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La storia di Lucera in poesia


 LUCÉRE: PAJÉSE  DE SANDA MARÌJELucera: Città di Santa MariaE anche questo lavoro è andato in porto. Di seguito la presentazione di Mons. Don Antonio Del Gaudio. – Nelle librerie di Lucera.P R E S E N T A Z I O N ECHI AMA, CANTA! E cos’altro è questo lavoro di Zolla, se non il canto, che sgorga, da un cuore traboccante d’amore, a Lucera e alla sua celeste Patrona?Novello stilnovista, l’Autore esprime con incontenibile tensione lirica, tutto ciò che «il cor ditta». E come in uno scrigno si adunano gioielli inestimabili, così in accenti e forme, tipici del vernacolo lucerino, si racchiudono i preziosi grani del rosario di moti appassionati dell’innamorato.C’è in filigrana, intanto che le vicende del passato si susseguono, sinfonia a sinfonia, la presenza arcana ed efficace di un piano provvidenziale, realizzantesi come per incontro e gioco d’incastro di altrettante tessere di ineffabile mosaico o come punti di ricamo su ordito mirabile. La storia, o la tradizione, ritma il vibrare di uno spirito impenitentemente romantico; un vibrare dalla frequenza tanto alto da diventare dolce pathos.Sia chiaro: questa non è storia in versi! Zolla non ha voluto scrivere un’opera divulgativa in versi dialettali per un pubblico rozzo ed ignorante. Il racconto del passato è piegato alle esigenze poetiche dell’autore, moderno rapsodo.Le vicende, lontane nel tempo, vengono rievocate a mo’ di motivazioni dell’immenso amore filiale per Lucera e per Santa Maria Patrona da parte di un Lucerino; sono altrettante prove della predilezione materna della Vergine per la Sua Città; sono un’occasione per l’esplodere di una musicalità che accattiva anche il lettore più tiepido.E il dialetto scorre, come un maestoso fiume, magmatico, caldo, vivissimo, attraversato da una appena percettibile vena di nostalgia, scaturente da un implicito, e tuttavia rilevabile ed ineludibile confronto, tra quel passato e questo presente.L’assolo dell’Autore si fa presto corale, canto multifonico: all’unica voce dell’Autore, si uniscono le voci devote ed osannanti delle generazioni passate di Lucerini; il canto, al pari di quello accompagnato dalla lira di Orfeo, possiede la potenza di destare dal sonno dei sepolcri e radunare ai piedi della Patrona, nella sconfinata cattedrale del Cielo, i fantasmi austeri dei nostri Padri.CHI AMA, CREDE! Una fede semplice e profonda si stempera in poesia, si fa moto orante, si trasforma in grido di speranza, termina in mistico, totale abbandono.«Rara avis», lo Zolla? Lo dica il lettore! Ma come non essere amareggiati nel vedere i Lucerini sempre più distratti, agnostici e, quel che è peggio, saccenti ed indifferenti?E cioè… sempre meno Lucerini! In particolare, i nostri giovani, oggi, vivono in una cultura (anche a Lucera!) che rimuove velocemente il passato e non offre grandi valori alternativi in cui credere. Senza vera cultura e memoria storica, non esiste passato. Senza passato non ci sono radici. Senza radici, non è possibile il costituirsi di una personalità, né di un individuo, né di un popolo.Il Lucerino autentico crede nel passato, nei valori perenni della famiglia, della religione, della patria e, prendendo «l’aìre» da questi valori, si protende con fiducia verso il futuro: perché è consapevole di essere «figlio» del felice ed indissolubile connubio Santa Maria-Lucera e, perciò, egli ama in modo filiale la Sua Lucera, la Sua Patrona.Zolla riscopre il passato e lo propone al «nostro» duemila!Mons. Dr. Antonio Del Gaudio