pasqualezolla

La magia delle lucciole


 Le lucine intermittenti che rischiaravano il buioQuanti sogni da ragazzino ho rincorso attorno a quelle fievoli luci intermittenti che si presentavano ai miei occhi non appena scendevo di sera i tre scalini d’u “Ualle Pagghjòne” – Vico Spadafora – per vedere, a qualche metro oltre la strada non ancora asfaltata (oggi: Via Napoleone Battaglia), orti, siepi e campi di grano con fioche lucine intermittenti che rischiaravano il buio.Eh, sì! Quelle fioche lucine, “I skernuzze” – le lucciole –, abitanti della notte di quei luoghi periferici della mia città, mi facevano sognare eden lontani che un giorno avrei visitato.Restavo ore a guardale e a pensare che forse erano nate da qualche goccia di miele, illuminate dalle stelle del cielo  per rischiarare il cammino dei cafoni che tornavano a notte inoltrata a piedi dai loro piccoli campi. A volte quando riuscivo a catturare qualcuna di esse mi rendevo conto che altro non erano che comuni insetti.Ma bastava alzare la testa e guardare lampeggiare quei frammenti di luce, quelle fioche lucine che danzavano sui campi di grano o sopra le siepi, e la magia di favolosi mondi mi riprendeva.Oggi sono quasi scomparse perché i diserbanti usati dai contadini hanno distrutto il loro habitat. Ma quando davanti agli occhi vedo di sera, passeggiando in villa, qualche lucina intermittente, ritorno a perdermi di nuovo nella magia dei sogni del passato.Care lucciole difficilmente riuscirò a dimenticarmi di voi, perché farete sempre parte della mia infanzia. I skernuzzeNd’a kujéte skurde d’a nòttelustrecèlle s’avezavene,scennèvene, jèvene dakkuàè ddallà, skumbarèvene, lundanese ne jèvene, s’avvecenavene:bbrellòkke d’u cile vagabbònneassemegghjavene, scennutea ‘bballà è akkume a lustred’u prèsèbbje u jì d’i krestjanek’u vèrde lòre fanalineallustrechjavene. Nu kungirtede grille i nazzekave, nu bbòmminengandate i uardave è akkuanne‘a nòtte muréve, attakkatea ‘na kòsse de fjòre se stutavene.Le luccioleNella quiete oscurità della notte lumicini si alzavano,scendevano, vagavano di quae di là, scomparivanoe riapparivano, lontanose ne andavano, si avvicinavano:stelle vagabonde del cielo sembravano scese a danzare e come lucidel presepe il cammino della genterischiaravano. Un concertodi grilli li cullava, un bambinoincantato le ammirava e quandola notte moriva, avvintead un gambo di fiore si spegnevano.