VOLONTA' DI DIALOGO

Post N° 176


ERRORE DI MARX Potenza del denaro e inconsistenza del capitalismo. Marx ha sopravvalutato una parola, il capitale, dandole la dignità di concetto; e ha sottovalutato un concetto, il lavoro, riducendolo a una parola. Per questo fatto, quanti inconvenienti ne siano sorti è noto a tutti. In realtà, l’unico nemico è il denaro, non il capitalista, essendo soltanto un uomo, e il capitalismo nulla più di una sovrastruttura culturale. Il fatto grave è che il capitale sia stato personificato facendo diventare i capitalisti i colpevoli, dando al capitalismo una forma di strana creatura, una via di mezzo tra un movimento politico e un sistema di organizzazione della società. In tal modo i capitalisti sono considerati una categoria di sfruttatori, e i lavoratori una categoria di sfruttati. E’ sorta in tal modo una insanabile frattura fra due classi: da una parte il capitalista e dall’altra i lavoratori, frattura insanabile in quanto si è separato il capitale dal lavoro, i capitalisti dai lavoratori, gli sfruttatori dagli sfruttati. Da questa situazione e stata legittimata una lotta sociale che prevede i proletari uniti in lotta contro i detentori del capitale.proprietari dei mezzi di produzione. Questa confusione ha impedito che si riconoscesse nel capitalista una figura di un lavoratore con un ruolo specifico, complementare a quello degli altri lavoratori. Le debolezze dell’imprenditore sono le stesse di qualsiasi altro lavoratore. La sua costituzione mentale, la sue esperienze, le sue ambizioni lo hanno fatto un gestore di risorse e un organizzatore di attività produttive. E’ un errore confondere il denaro con il capitale e definire, chi è chiamato a gestirlo, una persona antitetica a quella del lavoratore. Il capitale, testimonianza tangibile del lavoro, come valore disponibile nella sua accezione di strumento di lavoro, non ha in se alcuna implicazione negativa e non ci riporta ad alcunché di moralmente condannabile o anche solo discutibile, a meno che non si voglia dubitare di un’azione di salvaguardia di equa partecipazione al valore costituito dai risultati significativi e duraturi dell’impegno profuso nel lavoro. “Il prolungamento della giornata lavorativa oltre quel punto in cui l’operaio si sarebbe fermato in base alla semplice produzione dell’equivalente del valore della propria forza produttiva, e l’appropriazione del plusvalore da parte del capitale,danno vita alla produzione del "Plus valore assoluto "( K.Marx, Il Capitale).Un'idea così drammatica del plus valore assoluto e della sua impropria destinazione, come si può essere certi della legittimità della proprietà, delle tecniche di accumulo o di una qualunque distribuzione di questo "plus valore"? E' quindi un errore addossare le colpe del denaro al capitalista, a chi ha commesso il solo peccato di possederne tanto e di volerne di più, non per necessità ma per ragioni di potere. E' un esercizio pericoloso quello che porta alla santificazione degli sfruttati e alla esecrazione degli sfruttori. Anche il più umile e il più onesto dei lavoratori cederebbe alle lusinghe del denaro. Non è sufficiente la coscienza di classe placare l'appetito scatenato dal denaro. Il proletariato di ieri non era diverso da quello attuale, formato da uomini assuefatti al pensiero che il denaro sia il motore di tutto. La colpa di essere condizionati dal denaro è un fatto collettivo: solo un dialogo sereno e non conflittuale farà nascere il naturale concetto di socialità, e donerà all'essere umano la gioia di vivere.