andare avanti nella propria vita spirituale è necessario individuare questi idoli di legno, senza vita, e combatterli con il digiuno. Perché allora tenere spenta la televisione? Per chiarire bene a se stessi che dalla televisione non viene la vita, che è possibile vivere benissimo anche senza televisione... Già lo sai? E allora perché non provi? Perché evidentemente sai che questa cosa ti porterà una sofferenza. Devi allora convenire che la televisione è diventata una tua schiavitù e che il digiuno serve a chi lo pratica per combattere una schiavitù.Ecco, si tratta di un’arma. La Chiesa ci dona l’arma per farci strada nel cammino quaresimale, sfrondando gli inutili orpelli della nostra vita. Un’arma che permette di andare diritti all’essenziale, a Cristo Gesù nostro Signore.In Quaresima la Chiesa invita poi all’elemosina. Cosa dice la gente dell’elemosina? La maggior parte delle persone, di qualunque idea o fede sia, pensa che sia cosa buona, anche se poi, nel concreto, molti tentennano attendendo di farla a chi ha davvero bisogno; alcuni la ritengono un assistenzialismo che non risolve i problemi, convinti che l’uomo possa, migliorando o sovvertendo gli attuali sistemi economici, sconfiggere definitivamente la povertà; pochi, infine, la reputano una inutile privazione, visto che… “chi è causa del suo mal pianga se stesso”.  Ma, per un cristiano, qual è il valore dell’elemosina?L’elemosina costituisce per il cristiano una privazione volontaria e pertanto ha innanzitutto una valenza personale e penitenziale. Anch’essa, come il digiuno, costituisce un’arma per combattere un idolo. Anzi, l’elemosina consente di combattere l’idolo degli idoli, il denaro. E questo al di là di tutte le considerazioni di tipo socio-politico che a volte utilizziamo solo come paravento per evitare di intaccare quello che, per molti, è “il vero dio della propria vita”. In altre parole, l’elemosina serve innanzitutto al nostro cammino spirituale per iniziare a incamminarci sulla via delle perfezione cristiana, che prevede inevitabilmente, come primo passo, il distacco dalle ricchezze.Tuttavia l’elemosina è anche un’opera di misericordia corporale, e pertanto una pratica di giustizia che piace a Dio. Noi tutti siamo infatti semplici amministratori di beni che non ci appartengono pienamente; nel senso che, a ben vedere, tutto ciò che abbiamo è dono di Dio.  Così, nel Vecchio Testamento Dio comanda: “I bisognosi non mancheranno mai nel paese; perciò io ti do questo comando e dico: Apri generosamente la mano al tuo fratello povero e bisognoso nel tuo paese” (Deut. 15, 11). E Gesù, dopo averci ricordato che i poveri li avremo sempre tra noi, ci esorta anche Lui chiaramente: “Chi ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare faccia altrettanto” (Lc. 3,11). La legge nuova, inoltre, rapporta anche questo atto al segreto (“Quando fai l’elemosina non sappia la tua sinistra ciò che fa la destra” Mt. 6,3), in opposizione al desiderio di essere visti dagli uomini che alimenta il nostro ego.E’ Gesù stesso, quindi, che ci invita a riconoscere la sua presenza nei poveri. Nei nostri fratelli serviamo Gesù. Così tanti segreti benefattori silenziosi, alle porte del Paradiso, sentiranno le parole del Cristo: “Venite, benedetti dal Padre mio, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare…” (Mt. 25, 34-35).Dopo aver esaminato il digiuno e l’elemosina, parliamo ora del terzo pilastro del cammino quaresimale: la preghiera. In verità la maggior parte delle persone vede la preghiera come cosa buona solo nei momenti di difficoltà. E’ molto diffusa l’idea che Dio stia lì, in cielo, e noi qui, sulla terra, e che Dio abbia altro per la testa che stare a pensare a noi miseri mortali. Così c’è bisogno di attirare la Sua attenzione, al momento del bisogno, attraverso la preghiera. Questo perché “aggiusti” una situazione che ci fa soffrire. Queste considerazioni sono evidentemente legate ad una religiosità “naturale” insita nell’uomo, ma ben lontana dal cristianesimo e dal Dio-con-noi che esso ci rivela.Nel Vangelo di Luca, in cui Gesù ci ha insegnato la preghiera per eccellenza, quella del Padre Nostro, lo stesso Gesù così rassicura noi uomini di poca fede: “Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!” (Lc. 11, 11-13)L’esempio ci fa notare come a volte è difficile distinguere il bene e il male… la pagnotta di pane ha la stessa forma della pietra, un’anguilla (pesce) è simile al serpente e lo stesso scorpione, quando è ripiegato su se stesso, può ricordare un uovo! Allora, può capitare che Dio ci dia un pezzo di pane… ma noi lo scambiamo per una pietra!Insomma, Dio ci vuole dare ogni bene. E, anche se accoglie a volte il nostro sfogo filiale, ricordiamo sempre che Egli conosce bene ciò che è bene per noi. Allora… piuttosto che suggerire, seppur rispettosamente, a Dio cosa fare per sistemare la nostra storia… la preghiera ci consente di ascoltare ciò che Dio ha da dirci. Fare la sua volontà è il nostro obiettivo, perché la sua volontà sulla nostra vita è il nostro bene. E’ un mettersi al cospetto di Dio e chiedere addirittura il dono dei doni, lo Spirito Santo! E’ questo Spirito che ci dona il discernimento per fare la volontà del Padre nella nostra vita.Ma dobbiamo chiederlo, perché Lui, che tutto può, è Amore e non forza mai la nostra libertà!