Passaggi di Penna

Post N° 8


Silenzio. Adesso Silvia voleva solo il silenzio. E che quell'uomo sparisse, all'istante, dalla sua vista. Non c'era pių ragione, non c'era pių pensiero. C'era solo il caos, e ce l'aveva gettata lui. Quel "Vattene" le bruciava in gola come fosse liquido acido, come se si stesse volontariamente strappando di dosso un pezzo di sč.. e infatti lo stava facendo... ma pur cercando ovunque dentro di sč, in quel momento tutto ciō che trovava era l'eco di quel "Vattene".Che se ne andasse allora, e in fretta, senza alcun rumore.Alessandro era rimasto impietrito da quella parola senza scampo, e guardando quella maschera senza volto che gli rivolgeva lo sguardo oltrepassandolo come fosse vetro opaco, capė che l'unica soluzione era il silenzio.Con terribile agonia riuscė a infilare qualche panno a casaccio in una borsa, con movimenti lenti e struscianti, come il passo di un condannato a morte, e, raccolti chiavi, portafoglio e telefonino si apprestava ad uscire di casa. Ma non voleva andar via.Ma lei voleva andasse via.Io voglio. Lei non vuole.Fino a un'ora prima era ancora tra le mie braccia.. come ho fatto ad allontanarla tanto?Il Silenzio. Quel silenzio voluto e concesso era ormai tempo e spazio infinito tra di loro. Chilometri e decenni, miglia e secoli di distanza. Avrebbe potuto correre e aspettare - aspettare e correre - correre e aspettare - e ancora correre ... ma quel silenzio era mare e terra e cielo... e lei era oltre tutto questo.E lui non poteva fare nulla. Tranne che infilare quella porta, o urlare.Urlare, squarciare il silenzio.Infilō quella porta. E in silenzio la chiuse dietro di sč.