Parole non dette...

"Mamma, amo Jim Morrison"


L’Agedo è l’associazione dei genitori di omosessuali. Mamme e papà che si battono per i diritti dei propri figli. Pioniere in Sicilia è stata l’insegnante Francesca Marceca. “Salvatore una sera mi disse: Mamma, amo Jim Morrison. Gli risposi spiazzata che lo amavo anch’io”
L’acronimo sta per Associazione Genitori Di Omosessuali e a portare l’Agedo in Sicilia è stata Francesca Marceca. Dopo una serie infinita di telefonate alla sede di Milano, che “mi sono costate un patrimonio – racconta -, ho raccolto il loro invito ad aprire uno sportello anche a Palermo”. Correva l’anno 1998. Un anno che per Francesca era iniziato in modo particolare. “Durante la cena dell’uno gennaio, Salvatore, il maggiore dei miei due figli, che allora aveva 17 anni, disse “io amo Jim Morrison”. E, poi, a me, a suo padre e a suo fratello raccontò di essere omosessuale; dopo un mese lo disse anche a scuola. Ricordo che quella sera lo guardai, dicendo: “Anch’io amo Jim Morrison”. Ma il problema è stato discusso dopo. Di cosa dovevo parlargli, visto che non sapevo esattamente di cosa si trattava? Nella mia testa si affollavano mille pensieri. E una domanda sovrastava le altre: non potevo fare a meno di chiedermi in che cosa avevo sbagliato. In ogni caso, mi sentivo responsabile. I genitori nei loro figli coltivano delle aspettative e quando queste vengono deluse, nella maggior parte dei casi, ci si sente responsabili, colpevoli di chi sa quale mancanza. Avevo bisogno di sapere di più, di documentarmi. L’unica esperienza che avevo in fatto di omosessualità, si riferiva ad un mio vecchio compagno di scuola. Fu così che mi rivolsi all’Agedo di Milano. La mia più grande paura era la non-inclusione sociale di mio figlio: pretendevo che avesse diritto ad una vita alla luce del sole”. Lo sguardo limpido e fermo di chi ha un cuore grande e coraggioso da vendere, Francesca che insegna alle elementari, non ci mise molto a passare dal ruolo di chi chiedeva a quello di chi ascoltava. “L’Agedo a Palermo – dice – è nata, appunto, dieci anni fa come  centro di ascolto telefonico. Prima da Roma in giù non c’era niente e, addirittura, nel 98 in città aveva chiuso i battenti anche l’Arcigay”. Dieci anni di attività, racconta la responsabile palermitana dell’associazione, distrattamente seguiti dalle istituzioni: “Nel 2003 – dice Marceca – il Comune ha sostenuto un nostro progetto, poi al di là di qualche piccola sponsorizzazione, non riceviamo alcun tipo di aiuto. Per intenderci: il telefono lo pago io!”. E anche le caramelle messe in un cestino al centro del tavolo nella sede dell’Agedo, ospitata in via Dello Spezio 43, nei locali della Chiesa Valdese alle spalle del Politeama (091 6112505 lo sportello telefonico attivo tutti i martedì dalle 16 alle 19, il sito, www.agedopalermo.org ). Caramelle che servono ad addolcire la bocca ai tanti papà e mamme che arrivano col cuore gonfio di preoccupazione, o ai ragazzi e alle ragazze che in famiglia non vengono accettati e in Agedo trovano un punto di riferimento. “Ci sono anche extracomunitari che nel loro paese, solo per il fatto di essere omosessuali, rischiano la prigione o la pena di morte – dice Francesca -; altri ai quali i genitori tagliano i viveri ed anche la connessione ad internet. Casi di violenza, pure psicologica: gente che arriva da dieci anni di analisi, perché non dimentichiamolo, fino al 91 per l’Organizzazione mondiale della sanità, l’omosessualità era una malattia mentale  come tale veniva trattata…”.(liberamente tratto dal mensile "I LOVE Sicilia" anno 5. n° 34 - luglio 2008)