Parole non dette...

Da Stonewall al Gay Pride


Nella notte tra il 27 e il 28 giugno 1969, la polizia fece irruzione nello Stonewall Inn, un club privato di Christopher Street nel Greenwich Village di New York, la cui clientela era prevalentemente omosessuale. Il motivo ufficiale dell'irruzione era la vendita non autorizzata di alcolici. Era la seconda irruzione nel giro di una settimana nello stesso locale e l'ultima di una lunga serie ai danni di altri locali della città frequentati da gay.Quel giorno la polizia fermò ed identificò circa 200 persone, la maggioranza delle quali furono libere di lasciare lo Stonewall, ma il personale e tre transessuali furono arrestati (per le leggi dello stato era infatti illegale indossare meno di tre capi di vestiario appropriati al proprio genere).Alcuni testimoni hanno raccontato che l'atmosfera all'esterno del locale era inizialmente festiva ed allegra nonostante l'intervento della polizia. Passanti e turisti si erano uniti alla folla, che urlava e scherzava all'uscita di ogni persona che veniva via via rilasciata dall'interno del locale. Ma quando la polizia iniziò a caricare su un cellulare il personale del locale e le tre transessuali, la rabbia della folla esplose; iniziò un lancio di pietre, bidoni della spazzatura e bottiglie verso il palazzo, qualcuno gettò una bottiglia molotov. Secondo le cifre riportate dalla stampa il giorno successivo, 13 persone furono arrestate e tre agenti rimasero feriti.Durante quella stessa sera di sabato, e per tutta la domenica mattina, la folla continuò a radunarsi di fronte allo Stonewall Inn cantando e ballando di fronte alle forze di polizia schierate in assetto antisommossa:"we are the Stonewall girls. We wear our hair in curls. We have no underwear. We show our pubic hair". La polizia disperse la folla senza ulteriori incidenti, anche se nei giorni successivi ci fu un altro momento di tensione tra dimostranti e forze di polizia.
Nelle sere successive le manifestazioni davanti allo Stonewall ripresero e si scontrarono ancora con la polizia che voleva disperderle. Il seme era gettato, e dalle pavide e represse associazioni "omofile" si staccò nelle settimane successive un movimento più radicale di persone che chiedevano di avere i diritti degli altri (e che vennero accusati dalle prime di essere "comunisti" e voler compromettere il quieto vivere) e sceglievano per la prima volta di usare la parola "gay" per le loro rivendicazioni. Alla polizia sono sicuri di una cosa sola: "sentiranno ancora parlare delle Ragazze di Christopher Street", chiudeva la suo spregevole cronaca il Daily News del 6 luglio. Allo Stonewall andò a portare la propria solidarietà anche il poeta Allen Ginsberg, che celebrò con una frase fatidica quanto era accaduto: "I froci hanno perduto quel loro sguardo ferito". Gli scontri, una vera e propria sorpresa per tutti, avevano rivelato per la prima volta nella storia che esistevano omosessuali disposti a combattere per non veder calpestati i propri diritti, decisi a scrollarsi di dosso secoli di vergogna e a rifiutare il canonico ruolo di vittime. La rottura simbolica con gli stereotipi tradizionali, dunque, si compiva. Verso la fine di luglio iniziarono a circolare copie di un volantino che chiedeva un incontro generale "per la liberazione degli omosessuali", ed il cui titolo recitava "Pensi che gli omosessuali siano disgustosi? Ci puoi scommettere il tuo dolce sederino che lo siamo!". Il gruppo che prese vita da quell'incontro si diede il nome di "Gay Liberation Front" e adottò una politica estrema di rottura con quelle che erano state fino ad allora le prese di posizione di gruppi omofili come la "Mattachine Society", chiedendo non solo la fine delle violenze e delle discriminazioni portate avanti dalle forze dell'ordine, ma anche l'introduzione di una serie di diritti che andavano dalla protezione sul posto di lavoro all'introduzione di leggi antidiscriminatorie a livello locale e federale.
Ben presto videro la luce altri gruppi ed organizzazioni come la "Gay Activists Alliance" dapprima a New York, quindi nel resto del paese. In altri paesi ci furono negli anni successivi simili rivolte, come ad esempio in Canada nel 1981, quando a seguito dell'irruzione della polizia in un locale gay, ci furono incidenti in quella che è ancora ricordata come la "Stonewall canadese". A Sydney il 24 giugno 1978 una manifestazione per commemorare la rivolta di Stonewall fu interrotta brutalmente dalla polizia, che arrestò 53 persone, dando inizio all'annuale celebrazione del Sydney Gay & Lesbian Mardi Gras.La rivolta di Stonewall ha assunto una grande importanza nella storia omosessuale del dopoguerra e ha significato certamente la nascita di un forte movimento politico omosessuale a livello internazionale.Lo Stonewall è sempre in Christopher Street : è stato dichiarato monumento nazionale e sta aprendo un nuovo "Stonewall Bistro".Quella notte a StonewallBrano tratto da "E LA BELLA STANZA E' VUOTA" di Edmund White, (Edizioni Einaudi, 1992 - originale del 1988)(…)I poliziotti fecero entrare a spintoni metà dei baristi in una macchina della polizia e se ne andarono, lasciandosi alle spalle parecchi altri poliziotti, barricati dentro lo Stonewall con il resto del personale. Tutti quanti fischiavano contro i poliziotti; proprio come se stessero commettendo un atto vergognoso. Continuavamo a sbirciarci intorno, eccitati e impauriti. Avevo voglia di comportarmi in maniera responsabile e di di-sperdere la folla pacificamente, mandando tutti a casa. Dopo tutto, per cosa protestavamo? Per avere diritto alla nostra "patetica malattia"? (…)Qualcuno accanto a me gridò: "Gay è bello", a imitazione del nuovo slogan che diceva: "Nero è bello", e ridemmo tutti quanti e ci accalcammo verso la porta. (…) A un certo punto qualcuno disse: "Siamo le pantere rosa", e questo ci fece ridere di nuovo. Poi mi sorpresi a immaginare scioccamente che un giorno i gay potessero costituire una comunità e non una diagnosi. - Questa potrebbe essere la prima rivoluzione buffa, - disse Lou. (…) Le doppie porte di legno dello Stonewall si schiantarono. Sentivo i poliziotti dentro gridare nelle ricetrasmittenti. Uno di loro uscì fuori tenendo una mano alzata per calmare la folla, ma lo fischiarono tutti e cominciarono a prenderlo a spintoni finché non si ritirò dentro a Fort Disco. I bidoni di spazzatura della città traboccavano di bicchieri di carta, tovaglioli unti e giornali buttati via. Arrivò di corsa un nuovo gruppo di gay, svuotò un bidone nel vano della porta abbattuta, lo bagnò con il liquido da accendini e gli dette fuoco. Si sollevò una nuvola di fumo grigio. (...) I poliziotti sgombrarono il marciapiede, formarono un cordone e spinsero in fretta e furia il resto dei baristi nel furgoncino al di là della spazzatura fumante, ma la folla fischiò ancora più forte. Una volta partito il furgoncino, i poliziotti ci allontanarono lentamente dall'entrata del bar. Lungo la strada, alcuni dei nostri ribaltarono una Volkswagen parcheggiata. I poliziotti si precipitarono in quella direzione mentre dietro di loro veniva rovesciata un'altra macchina. I finestrini andarono in frantumi e caddero sul selciato. Adesso cantavano tutti la canzone dei diritti civili, We Shall Overcome. Venne chiamata la squadra antitumulti. Protetta dagli scudi, marciò come un esercito romano lungo Christopher Street, partendo dalla prigione femminile, che risuonava di fischi e del fracasso delle tazzine di metallo contro le sbarre di acciaio. La squadra, roteando i manganelli, respinse i gay giù per Christopher Street, ma ritornarono tutti indietro per Gay Street e spuntarono dietro la squadra disposti in una fila di ballerine che ballavano il can-can. "Uh-hu, uh-hu", gridavano. (…) Rimasi a dormire da Lou. A letto ci abbracciammo come fratelli, ma eravamo troppo eccitati per dormire. Ci precipitammo a comprare i giornali del mattino per vedere come era stata descritta la rivolta di Stonewall. - E proprio la nostra presa della Bastiglia - disse Lou. Ma sulla stampa non trovammo nemmeno una parola sulla svolta delle nostre vite.