Parole non dette...

Il Vicariato di Roma: i preti gay escano allo scoperto


Si moltiplicano in queste ore le reazioni all’inchiesta di Panorama sui preti omosessuali, i cui video ci sono stati richiesti anche dalle più importanti emittenti televisive internazionali.  Ieri un’anonima fonte vaticana aveva bollato frettolosamente  come “semplice scandalismo” le rivelazioni del newsmagazine della Mondadori. Oggi, in base alle nostre risultanze, sarebbe in corso un’indagine della Curia per verificare, accanto alla veridicità dell’inchiesta,  chi siano i preti omosessuali di cui ha scritto l’inchiesta.  Una posizione  più netta  è stata invece assunta oggi dal vicariato di Roma, in una nota, che  ribadisce - oltre alla condanna dello scoop che vuole “creare scandalo e diffamare tutti i sacerdoti” - quella che è la dottrina della Chiesa sul rapporto tra omosessualità e voti.  Se ci sono sacerdoti gay, scrive il Vicariato, ”coerenza vorrebbe che venissero allo scoperto”, perché ”nessuno li costringe a rimanere preti, sfruttandone solo i benefici”.  MANCUSO: LA MIA STORIA CON UN MONSIGNOREMa le reazioni non mancano anche da parte di autorevoli esponenti della comunità gay. Aurelio Mancuso, leader storico della comunità lgbt italiana, rivela stamane per esempio di aver avuto anche lui un rapporto omosessuale con alcuni sacerdoti tra cui anche un alto prelato. Insomma: non si tratterebbe di pochi casi isolati. ”E’ accaduto una quindicina di anni fa, era un monsignore”, rivela. ”E del resto nella comunità si sa da sempre, - continua  l’ex presidente di Arcigay - è molto consueto che sacerdoti frequentino i luoghi di ritrovo degli omosessuali, come saune, bar, discoteche. Posti dove comunque non si va solo per fare sesso, ma anche per conoscere persone. E per entrare magari hanno fatto la tessera di  Arcigay”. Aggiunge Mancuso: ”Ce ne sono stati anche altri, e a volte ho scoperto solo dopo che erano sacerdoti”. Per Franco Grillini, storica voce del movimento gay, il servizio di Panorama sulle ”notti brave dei preti gay” dimostra invece che ”la sessualità umana, sia esso etero o gay, non è sopprimibile e il celibato dei preti semplicemente non esiste”.IL CATECHISMO E LA SVOLTA DI RATZINGERPer la Chiesa la questione è infatti più che delicata. Perché attiene a un principio eccelsiastico, ribadito solennemente nel 2005, per volere di papa Ratzinger:  un omosessuale non può entrare in seminario o in un ordine religioso. E’ di quell’anno, infatti, una apposita Istruzione elaborata dalla Congregazione per l’Educazione cattolica, rivista, corretta e resa ancor più rigorosa tre anni dopo, che equipara, nella sostanza, chi ha rapporti omosessuali con chi manifesti anche solo delle ”tendenze”. Inclinazioni che la Congregazione ha esortato a verificare fin dalla richiesta di iscrizione al seminario con l’aiuto di psicologi e psichiatri.CATECHISMO ANTIGAYIl catechismo della Chiesa cattolica distingue tra ”atti omosessuali”, che nelle Sacre Scritture sono considerati ”peccati gravi”, e che la tradizione ritiene ”intrinsecamente immorali e contrari alla legge naturale”, e le sole ”tendenze omosessuali”, definite ”oggettivamente disordinate”. Essere gay, spiegò presentando il documento del 2008 il cardinale Grocholewski, ”è una deviazione, un’irregolarità, una ferita per chi deve esercitare il sacerdozio, che consiste anche nell’essere un padre spirituale e nel sapersi relazionare agli altri”. ”Nessuna discriminazione”, tuttavia, precisava  il documento del 2005. I gay vanno accolti dalla Chiesa ”con rispetto e delicatezza, evitando ogni ingiusto marchio”. Ma non nei seminari: se lo psicologo dovesse verificare che le tendenze ”non possono essere curate”, anche chi vi è già entrato ”deve essere dimesso”.da: www.panorama.it di venerdì 23 luglio 2010