VOLONTA' DI DIALOGO

INDIVIDUALISMO E COOPERAZIONE


INDIVIDUALISMO E COOPERAZIONE La cooperazione è figlia dell’associazionismo solidale propagandato dai riformatori sociali dell’ottocento: liberali, democratici, socialisti e cristiano sociali. Nell’ambito politico l’idea cooperativa si caricò di significati utopici dando vita a diverse esperienze. L’associazionismo operaio e l’esperienza comunitaria è riemersa nel XX secolo nei Kibbuz, nelle associazioni agro industriali, basato sull’integrazione capitale e lavoro, operando in taluni settori dell’economia sociale, con una integrazione con l’organizzazione sindacale, con un modello politico che poneva la cooperazione al servizio di un progetto di rivoluzione economico politica specialmente negli ambienti più radicali del movimento operaio e socialista. Se lo scopo dell’impresa cooperativa fu ed è quello di fornire beni servizi ed occasioni di lavoro direttamente ai membri dell’organizzazione a condizioni più vantaggiose di quelle ottenute dal mercato, è certo che essa diede vita a un settore quantitativamente rilevante aperto ad innovazioni. Nata in antitesi all’affermazione del mercato capitalistico, con l’intento alle volte di resistenza e alle volte di adattamento, l’associazione economica volontaria senza fini di lucro, si definiva, sul piano giuridico ed amministrativo, in un processo di differenziazione nei confronti delle società puramente assistenziali. Diventata, in una società di massa, un fattore essenziale della cultura socialista, cattolica e cristiano sociale, la cooperazione svolse un ruolo importante nella diffusione di una coscienza democratica ed emancipatrice presso notevoli strati della popolazione. Agli inizi la cooperazione era stata incoraggiata dalla borghesia liberale per un fine di integrazione sociale e politica del proletariato. Trovò poi forti resistenze perché era diventata, accanto al partito e al sindacato la terza colonna del movimento socialista per l’emancipazione della classe operaia.