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Papa Francesco un anno dopo l'elezione


Bergoglio: l’umile Papa venuto dalla fine del mondo   Come Gesù non ti sei messo al balcone a guardare la vita, ma ti sei messo nella vita È passato un anno da quando Jorge Mario Bergoglio, argentino gesuita di origini italiane, vescovo dei più poveri e perseguitati, è salito sul trono pietrino. Era il 13 marzo 2013 e in dodici mesi ha saputo conquistare gli uomini di tutto il mondo con le sue parole semplici e con i suoi gesti imprevedibili e umani che hanno dato all’umanità intera la speranza per un futuro d’amore e di pace solo se tutti lo vogliamo, perché ci ha fatto capire chi siamo, ovvero che tutti siamo gli altri. Le udienze del mercoledì e l’Angelus della domenica in Piazza San Pietro, gremita all’inverosimile da gente proveniente da ogni parte dei cinque continenti, sono il termometro dell’amore degli uomini verso Papa Francesco. Il tripudio festante della folla, che alla fine e all’inizio del suo parlare o del suo andare con la Papamobile a salutarli, si eleva al ciello come un inno di ringraziamento al Signore per averci mandato un uomo che da subito si è messo a disposizione degli umili e dei diseredati; un Papa che senza mezzi termini prende il nome del santo più poverello, Francesco, che si è spogliato persino dei suoi vestiti più intimi per vivere in povertà accanto a chi viveva di stenti. E le sue parole ci hanno mostrato la via da seguire, quella di Gesù, perché non si possono servire due padroni: Dio e la ricchezza! “In un cuore posseduto dalla ricchezza non c’è posto per la fede. Se qualcuno accumula soltanto per sé, cosa gli succederà quando sarà chiamato da Dio?... Noi portiamo al cielo soltanto quello che abbiamo condiviso con gli altri!” È un invito all’intera umanità a mettersi a disposizione di tutti e che chi più ha, più dia! Non si possono rivestire cariche per fare il bello e il cattivo tempo sfruttando l’umanità! L’unica via da battere, a tutti i livelli, è quella della fraternità e dell’onestà perché solo così a nessuno mancherà il pane, l’acqua, il vestito, la casa, il lavoro e la salute. Un anno!... Solo un anno!... E Francesco si è assiso in questo mondo come rappresentante di quel Gesù crocifisso come un ladrone sulla croce per indicarci che la strada da seguire è quella del Figlio di Dio. E lo ha fatto con le parole e con il suo stesso modo di vivere, mostrando sempre attenzione alle persone più umili e bisognose e vivendo come loro. Per dimostrare che anche nelle difficoltà della vita di tutti i giorni si può essere felici col niente. Nella sua preghiera delle cinque dita, di cui appresso, c’è tutto la filosofia dell’amore di Papa Francesco che, attraverso le dita della mano ci addita la strada giusta da seguire e la preghiera giornaliera da rivolgere al Padre. Pollice – Il pollice è il più vicino a te. Comincia quindi a pregare per chi ti è più vicino. Sono le persone più facili da ricordare. Pregare per i nostri cari è un “dolce obbligo”. Indice – Il dito successivo è l’indice. Prega per coloro che insegnano, educano e curano. Questa categoria comprende maestri, professori, medici e sacerdoti. Hanno bisogno di sostegno e saggezza per indicare agli altri la giusta direzione. Ricordali sempre nelle tue preghiere. Medio – Il dito successivo è il più alto. Ci ricorda le autorità. Prega per le persone che costruiscono il destino del nostro Paese e guidano l’opinione pubblica. Hanno bisogno della guida di Dio. Anulare – Il quarto dito è l’anulare. Lascerà molti sorpresi, ma è questo il dito più debole, come può confermare qualsiasi insaegnante di pianoforte. Ci ricorda di pregare per i più deboli, per chi ha molti problemi, per i malati. Hanno bisogno di preghiere giorno e notte: le preghiere per loro non saranno mai troppe. L’anulare, poi, ci invita a pregare anche per le coppie sposate. Mignolo – Per ultimo arriva il nostro mignolo, il più piccolo di tutti, come piccoli dobbiamo sentirci noi di fronte a Dio e al prossimo. Come dice la Bibbia: “gli ultimi saranno i primi”. Il tuo mignolo ti ricorda di pregare per te stesso. Quando avrai pregato per tutti gli altri, potrai capire meglio quali sono le tue necessità guardandole dalla giusta prospettiva. Che il Signore ti dia lunga vita, Papa Francesco! Aggiungere parole sarebbe un obrobrio!   ‘A vére prjèzze Arrevate kuase d’a fine d’u munne, kuanne d’a fenèstre de chjazza Sambbitre parle, ke paróle sèmbblece è ssèmbbje facele da tuttekuande kapì te faje è a vvóte ‘a senzzazzjòne agghje ka pròbbete a mmè t’arrevulggìje, ka dritte dritte ò’ kóre mìje vaje. Nge stace jurne ka ne mme maravegghjìje k’i prése de pusezzjune è kk’i jèste tuje mbbrevedibbel’è umane k’avvecine a mmè te fanne sènde. Tu pe mmè sì addevendate speranze p’u munne ndére pekkè  kapì ce haje fatte ka tutte l’avete sèmbbe nuje sime è kka nd’i deffekurtà d’u kambbà de tutte i jurne u kuragge avè avarrimme de jì a ‘rréte a’ strate d’a ‘mmóre de Ddìje p’a prjèzze trùuà k’a rekkèzze maje dace, pure pekkè kuanne a l’atu munne chjamate sime u sudarje i sakke nenne ndéne. La vera felicità Giunto quasi dalla fine del mondo, quando dalla finestra in Piazza S. Pietro parli, con parole semplici ed esempi facili da tutti ti fai capire e a volte ho la sensazione che proprio a me ti rivolgi, che parli dritto al mio cuore. Non c’è giorno che non mi stupisci con le tue prese di posizione e i tuoi gesti imprevedibili e umani che vicino a me ti fanno sentire. Tu per me sei diventato speranza per il mondo intero perché ci hai fatto capire che gli altri siamo sempre noi e che nelle difficoltà della vita di tutti i giorni il coraggio avere dobbiamo di percorrere la strada dell’amore di Dio per trovare la felicità che la richezza mai dà, anche perché quando nell’aldilà saremo chiamati il sudario tasche non ne ha. .