Parole non dette...

Schiavitù, Bibbia e Tradizione della Chiesa


§ 9. “La sacra Tradizione dunque e la sacra Scrittura sono strettamente congiunte e comunicanti tra loro. Poiché ambedue scaturiscono dalla stessa divina sorgente, esse formano in certo qual modo un tutto e tendono allo stesso fine. Infatti la sacra Scrittura è la parola di Dio in quanto consegnata per iscritto per ispirazione dello Spirito divino; quanto alla sacra Tradizione, essa trasmette integralmente la parola di Dio--affidata da Cristo Signore e dallo Spirito Santo agli apostoli--ai loro successori, affinché, illuminati dallo Spirito di verità, con la loro predicazione fedelmente la conservino, la espongano e la diffondano; ne risulta così che la Chiesa attinge la certezza su tutte le cose rivelate non dalla sola Scrittura e che di conseguenza l'una e l'altra devono essere accettate e venerate con pari sentimento di pietà e riverenza..” § 10. “La sacra tradizione e la sacra Scrittura costituiscono un solo sacro deposito della parola di Dio affidato alla Chiesa; nell'adesione ad esso tutto il popolo santo, unito ai suoi Pastori, persevera assiduamente nell'insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nella frazione del pane e nelle orazioni (cfr. At 2,42 gr.), in modo che, nel ritenere, praticare e professare la fede trasmessa, si stabilisca tra pastori e fedeli una singolare unità di spirito..” Dei Verbum. “Costituzione dogmatica sulla divina Rivelazione ”, n° 9-10,. Bisogna innanzitutto sottolineare che una tradizione non diventa scritturale semplicemente perchè dei Padri della Chiesa, dei teologi od il Magistero della Chiesa hanno citato certi passi della Scrittura. Per essere veramente scritturale , il ricorso alla Scrittura deve essere giustificato . Questo significa che sono valide sorgenti della Tradizione solo quelle che ricorrono alla scrittura in accordo con l'intenzione degli autori ispirati.Il senso ispirato della Scrittura si scopre tenendo conto :* del “senso letterale ” voluto dall'autore; * delle “forme letterali ” impiegate dall'autore; * della “portata voluta ” dal testo ; * degli eventuali limiti delle “razionalizzazioni ” nel testo.L’esperienza del passato della Chiesa fornisce eccellenti esempi per illustrare questo principio. Esamineremo qui solo un'esempio: Il fatto che la Chiesa , per 19 secoli, non ha potuto discernere la vera tradizione riguardo alla schiavitù. In questo caso, una delle principali cause della 'tradizione' erronea è stata una cattiva interpretazione della Scrittura. Benchè molti Papi abbiano condannato gli eccessi del commercio internazionale degli schiavi, il Magistero ufficiale della Chiesa ha approvato la legittimità della schiavitù fino a Leone XIII nel 1888 ! Detto ciò, passiamo rapidamente a ricordare qualche fatto : • Il concilio locale di Gangra, in Asia Minore, tenuto nel 362, scomunicava chiunque consigliasse uno schiavo a ribellarsi al proprio padrone o a sfuggire al suo servizio; • Lo stesso decreto venne ripetuto sotto papa Martino I nel 650; • Il IX Concilio di Toledo nel 655 impose la schiavitù ai figli dei sacerdoti; • Il Sinodo di Melfi, sotto papa Urbano II , nel 1089, impose la schiavitù alle vedove dei sacerdoti; • Il Terzo Concilio Laterano nel 1179 impose la schiavitù a coloro che collaboravano con i Saraceni ; • La legittimità della schiavitù venne inclusa ufficialmente nel Corpus Iuris Canonici, fondato sul Decreto di Graziano , e divenne legge ufficiale della Chiesa a partire da papa Gregorio IX nel 1226; • Nel 1454, con la Bolla Romanus Pontifex, papa Nicola V autorizzò il re del Portogallo a mettere in schiavitù tutti i Saraceni e tutti coloro che il suo esercito faceva prigionieri ; • Benchè, come ho già ricordato, alcuni Papi che seguirono abbiano condannato gli eccessi della schiavitù, essi non la condannarono in quanto tale; • Infatti, il 20 giugno 1866, il Sant'Uffizio dichiarava ancora: "La schiavitù in quanto tale,considerata nella sua natura fondamentale, non è del tutto contraria alla legge naturale e divina ; Possono esserci molti giusti diritti alla schiavitù e sia i teologi che i commentatori dei canoni sacri vi hanno fatto riferimento ......Non è contrario alla legge naturale e divina che uno schiavo possa essere venduto, acquistato , scambiato o regalato .” Leggete a tale proposito : J. F. Maxwell, “” Development of Catholic Doctrine Concerning Slavery” (Sviluppi della dottrina cattolica sulla schiavitù"), World Jurist 11, (1969-70) pp. 147-192 e 291-324. Notate dunque che il Sant'Uffizio ,nel 1866, ha dichiarato che la schiavitù ' non è contraria alla legge naturale e divina' . In termini teologici ciò vuol dire: la schiavitù è conforme al senso ispirato della Scrittura.Tra le prove tratte dalla Bibbia e che sostengono la legittimità della Tradizione si trovano questi testi della Scrittura:(1.) Il ricorso ai testi dell'Antico Testamento: L’Antico Testamento considerava ovvia l'istituzione della schiavitù. Vedete ad esempio Siracide 33, 25-30. Degli Israeliti hanno messo in schiavitù altri Israelite come punizione del furto (Es 22, 3),per il pagamento di debiti (Es 31, 2-6 ; Lev 25, 39), per riscatto (Lev 25, 47-55), e per la vendita di una figlia da parte del padre (Es 21, 7-11). E' a partire da questo genere di testi che i canonicisti ed i teologi hanno costruito i quattro “giusti diritti alla schiavitù ” (vedi il testo del Sant'Uffizio citato sopra ) : cattura durante una guerra, giusta condanna, acquisto e vendita, nascita(il figlio di una schiava è uno schiavo !). (2.) Il ricorso ai testi del Vangelo “Chi di voi, avendo un servo per arare o per condurre al pascolo l'armento, gli dice, quando ritorna dai campi: - Vien qua presto e mettiti a tavola -? Non gli dirà invece: - Preparami da cena e mettiti a servirmi, finchè io abbia mangiato e bevuto, e poi mangerai e berrai tu pure -? Si terrà egli forse obbligato a quel servo, perchè ha fatto le cose che gli sono state comandate? Io non lo penso. Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è comandato, dite: - Siamo servi inutili, abbiamo fatto quanto dovevamo fare”. Luca 17, 7-10 ; vedi anche Matteo 10, 24-25 ; 13, 27-28 ; 18, 25 ; etc. Alcuni Padri della Chiesa, alcuni Teologi e dei Papi hanno fatto ricorso a questi passi del Vangelo per dimostrare che la schiavitù corrisponde alla volontà di Dio. Lo stesso Gesù ,dissero, ha accettato la schiavitù , e ciò prova che egli accettò la subordinazione degli schiavi. Inoltre, Gesù ammirava il servizio degli schiavi sottomessi ed umili. Dunque, la schiavitù non è per nulla contraria alla volontà del Signore !“Servi, ubbidite in tutto a quelli che secondo la carne sono vostri padroni, non a servigio servizievoli all'occhio come fa chi vuol piacere all'uomo, ma in semplicità di cuore per timor di Dio.Quel che avete a fare, fatelo di buon animo, come pel Signore, non per gli uomini, sapendo che dal Signore riceverete la ricompensa dell'eredità. ” Colossesi 3, 22-25 ; vedi anche Éfesini 6, 5-9 ; Tito 2, 9-10 ; 1 Pietro 2, 18-20. Questi testi sono stati usati per dimostrare che gli Apostoli approvavano la schiavitù . I teologi non hanno cessato di ripetere questo genere di argomenti fino alla fine del diciannovesimo secolo Questo ha permesso loro di arrivare ad una conclusione inattaccabile: " E' con certezza una questione di fede che la schiavitù per la quale un uomo serve un padrone come schiavo è del tutto legittima. Ciò può essere provato partendo dalle Sacre Scritture" . Titolo di un'opera classica: Leander, Questiones Morales Theologicae, Lione 1692 ; Tomo 8, De Quarto Decalogi Precepto, Tract. IV, Disp. I, Q. 3. Morale : Oggi ,la Chiesa, ivi compreso il Magistero, ammette che la schiavitù viola i diritti umani fondamentali ed " è contraria al disegno di Dio " (Vaticano II, Gaudium et Spes, n° 29). Da tale riconoscimento deriva: • La sedicente "tradizione" che ammetteva la schiavitù e sulla quale il Magistero fondava il riconoscimento della schiavitù , non faceva parte, nei fatti, della vera Tradizione che ci ha lasciato il Cristo. • La sedicente "tradizione" che si pretendeva fosse scritturale (vedi il Sant'Uffizio nel 1866 "la schiavitù non è contraria alla legge divina" ) si è rivelata non essere affatto scritturale . I testi biblici che vennero citati vennero citati a sproposito. La loro interpretazione oltrepassava il senso ispirato da Dio.• La vera tradizione che ci ha lasciato il Cristo si trova al centro del principio di eguaglianza fondamentale di tutti , consacrato nel battesimo universale di Cristo che si applica agli uomini come alle donne, agli schiavi ed agli uomini liberi ; ciò è stato insegnato molto chiaramente da San Paolo.Conclusione Perchè una "tradizione" faccia parte della vera Tradizione deve essere scritturale . Ciò significa che essa deve essere fondata su una interpretazione corretta dei testi scritturali in accordo col senso ispirato da Dio . Nella storia della Chiesa , una tale interpretazione va spesso di pari passo con una nuova presa di coscienza su questioni decisive. L'interpretazione inedita e corretta della Scrittura è dovuta all'azione incessante dell Spirito Santo in seno alla Chiesa. (liberamente tratto da: www.womenpriests.org )