pasqualezolla

La saggezza dei popoli antichi


 “In vino veritas”Tutti conosciamo il celebre detto “In vino veritas”: nel vino la verità. Facile da capire, soprattutto se ne abbiamo fatto esperienza.L’espressione latina si trova nell’opera di Plinio il Vecchio, ma la più antica attestazione è greca “En oino aletheia”, attribuita al poeta Alceo di Metilene.La massima è diffusa tra tutti i popoli antichi. Addirittura i Germani, al tempo dell’antica Roma, secondo Tacito, erano soliti bere prima di riunirsi in consiglio, ritenendo che da ubriachi nessuno poteva mentire.Ancora più simpatici i Persiani: secondo Erodoto furono gli autori di una legge secondo la quale se una decisione era stata approvata in un momento di ubriacatura, doveva essere discussa una seconda volta da sobri: “In vino veritas, in aqua sanitas” (Nel vino c’è la verità, nell’acqua c’è la salute).In altri storici successivi ad Erodoto aggiungono che un’altra legge prescriveva il contrario: alla discussione da sobri doveva seguire la rivisitazione da ubriachi.Il Talmud babilonese contiene una frase lapidaria: “Entrò il vino e ha lasciato un segreto”, e poi ancora: “In tre cose che un uomo si rivela: nel suo bicchiere di vino, nella sua borsa e la sua rabbia”.Si dice, ai giorni nostri, che i bambini, i pazzi e gli ubriachi dicono la verità e che l’alcool elimina le inibizioni e consente a tutte le opinioni di fluire senza censura.La frase, comunque, ha implicito l’idea che le persone, quando sono intossicate, perdono le inibizioni e possono esprimersi più liberamente e dire la verità. Tuttavia non è l’alcool che crea e nutre le nostre opinioni.La formazione di un sistema di valori è una procedura dinamica, individuale, ricca di sfumature e costituita da una serie che acquisiamo per tutta la vita.Nell’infanzia le nostre opinioni sono molto limitate. Acquisiamo i nostri valori e non li interroghiamo, non li consideriamo, li diamo per scontati perché non abbiamo ancora la capacità di giudicare.Praticamente abbiamo solo opinioni della nostra famiglia più vicina, in generale quelle dei nostri genitori. Ma se corpo si vuol dare alla frase di Plinio il Vecchio, consiglierei ai nostri politici di farsi una bella bevuta di vino prima di mettere nero su bianco. Forse le Leggi oltre ad avere un significato più chiaro e leggibile, sarebbero fatte con senno e non con il ripensamento del poi.L’òme è u mirre: duje kumbagne uèrrireU mirre ‘a puvesìje d’a tèrre éje.Ne nze véve sckitte, se annuséje,se uarde, se uste, se surzjéje,se ne chjacchjere è nzerisce ‘na rerutea’ ‘mmecizje è ‘na faville ò’ amòre.‘A fòrze ruvenòse d’u mirre trasend’u òme è nd’i véne semenéjeè sparte u fuke. Kuanne  kundènde sìvive pe festjà. Kuanne sì mbelicevive pe skurdà è kuanne ne ndine nindep’èsse mbelice ò kundènde, vive pe fàkakkèkkòse akkapetà. Nesciunapuvesìje skritte d’è vevetured’akkue póde pjacè ò a lunghe kambà.Da kuanne Bakke arrullate havepuvéte ndra i suje Satre è Favene,i dòrce Speratrice sèmbe de mirre sanneò’ matine. Si u mirre skumbararrìjed’a facce d’a tèrre, kréde ka nd’u béneè nd’u ngègne d’u òme se frummarrìjenu vute, ‘na prevazjòne d’assaje chjùtremènde de tuttekuende d’i ‘ccedènzede kuje u mirre respunzabele éjefatte. Avvòte pènze ka u rumòremurvede de nu sukre ka véne sturate d’a buttighje u sune ténede n’òme k’arrapènne  stace u kòresuje è ka u mirre è u òme sònne dujeuèrrire ndra de lóre kumbagne,ka se vattene  sènza nderruzjòne,è kundenuamènde ‘a pace arrefanne.  L’uomo e il vino: due amici lottatoriIl vino è la poesia della terra.Non si beve soltanto, si annusa,si osserva, si gusta, si sorseggia,se ne parla e aggiunge un sorrisoall’amicizia ed una scintilla all’amore.La forza sconvolgente del vino penetral’uomo e nelle vene spargee distribuisce l’ardore. Quando sei felicebevi per festeggiare. Quando sei tristebevi per dimenticare e quando non hai nullaper essere triste o felice, bevi per fareaccadere qualcosa. Nessunapoesia scritta da bevitori d’acqua può piacere o vivere a lungo.Da quando Bacco ha arruolatopoeti tra i suoi Satiri e Fauni,le dolci Muse sanno sempre di vinoal mattino. Se il vino sparissedalla terra, credo che nella salutee nell’intelligenza dell’uomo si formerebbeun vuoto, un’assenza di molto piùspaventosa di tutti gli eccessi dei quali il vino responsabile èfatto. A volte penso che il suonomorbido di un sughero che vienestappato dalla bottiglia ha il suonodi un uomo che sta aprendo il cuoresuo e che il vino e l’uomo sono duelottatori tra di loro amici,che si combattono senza tregua,e continuamente rifanno la pace.