Parole non dette...

Gli svergognati.


Dieci vite di persone che hanno smesso di vergognarsi Gli svergognati di Delia Vaccarello (La tartaruga edizioni, 2002) mette insieme dieci storie autentiche, dieci vite di persone che hanno smesso di vergognarsi per quello che sono e svergognatamente, finalmente, vivono la vita che vorrebbero, da lesbiche, da transessuali, da gay.Il libro si apre con un ”Avviso ai lettori”: "Tante sono le impressioni che può provocare la storia particolarissima di chi viene, da cartografi di mappe ancora disegnate con scarsa precisione, segnalato come ”diverso”.Diverso perchè inventa soluzioni non previste (eppure a volte talmente antiche da apparire arcaiche)... Una definizione, questa, di diversitá, che rivela quanto per noi, nonostante le avvenute e forse consumistiche liberazioni, il continente della sessualitá e le regioni del corpo siano ancora avvolte nel mistero...Il pregiudizio... avvilisce e uccide, essendo capace di incrinare gli affetti tra i più forti... Riuscendo anche a sottrarre al consorzio civile risorse, fedeltà e talenti... Parliamo della vergogna: atroce, ingiusta, volto vessatorio della discriminazione... Vergognarsi dell'amore significa flagellarsi, mortificarsi, abdicare alle possibilitá di vita, sentirci l'ultimo dei veri poveri, da principi che siamo".
Chi si racconta ha soprattutto smesso di considerare se stesso/a una vittima. È lì il segreto – secondo me - per vivere felice se felice vuol dire in pace con se stessi. Trascrivo poche frasi da alcune delle storie, che sono tutte interessanti; il libro, infatti, si lascia leggere con piacere, il tono é sempre intimo e delicato, lo si finisce in poche ore e dispiace lasciarlo:Da Per amore di lei, lasciai mio marito: "...Il mormorio della gente, nel frattempo, si era acquietato. Mi ero resa conto che bisognava tenere duro, non dare peso ai pregiudizi e condurre la propria vita; che era sufficiente lavorare bene, con onestá, gentilezza, generosità e passione, così come del resto avevo sempre fatto".Da Non ho voluto mentire: "... Mia moglie non l'ha sopportato. Ha voluto rendermi fragile, ha voluto togliermi tutto... Avevo fatto l'errore di non intuire che mia moglie, la madre dei nostri figli, potesse volermi del male. Avevo sbaglato per ignoranza. Non sapevo che la legge non guarda ai comportamenti , ma ai pregiudizi. Non sapevo che la cosa più importante per tutti non è il mio amore di padre, ma il fatto che io sia gay. Per la gente, per i giudici, per mia moglie, un gay non può essere padre".Da In cerca di un dio migliore: "... E mi confidai con un religioso nel monastero presso il quale ogni tanto mi recavo. Mi disse di non lottare contro le mie pulsioni sessuali, che la santità si può raggiungere in tanti modi, non solo con la castitá...E che non aveva mai conosciuto una persona così sola, orfana di affetti, come gli apparivo io".Da A rendermi diverso non è l'omosessualitá: "... Mi hanno attratto sempre le persone che sentivo dotate di una mente matura, che sanno rappresentare e donare strade percorribili, che hanno una chiara e pregnate definizione di sé, una capacitá alta di articolare il proprio progetto esistenziale...È questo il mio mito dell'amore. Che prevede ostacoli da superare, ombre da attraversare e un'attesa di globalitá".Da Ci siamo fidanzate via mail: "... A 16 anni con lei ho parlato apertamente, le ho detto: ”Mamma sono lesbica”. E lei ha risposto senza battere ciglio: Mia cara, sono fatti tuoi”.Delia Vaccarello (1960) tra le altre cose gestisce una pagina online su l'Unità, dedicata all'identità lesbica, gay e trans. Il Libro Delia Vaccarello, Gli svergognati, La tartaruga edizioni, 2002  (tratto da: gionata.com)