Parole non dette...

''Lexicon vaticano''


sull'omosessualità nulla di nuovo, ma solo affermazioni discutibili Articolo di Paolo Rigliano tratto da Viottoli n°11 del 9 giugno 2003
Alcune considerazioni sulla voce “Omosessualità e Omofobia” del Lexicon della Chiesa Cattolica, a firma di Tony Anatrella, definito “psicanalista e specialista in materia di psicologia clinica e sociale”. Il testo si basa su alcune  assunzioni indiscusse, date per assodate.L’omosessualità è una tendenza sessuale parziale, effetto di un conflitto psichico irrisolto, che risale al momento  dello sviluppo psichico. Essa non è di origine genetica. E’ invece una fissazione dovuta a molteplici ragioni, per cui il  bambino si rifiuterebbe di identificarsi con il genitore dello stesso sesso: “Egli rischia di predisporsi a cercare, in  seguito, presso le persone di sesso uguale al suo, delle caratteristiche immaginarie di forza e di potenza che  paventava nel genitore di sesso identico”.L’estensore dell’articolo chiama a comprovare queste affermazioni le sue stesse ricerche (non citate) e la sua  pratica clinica. “La psicanalisi, secondo il pensiero di Freud, ha proposto una teoria generale dell’omosessualità che  resta confermata dall’esperienza clinica. L’omosessualità è una fissazione acquisita dalla pulsione sessuale, che la  mantiene nella sua economia originaria ed esprime un fallimento dell’esperienza edipica e una regressione a pulsioni  e a fantasmi pregenitali”.Gli omosessuali sono “immaturi affettivamente, si adagiano su un fondo depressivo, che può essere compensato da  rivendicazioni narcisistiche, da un bisogno di presentarsi come vittime degli altri (...) da un bisogno costante di  riconoscimento”. E’ vero il legame evidenziato da Freud tra omosessualità e paranoia come: “contrattacco e rivincita  contro la castrazione, legata al limite rappresentato dall’immagine del padre per il figlio e della madre per la figlia”.  “L’omosessualità è vissuta come una compensazione narcisistica a frustrazioni che il soggetto si è via via inflitto”.  Essa esprime “in forma inconscia una relazione femminile con il padre”. Cui si accompagnerebbe un risentimento  verso il padre, in relazione con un’impossibile identificazione paterna.L’omosessualità femminile non è simmetrica a quella maschile. Nelle lesbiche si ha “una massiccia identificazione  con l’immagine del padre paradossalmente accompagnata da un sincero disgusto per l’immagine maschile, che  comporta altresì una diffidenza e un rifiuto sessuale degli uomini”.L’omosessualità è favorita da immagini parentali mal individualizzate sessualmente e da tutto ciò che nell’educazione  o nella società sopprime la differenziazione sessuale: “è sempre nel fallimento dell’identificazione sessuale che si  sviluppa l’omosessualità”.L’omosessualità deve venir sublimata, “diventando la pulsione della sociabilità”, altrimenti “l’individuo si trincera in  una condotta difensiva rispetto all’altro sesso e a ciò che esso rappresenta”. L’omosessualità è ansia, angoscia,  narcisismo, impotenza ansiogena: è “un intrigo psichico che la società non può istituire socialmente”.Essa è contraria al legame sociale, che può essere fondato solo sull’identità maschile e femminile. Se l’ omosessualità diviene soggetto di diritti, “si rovinano i fragili equilibri stabiliti dalla ragione nel corso dei secoli e si  aprono le porte a un mondo incoerente”. “Ora, l’omosessualità non rappresenta alcun valore sul piano sociale e non  ha nessuna finalità; favorisce una deviazione dei segni di riferimento fondamentali”. Totalmente negativa è la  prospettiva di famiglie omosessuali, che possano allevare bambini: questi sarebbero intesi “come il duplicato del  proprio io da rifare”.L’omofobia è l’arma di cui si serve la lobby omosessuale per propagandare e far approvare un difetto psichico  contrario al legame sociale. Con questa accusa le organizzazioni omosessuali intendono colpevolizzare gli  eterosessuali: “Ogni critica, ogni riflessione sull’omosessualità diventa quasi blasfema, assimilata a un delitto: il  delitto di omofobia”.RiflessioniNessuna delle tesi sovraesposte ha un minimo di fondamento scientifico: nessuna prova può essere addotta - e  viene addotta - e mai l’Autore pone il suo discorso sotto la cautela del dubbio. Autentiche falsità vengono spacciate  per vere. Solo due esempi: 1) Freud viene citato a sproposito, come se il suo pensiero fosse unitario e non  evolutivo, e non si citano le sue ultime e definitive posizioni, che smentirebbero le asserzioni dell’Autore. 2) Il  processo che portò all’abolizione dell’omosessualità come patologia dal Manuale Diagnostico-Statistico è  completamente falsificato: esso viene addebitato alla lobby gay, mentre furono gli omofobi a promuovere un  referendum da cui uscirono sconfitti.Il testo è scritto malissimo, con equiparazioni, salti logici e contraddizioni insopportabili. La terminologia è spesso  incomprensibile: si accavallano affermazioni stentoree e oscure, nette nella loro vaghezza. E’ un calderone vago e  confusivo che rivela solo la straordinaria tortuosità di chi l’ha concepito. Rivela, soprattutto, un’ignoranza  sconcertante, contraria a tutte le acquisizioni degli ultimi decenni, non degli ultimi anni: per esempio, “l’identità è un  dato di fatto”. Un guazzabuglio di piani e di livelli, di termini e di pseudoconcetti, affastellati senza ordine e  discernimento. Tutto è fuorché un testo culturale scientificamente fondato: è una imposizione di fede manichea,  intollerante, fondamentalista.La ricostruzione dello sviluppo umano è quasi caricaturale e grottesca. Castrazione, identificazioni, pulsioni vengono  affastellate alla rinfusa senza nessun ordine psicologico che possa anche solo essere pensato e verificato. Di fatto,  il testo non è analizzabile e criticabile in termini scientifici, perché non ha nulla di argomentato, non ha riferimenti  verificabili a ricerche e risultati, non ha rimandi testuali, non ha una teoria di riferimento, non ci sono dati da  confermare o smentire. Solo affermazioni dogmatiche e assai vecchie.Affermazioni oracolari si alternano ad altre fantasiose (“Il bambino, come l’adolescente, passa anche per tappe di  sovrainvestimento della propria persona, che viene qualificata di narcisista, di edipica, di identificazione, ma anche di  bisessualità psichica, di accettazione della propria identità sessuale e di avvio verso l’eterosessualità. Precisiamo  che la bisessualità psichica si verifica quando il soggetto interiorizza la differenza sessuale”). Costante è la  confusione tra identità sessuale, identità di genere e orientamento affettivo e sessuale.Certissima invece è la definizione dell’omosessualità come pura, estrema, inemendabile patologia: persino i tratti  “positivi” degli omosessuali diventano controreazioni compensatorie della loro patologia costituzionale. A  fondamento di questa confusione sta il concetto di identità sessuale: come se gli omosessuali non possedessero  una identità completa e complessiva, dunque anche sessuale, e negassero l’identità maschile e femminile (senza  specificare a quale livello avvenga siffatta negazione).Quello che emerge è sempre l’ossessione cattolica per l’ordine naturale e divino in cui ogni piano dell’essere deve  essere costretto: la logica è “o tutto o niente”. Basta discostarsi da questo ordine per uscire fuori dalla natura, dal  volere di Dio e dalla salute individuale e sociale. Allora si capisce che, affinché questa operazione persecutoria  riesca, l’omosessualità deve essere definita come tendenza e pulsione sessuale, messa sullo stesso piano delle  altre deviazioni, secondo la millenaria tradizione di squalifica, cui si allude demagogicamente: la pedofilia, il  sadomasochismo, il libertinaggio, ecc.E’ evidente nel testo un ricatto basato sul terrore: “Se si dà ascolto alla lobby gay, vedrete cosa succederà...”; e un  tono da crociata, che vuole veicolare l’idea di essere sottoposti ad una minaccia, cui bisogna reagire in tutti i modi.Si fabbrica opportunamente un nemico: l’ideologia di gender, di cui non viene fornita nessuna specificazione. E gli si  addebita ogni nefandezza delirante: “Non è ragionevole pensare che si possa istituire l’omosessualità come ciò che  è al tempo stesso la fonte della coppia e della famiglia”.Ci si deve chiedere: quale argomento scientifico o sociale viene trattato in questi termini? Proprio questa ignoranza  smaccata, questa volgarità diffusa in tutto il testo va interrogata: come mai la chiesa cattolica si affida a un  personaggio di questa levatura per trattare un argomento così delicato, ancora tutto da indagare e pensare? Quale  operazione si vuole condurre? Si vuole certamente ribadire, in termini che si presumono scientifici, la più netta, totale  e assoluta condanna. Si vuole confinare l’omosessualità nel novero delle malattie, anzi delle perversioni dello sviluppo: essa sarebbe pura  deviazione sessuale, fissazione, regressione, immaturità, disordine sociale, antisocialità, infecondità. Nulla deve  essere trascurato pur di negare, sempre e comunque, una possibilità di vita. E di amore: mai viene pronunciata la  parola affettività, non è mai sfiorata l’idea che l’omosessualità possa essere produttiva di legame e di relazione.  Fondamento di questa visione è, appunto, il pregiudizio che essa sia sinonimo di negazione del legame sociale.Se da un punto di vista analitico, scientifico, psicologico, il valore del testo è meno di zero, esso è però  importantissimo per quello che vuole introdurre: il concetto di omofobia come violenza perpetrata dagli omosessuali.  Ecco che allora si chiarisce l’impianto del testo: allo stesso modo dell’antisemitismo perpetrato dagli ebrei, anche l’ omofobia è “un argomento di malafede”, un’invenzione offensiva e ideologica creata ad arte dai gay per attaccare  tutti quelli che non la pensano come loro. In realtà, essa è frutto dell’eterofobia, la paura tutta omosessuale dell’altro  sesso. Nulla viene detto delle persecuzioni che gli omosessuali hanno subìto, anche a causa della chiesa.Della persecuzione antiebraica il testo segue la logica, la dinamica e i criteri. La descrizione delle organizzazioni gay  fa pensare al complotto, alla sovversione, all’infiltrazione e alla degenerazione nel corpo sano della società, di cui  pagheranno le conseguenze i figli. Il potere di persuasione, di condizionamento e di pressione di queste  organizzazioni è illimitato, inquietante, subdolo, minaccioso. Tutti i normali devono guardarsene, tutti ne sono  minacciati: l’omosessuale nega la differenza, la base dell’omosessualità essendo “la ricerca dello stesso e del  simile”.E’ incredibile la somiglianza logica, metodologica, psicologica di questo testo con i più osceni scritti della  persecuzione antiebraica e con i documenti di ogni caccia alle streghe. Moltissima parte del documento è diretta a  fomentare la paura e l’angoscia per la subdola operazione perpetrata dalla lobby militante contro il diritto, contro l’ antropologia e la natura. Senza nessun limite, l’Autore usa autentiche mostruosità psicologiche (“L’omosessualità è  vincolata al narcisismo e alle fasi primarie della sessualità infantile: amore per la propria immagine, identificazione col  genitore dello stesso sesso, oppure controidentificazione, esitazione legata all’identità sessuale ecc.”) per  suffragare la sua tesi della sovversione omosessuale, che è “un invito a regredire e a instaurare ciò che di più  primitivo vi è nella realtà sessuale umana, vale a dire la sufficienza narcisistica e la chiusura sull’identico e sul simile  che ispira il razzismo”.Voilà, ecco raggiunto l’effetto desiderato: i gay come cospiratori e distruttori, corruttori e veri razzisti. Stabilito questo  principio fondatore, si può ribadire che l’omosessualità non è fonte di diritti perché “l’orientamento sessuale di una  persona non è una qualità paragonabile alla razza, all’origine etnica”. E l’Autore cita - non casualmente è l’unica  citazione di tutto il testo - un documento della Congregazione per la Dottrina della Fede per avvalorare la sua tesi.  Tale documento afferma che “includere l’orientamento omosessuale tra le considerazioni in base alle quali è illegale  discriminare può facilmente indurre a considerare l’omosessualità come una fonte positiva dei diritti umani.... questo  è tanto più nocivo in quanto non vi è alcun diritto all’omosessualità, la quale non dovrebbe costituire dunque il  fondamento di rivendicazioni giuridiche”.E’ questa la vera posta in gioco e l’autentico fine di questo testo: esemplare da un lato per nullità scientifica e falsità  culturale, ma anche per la chiarezza dell’intento persecutorio: politico, culturale, istituzionale. Tutto mira a sancire l’ impossibilità di considerare l’orientamento affettivo, sessuale e relazionale come diritto inalienabile dell’uomo, al fine  di perpetuare una discriminazione che è tanto più plausibile in quanto si dà l’illusione di fondarla sulle certezze della  scienza. Illuminante questo testo: alla miseria scientifica e culturale della chiesa cattolica su questo tema  corrisponde un disegno lucidissimo e lungimirante. Si avverte la sfida del pluralismo, della diversità, il processo di  liberazione dalla morale più oscurantista e retriva, ma si presume di rispondervi, imponendo alla sfera politico- legislativa di restaurare l’ordine antico, sano, naturale, assoluto. Il fine è impedire che si esprima, anche in sede  legislativa, la democrazia affettiva che oggi rappresenta (questo documento lo testimonia con forza) il vero, nuovo  fronte della liberazione gay e lesbica. Cioé: semplicemente umana.BibliografiaPontificio consiglio per la famiglia (a cura di), Lexicon. Termini ambigui e discussi su famiglia, vita e questioni etiche, Edizioni Dehoniane, Bologna 2003, 867 pp.