pasqualezolla

Il lockdown pasquale


La nuova QuarantenaCon il diffondersi della variante inglese del Coronavirus-19 siamo costretti ad affrontare un’altra quarantena stando chiusi in casa ed evitando ogni rapporto sociale. Oggi la situazione ci riporta al 9 marzo scorso, quando l’Italia entrava in lockdown, anche se personalmente preferisco la parola italiana “Quarantena” perché meglio specifica l’isolamento forzato che si attua per evitare il diffondersi di una malattia contagiosa.  Siamo nel pieno della terza ondata e la situazione è persino peggiore di quella di un anno fa. La chiusura di per sé, che sia utile o meno, non è sufficiente se non viene adeguatamente accompagnata da uno sforzo ancora maggiore di quello finora messo in campo che miri a tracciare seriamente i contagi e i loro contatti, ad isolare i casi anche in altre strutture (alberghi da attrezzare subito per ricoveri in terapia intensiva o ospedali da campo) e incoraggiare la quarantena domiciliare di tutti i contatti dei casi  sospetti.Noi tutti dobbiamo affrontare questa terza ondata con la responsabilità a rispettare i divieti introdotti per evitare un ulteriore peggioramento. Il ricordo degli amici è dolce. Come i dolci raggi del sole al tramonto, scivola teneramente, ma tristemente, sul cuore. Ma non possiamo abbassare la guardia andando a trovarli o fissando incontri in luoghi ritenuti scevri dal coronavirus. Stiamo combattendo la sfida più importante degli ultimi decenni, la più grave del dopoguerra e per vincerla serve il contributo responsabile di tutti.Un giorno, finita l’emergenza e considerati gli effetti benefici della quarantena sull’ambiente, bisognerà pensare seriamente non ad una giornata della memoria della pandemia, ma ad una sospensione delle attività umane per un breve periodo dell’anno, da dedicare a Madre Terra, che potremo chiamare: Giubileo della Terra!  Nu ‘nizje sèmbe ‘na fine téne‘A lebertà nòstre nu béne éje,ma u kambà nustre de chjù u éje.Avvòte u timbe ne ndenimede ce n’akkòrge. I kòse kapetenenda menuskele mumènde. Tuttekagne. Sime vive. Sime murte.È u munne annande vace. Simefelatille kume a karte. Ndimbede pannemìje ‘a kase devendateéje u uneke luke andò s’haveangòre ‘na senzazjòne de kujéte.Nu luke andò ce se sèndealluveramènde libere: Nindemasckerine, uande, destanzjamindesuciale.Besugne pacènze avè.Ka nenn’éje aspettà k’apatìje,ka sarrìje kume a èsse ndulènde.Ma jì annande kuanne u jì éjedeffekurtuse è fjakke. I lagremede gògge i arkuvaléne sarranned’u kraje. U delòre d’a devesjòneninde éje ngumbrònde a’ prjèzzede nguntrarze ‘n’ata vòte. Besugneavè pacènze è suppurtà: ‘a mbelecetàde gògge nu jurne utle sarrà.I cile cennerine i nuvele sònneka vanne. Tuttekuille ka ténenu ‘nizje, ‘na fine sèmbe have. Un inizio ha sempre una fineLa nostra libertà è un bene,ma la nostra vita lo è di più.A volte non abbiamo il tempodi accorgercene. Le cose capitanoin pochi secondi. Tuttocambia. Siamo vivi. Siamo morti.E il mondo va avanti. Siamosottili come carta. In tempodi pandemia la casa divenutaè l’unico luogo dove si haancora una sensazione di normalità.Un luogo dove ci si senteveramente liberi: Nientemascherina, guanti, distanziamentosociale. Bisogna avere pazienza.Che non è aspettare passivamente,che equivarrebbe ad essere pigri.Ma andare avanti quando il cammino èdifficile e lento. Le lacrimedi oggi saranno gli arcobalenidi domani. Il dolore della separazioneè nulla in confronto alla gioiadi incontrarsi di nuovo. Bisognaavere pazienza e sopportare: l’infelicitàdi oggi un giorno sarà utile.I cieli grici sono nuvoledi passaggio. Tutto ciò che haun inizio, ha sempre una fine.