VIVERE

CAPITOLO 2°


  PARTE I°Era il mese di Dicembre 1968, mi recai in chiesa per la Novena del S. Natale, ero in preda ad una agitazione tipica del mare in tempesta che infrange con rabbia le sue onde contro gli scogli.Ma se il mio cuore era vuoto, perché tanto rumore? Tanto scalpitio? Sentivo quelle onde ruggire fino a frastornarmi e salivano alla gola quasi a  togliermi il respiro.Stringevo nella mano la lettera di mio fratello che avevo ricevuto quello stesso giorno  e più pensavo alle parole contenute in essa, più mi sentivo soffocare.Dovevo subito parlarne con Fabio, egli aveva diritto di sapere cosa pensasse di lui mio fratello, soprattutto dovevo cercare delle conferme che solo lui poteva darmi.Erano accuse troppo forti, troppo infamanti che io non riuscivo ad accettare e soprattutto mi chiedevo come avesse fatto mio fratello a sapere di Fabio.Mio fratello abitava a Torino,  quindi chi lo aveva informato? Erano solo quindici giorni che lo avevo conosciuto, mi corteggiava, mi piaceva, ma nient’altro.Quella sera per la prima volta non riuscii a seguire la funzione religiosa e appena finì mi precipitai fuori ad aspettare Fabio che quando mi vide si mostrò molto sorpreso, tanto che dubbioso mi chiese.-Aspetti proprio me?-Si, e sarà anche l’unica e l’ultima volta!-Dimmi almeno a cosa debbo tanto onore?-Non parlerei di onore visto che mio fratelloha così poca stima di te, e mostrandogli la lettera aggiunsi:-Mio fratello mi preferisce morta piuttosto che vedermi accanto a te, perciò dimmi se è tutto vero ciò che dice,  e finché non mi dimostri il contrario, scordati di me!Fabio impallidì, non so se per la paura di perdermi o perché mio fratello lo aveva smascherato e forse non si sentiva più quel bravo ragazzo che mi aveva fatto credere di essere.Con il braccio mi cinse le spalle e con voce tremante mi disse:- Peccato, avevo parlato di te ai miei genitori, loro conoscevano tuo padre, mi hanno anche detto che era una bravissima persona, e che proprio questa sera ,loro avrebbero voluto conoscerti.-Conoscermi? Senza il consenso dei miei?All’improvviso scoppiai a piangere, mi afferrai la testa fra le mani e pensai:Ma di chi sto parlando?Chi sono i  miei?Non ho nessuno a casa!Questa famiglia al contrario delle altre che non hanno avuto alcuna considerazione di me, mi vuole conoscere!  È la prima volta che accade!Mi ricomposi, mi asciugai le lacrime, presi la mano di Fabio e con decisione  dissi:- Al diavolo mio fratello!- Andiamo a conoscere i tuoi!- Non posso deluderli!-Devono essere proprio delle brave persone!Camminavo stordita, non so se stavo facendo la cosa giusta, ma la mia sete di comprensione e di affetto era troppo grande! Trovare qualcuno che avrebbe riscaldato il freddo di una cosi crudele solitudine era ormai diventata la mia esigenza primaria, pensavo a quella famiglia  come alla famiglia che mi era mancata.Arrivammo a casa di Fabio, una casa composta di tre stanze, tutte indipendenti l’una dall’altra, e si estendevano lungo una balconata.Entrammo in cucina, mi fece accomodare e mi disse di aspettare poiché i genitori sarebbero tornati da un momento all’altro.Ero in preda ad una emozione strana, non credevo a quello che stavo facendo, pensavo a come avrebbe reagito mio fratello, a cosa stesse pensando mia sorella che non mi aveva visto rientrare alle ore sette e intanto guardavo l’orologio che segnava già le ore nove.-Fabio  ma quando tornano i tuoi?-Avranno avuto un contrattempo, non ti preoccupare!- Non mi preoccupo ma è troppo tardi, devo assolutamente andare, sono le ore  dieci!A queste parole Fabio scattò come un fulmine, uscì dalla porta e mentre la chiudeva  dall’esterno disse:- Stai buona , domani tutti sapranno, così ci sposeremo presto.Cosa dovevano sapere tutti?E perché avremmo dovuto sposarci così presto?Ero confusa, arrabbiata, gridai, piansi, e presa dalla stanchezza mi addormentai con il capo chino sulla tavola.A svegliarmi fu il rumore di un motorino, guardai l’orologio e con stupore notai che segnava le ore sei!Ma cosa era successo?Perché Fabio mi aveva lasciato dormire in quella cucina?Sentii all’improvviso una voce che veniva da giù, dal cortile, era mio zio Sandro  che chiedeva di me e la risposta chiara di mio suocero che diceva:- Candida sta bene dove sta! io ho cinque figli e da oggi ne ho sei.Una risposta che suscitò in me stupore e sgomento.Stupore perché senza conoscermi, mi consideravano già parte integrante della famiglia.Sgomento perché sapeva!Come faceva a sapere che ero li?Avevano architettato tutto?Dio mio! Come era possibile?Io che mi ritenevo una persona intelligente, assennata, mi ero lasciata raggirare con una facilità allarmante!Che ero stata raggirata e ingannata fu ancora più palese quando la mamma di Fabio irruppe in cucina e con voce fredda e determinata rivolgendosi al figlio disse:-Portala dalla mamma, e quando ti avrà preparato tutto ciò che occorre per il matrimonio allora la sposerai!-Ci avevi detto che insegnava e invece sta ancora studiando!-Mi sai dire chi vi manterrà?Non avevo mai ascoltato tanta cattiveria! Ero come impietrita, la terra non era più sotto i miei piedi! Stavo precipitando da quel falso castello che mi ero creata! Il mio volo diventava sempre più planare e cominciavo ad assaporare l’amarezza di quel nuovo mondo di cattiveria. Il mio cuore che tanto avrei voluto colmare, si stava colmando si,  ma di un odio così feroce da mettere paura a me stessa.Avrei potuto denunciarli visto che ero una minorenne!Ma l’angoscia di tornare da mia madre e soprattutto in quella casa dove non avevo mai voluto mettere piede, mi rendeva paralizzata, impossibilitata ad agire.Stordita come un automa, m’incamminai insieme a Fabio verso la casa dove abitava mia madre.Fabio cercava di tranquillizzarmi, che non avrebbe fatto ciò che sua madre gli aveva consigliato, ma io gli prestavo poca attenzione.Ero stordita, le mie gambe avanzavano, ma il mio cuore era in preda ad un’inquietudine disarmante.Stavo tornando indietro nel tempo! Mi sentivo piccola, indifesa, la rabbia mi saliva alla gola come un serpente velenoso che stringe la sua preda in una morsa soffocante.Non riuscivo a ribellarmi! Eppure sarebbe bastata una sola parola! Non una denuncia!Ma un solo e semplice “NO” e tutto sarebbe tornato come prima.Ancora oggi non capisco perché mi lasciai trascinare in quell’oceano di incertezze, dove il navigare si presentava già difficile, pieno di insidie e imprimeva nel mio cuore il presagio della morte.Quando arrivammo a casa di mia madre, fui molto stupìta dalla disinvoltura con cui Fabio le si presentò mettendola subito al corrente dell'accaduto, ma lei sapeva già, la notizia aveva fatto il giro del paese con le stessa velocità di un vortice di vento. Al contrario di tutti i miei parenti che si dicevano amareggiati dalla mia condotta, lei era contenta, lo si leggeva negli occhi, occhi bassi che mi sbirciavano con quella timidezza tipica di una bambina spaventata. Mia madre mi temeva! In lei era ancora vivo il ricordo di quando due anni prima l'avevo crudelmente messa alla porta e non nascondo che questo mi procurava un sottile filo di piacere.Cercavo di non incrociare il suo sguardo, mentre lei faceva di tutto per incontrare il mio, ero troppo concentrata sui miei tristi pensieri, a cosa era accaduto la sera precedente, alle parole crudeli della mamma di Fabio che rimbalzavano come pesanti brecce nella mia testa,  all’angoscia di essere lì in quella casa dove avevo giurato che non avrei mai messo piede, e invece ero lì! Non riuscivo a crederci! Era avvenuto tutto così in fretta!La voce di mia madre che ci invitava a sedere mi fece sussultare, ero tesa come una corda, solo le mie gambe cedevano ad un tremolio incessante.A toglierci da quell’impaccio fu il marito di mia zia ossia il compagno di mia madre che subito con voce decisa disse:-La gente chiacchiera, dobbiamo affrettarci a preparare i documenti per sposarvi!-E' quello che vogliamo!Rispose Fabio, mentre mi cingeva le spalle con le mani attirandomi versodi se.-Ma tu, lavori? Sei in grado di mantenere mia nipote?-Si, certamente!E intanto mi sfiorava il viso.