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Perché in politica l'onestà non paga mai?


L’onestà è una cosa troppo seria per lasciarla in mano ai politici E pensare che in altri tempi la si insegnava con favole che iniziavano sempre con: c’era una volta… Quando ero piccolo mia madre mi raccontava delle favole che finivano sempre con un insegnamento morale e cominciavano sempre con: C’era una volta! Oggi quei serali racconti invernali sono scomparsi dalla faccia della terra perché il progresso ci ha portato a pensare solo a come avere successo, con l’unico sogno di salire sul cavallo della politica perché attraverso di essa si ottine tutto: denaro, onori e posti per i familiari. Infratti una volta che si è dentro, ti permette di campare per tutta la vita e, se hai una buona parlantina, sapendo che il parlare non costa nulla, puoi promettere di costruire ponti anche dove non ci sono fiumi. Tanto le parole sono come fuochi d’artificio di giorno, anche se fanno rumore nessuno li vede. E poi sei certo di stare sempre lì, per anni, un po’ in Parlamento, un po’ nei consigli di amministrazione, un po’ come dirigente nelle municipalizzate o nelle segreterie dei partiti. Ci si diventa come i polli, con l’eccezione, che ci si ingrassa, ma non si depongono le uova. Per i politici tutto è lecito con i soldi sborsati dagli onesti cittadini che pagano le tasse: ristrutturazioni di appartamenti, lauree per i figli, viaggi, investimenti, persino detrazioni per comprare la nutella. S’innalzano a paladini del popolo promettendo di rappresentare interessi, interpretare ideali, colmare il divario tra sogno e realtà, ma alla fine restano sempre e solo dei ciarlatani anche in tempi di grave crisi, come quella che stiamo attraversando, in cui noi cittadini tiriamo la cinghia, mentre loro continuano a tirare la corda facendo sempre quello che avrebbero dovuto fare nelle precedenti crisi. E così continuiamo ad essere governati da gente che non ha né titolo né scienza e né virtù: ma da dilettanti con stipendi da professionisti. Oggi si dovrebbe rovesciare l’antico detto rivolto a Cesare di dargli ciò che gli spettava, bensì farlo divenire: togliere a Cesare tutto ciò che non gli appartiene. Bisogna tornare all’antico C’era una volta con il finale morale sull’onestà che, anche se è una pratica che ammette sacrifici, è la più importante centralità nei rapporti sociali e costituisce il vero valore dello stato di diritto. È necessario, pertanto, non svendere la propria personalità né lasciarla in mano a politici e amministratori non educati ai temi etici, né mascherarla con l’ipocrisia andando in chiesa e facendo la comunione o battendosi il petto. L’onestà è vivere nel rispetto della vita propria e di quella degli altri, dalla giustizia uguale per tutti e lontana dalle logiche di convivenza. A volte è meglio essere nudi che indossare abiti trasparenti perché la storia è scritta dagli onesti, non di certo dai disonesti che, invece, la fermano! L’onestà è una qualità molto discreta che viene esibita solo con l’essere se stessi!     Annanzetutte ‘a unestà N’òme unèste u timbe akkrèssce d’u pròbbete kambà è nne nface mugghje d’i paróle suje pekkè sape ka éje ‘a uneka kòse, nu pikkule luke, dind’a ndò éje addavaramènde libbere. ‘A unestà ne nganòssce staggiune nè timbe nè vóle ghèsse kunglamate, sennò móre de fridde. Pettande si vuje ghèsse kredute, sìje unèste; si vuje ghèsse unèste, sìje sengére; si vuje ghèsse sengére, sìje sòpattutte tè mèdèsme.     L’onestà innanzitutto Un uomo onesto aumenta il tempo della propria vita e non fa fango delle sue parole perché sa che è l’unica cosa, un piccolo spazio, all’interno del quale è veramente libero. L’onestà non conosce stagioni né tempo ne vuole essere lodata, altrimenti muore di freddo. Pertanto se vuoi essere creduto, sii onesto; se vuoi essere onesto, sii sincero; se vuoi essere sincero, sii soprattutto te stesso.