Parole non dette...

Palermo mon amour


“Si è tanto più veri, quanto più si assomiglia all’ideale che si ha di se stessi”, dice Agrado, il transgender interpretato da Antonia San Juan in “Tutto su mia madre” di Almodovar. E guardando Trilly e Lady Crystal, al secolo Ivano e Mauro – autentiche regine della serata –muoversi sinuose e ancheggiare con grazia al ritmo della musica che arriva sparata, mentre la luce della lampada stroboscopica strega la pista, nulla sembra più vero. Perché davvero si è tanto più veri, quanto più si assomiglia all’ideale che si ha di sé stessi. C’è gente di tutti gli orientamenti sessuali, etero compresi. Che si divertono come i pazzi, anche se sono in minoranza. O forse, proprio per questo. Perché – ci hanno raccontato gli “infiltrati” etero tra un classico di Madonna e la versione remix di Another brick in the wall – “per chi non ama i falsi moralismi e valuta le persone per quello che sono, senza preoccuparsi del sesso del partner che hanno, piuttosto che del gusto di yogurt con cui preferiscono fare colazione la mattina, tutto questo dà un senso di libertà”. Che si legge “civiltà” o, più semplicemente, rispetto per le differenze. Il venerdì del Rise up e l’Exit barIl viaggio nella Palermo gaya del mondo LGBTQ (lesbo-gay-bisex-transgender o transessuale che dir si voglia, e dove la Q sta per Queer, il termine che riassume una realtà sociale e di studio di confine) questo viaggio inizia al Rise Up di Palermo: la discoteca di via Ugo la Malfa aperta tutto l’anno, dove ogni venerdì sera si tengono le serate organizzate dall’Exit di piazza San Francesco di Paola, l’unico locale dichiaratamente gay di Palermo (www.exitdrinks.com). L’appuntamento si chiama “EXIT 10 & LOVE” e di norma si trascina fino a notte fonda. “All’inizio abbiamo avuto qualche difficoltà – racconta Gaetano Marchese, 44 anni, che nel 96 nel cuore di Palermo ha aperto Exit, letto nel senso di Ex-it, esprime la voglia di reagire, dopo lo stato di esasperazione in cui ci aveva gettato l’atteggiamento ostile di certi bulli dei dintorni. Poi le cose sono cambiate, in meglio si intende: ora non abbiamo alcun problema col quartiere. Exit, poi, vuol dire anche uscita, come la nostra uscita all’esterno con i tavolini in piazza. E le feste “di piazza” che abbiamo fatto davanti al locale, sullo stile di quelle di paese, con tanto di mamme con i passeggini che ammiravano le performance delle Drag Queen”. Fulvio e il suo Martin’sDa piazza San Francesco di Paola a piazza San Francesco d’Assisi, sempre nel cuore di Palermo. Dove proprio a due passi, in via Calascibetta 25, c’è il ristorante wine bar di Fulvio Pastorella, 50 anni appena compiuti. Martina si chiamava sua madre. E ora, Martin’s è il nome del “ristoralouge” che ha aperto dopo una vita passata a Villa Giuditta. “E’ lì – racconta Fulvio – che cominciato a occuparmi di ristorazione e, di fatto, a favorire una sorta di contaminazione fra il mondo etero e quello gay. In questo senso, si può dire che sono stato una sorta di pioniere, di apripista in città”. Imponenti colonne che ostengono la volta della zona bar – coi gradini che, complici morbidi cuscini, si trasformano in comode sedute – e pareti di pietra viva, con la sala ristorante che si affaccia sul cortile di Palazzo Cattolica: ora il suo mondo è qui, nel cuore del centro storico di Palermo, dove lo chef Gioacchino Trapani, propone menù sfiziosi rielaborando profumi e sapori dell’isola.Libreria AltroquandoPer nutrire pure lo spirito, sempre in pieno centro storico, ed esattamente in Corso Vittorio Emanuele 143, c’è poi Altroquando www.altroquando.org, unica libreria gay Palermitana, specializzata oltre che in libri e riviste a tematica omosessuale, anche in fumetti. “Siamo aperti dal 91 – dice Salvatore Rizzuto Adelfio che fa parte dell’associazione culturale omosessuale Articolo Tre -, ma la nostra resta una piccola realtà. Niente grandi numeri; d’altra parte Palermo è una città di frontiera per quello che concerne la cultura. Non solo per la letteratura, ma anche per il teatro. Da qui passano diversi giovani e la maggior parte ha voglia di fuggir via… solo che poi si resta, perché c’è il sole, il mare, il cielo è di un azzurro che si capisce che è azzurro, insomma alla fine è una città che strega”. E, in ogni caso, la voglia di reagire non manca. Così, dopo un periodo di stasi, da Altroquando hanno di nuovo voglia di tornare a organizzare anche mostre: “Un tempo – dice Salvatore – ne allestivamo una al mese; in tutto ne abbiamo fatto circa un’ottantina. Per ogni mostra c’era una cartolina ed è dall’esposizione di queste cartoline che vogliamo ripartire”. Il primo Arcigay d’ItaliaPassando dai locali gay friendy della città, come il Gatto Nero di Rua Formaggi nei pressi di piazza Bologni, dove il martedì sera si danno appuntamento soprattutto le ragazze, o per l’aperitivo del giovedì sera a “I Grilli Giù” in piazza Cavalieri di Malta, non possiamo dimenticare che proprio ventotto anni fa a Palermo è nato il primo Arcigay www.arcigay.it d’Italia. Massimo e Gino, romano il primo, palermitano il secondo, si erano conosciuti a Roma un paio di anni prima, nel 78, al “Fuori”, “L’acronimo – dice Gino – stava per Fronte unitario omosessuali rivoluzionari italiani e come sponda politica aveva il partito radicale. A condividere le nostre battaglie c’era anche Rutelli. Di Family-day ancora non si parlava…”. Poi il viaggio a Palermo dove Gino che era stato sposato, aveva deciso di trascorrere le vacanze con i figli. E la scelta di restare. “In Sicilia c’era un grande fermento”, ricorda Campanella. I fatti di Giarre, dove due giovani erano stati trovati morti (l’inchiesta, poi, non chiarì se si erano suicidati o erano stati “suicidati” da chi ostacolava il loro amore), aveva provocato una mobilitazione generale e il 9 dicembre del 1980, presso la sede dell’Arci di via XX Settembre a Palermo, nacque l’Arcigay. Il 28 giugno dell’anno successivo, a Villa Giulia, si tenne la prima Giornata dell’Orgoglio omosessuale, ovvero il primo Gay Pride”. E forse non tutti ricordano che a promuovere l’Arcigay fu un prete, don Marco Fiscella, sacerdote cattolico dell’area del dissenso, poco amato dal Vaticano e dalla Democrazia cristiana anche per le sue simpatie comuniste. Omosessuale, don Marco sarà sospeso “a divinis” dopo un’imboscata tesagli da due giornalisti de “Il Borghese” che, spacciandosi per gay, gli chiesero di benedire la loro unione. (liberamente tratto dal mensile "I LOVE Sicilia" anno 5. n° 34 - luglio 2008)